“Abigail” di Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett

Nelle sale un horror spiazzante, oltremodo sanguinolento, ballato sulle punte con il "Lago dei Cigni” in sottofondo

Avvertenze per l’uso: se avrete occasione di beccarvi sul grande schermo la versione originale coi sottotitoli in italiano di Abigail, il sulfureo horror dell’ormai rodato binomio formato da Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett (ovvero l’anima del collettivo Radio Silence), tanto meglio, poiché le battute al vetriolo e il sarcasmo dei personaggi rendono ancora di più, in inglese, colpendo sempre il bersaglio grosso.
Dopotutto il film in questione, nonostante l’elevata tensione di certe scene e le morti raccapriccianti, crudeli, può essere considerato per certi versi una riuscita “horror comedy”. E a renderla tale è anche l’ottima, divertita caratterizzazione dei personaggi, una nutrita galleria di “brutti ceffi” che, dopo aver rapito una ragazzina (apparentemente) indifesa, si ritroveranno in balia di un Male molto più grande di loro.

Melissa Barrera e Alisha Weir in “Abigail.”

Come si sarà forse già intuito, in Abigail si punta scientemente e con metodo al ribaltamento delle prospettive abituali. Lo stesso tema del vampirismo, per quanto l’elegante apparizione finale del classico Maestro spietato ristabilisca in parte le gerarchie, vive qui di un paradosso vivente, paradosso in carne, ossa e canini, rappresentato dall’aggraziata e giovanissima ballerina capace di trasformarsi in implacabile strumento di morte. Sulle punte. E col Lago dei Cigni di Čajkovskij a scandire in sottofondo le uccisioni più plateali.
Frutto di una trama molto ben congegnata, il rapimento in sé della bambina da parte di un’agguerrita ma poco coesa banda di criminali si rivelerà strada facendo parte di un piano più grande, architettato alle spalle dei malviventi stessi. Tra di loro, naturalmente, anche una fosca eroina per cui fare il tifo, potremmo anche definirla la “scream queen” di turno, ossia l’ex dottoressa dell’esercito ed ex tossica Joey; ad impersonarla Melissa Barrera, “musa” degli autori in quanto già diretta da loro in Scream V (2022) e Scream VI (2023).

Ecco, la così istrionica ripresa del già spiazzante e argutamente post-moderno brand di Wes Craven poteva comunque suggerire le linee guida seguite con costanza da Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett: citazionismo divertito e selvaggio, humour corrosivo, capacità di destrutturare il racconto senza per questo smorzarne la tensione interna.
Se il parto più felice di questa “filosofia” resta a nostro avviso l’originale, labirintico, mefistofelico Finché morte non ci separi (2019), siamo sicuri che complice di certe loro intuizioni il pubblico si divertirà anche con Abigail, abile concentrato di folgoranti derive splatter, mordaci dialoghi tra i protagonisti e lotta per la sopravvivenza orchestrata attorno a una splendida location, la tetra magione (stile La casa nera del già menzionato Wes Craven) nella quale gli sciagurati, sfortunati rapitori finiranno per sentirsi come topi in trappola.

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