REGIA: Woody Allen
GENERE: Drammatico
SCENEGGIATURA: Woody Allen
ATTORI: Cate Blanchett, Alec Baldwin, Sally Hawkins, Louis C. K., Bobby Cannavale, Andrew Dice Clay, Peter Sarsgaard, Michel Stuhlbarg, Daniel Jenks, Max Rutherford, Kathy Tong, Max Casella, Alì Fedotowsky, Alden Ehrenreich, Tom Kemp, Emily Hsu, Tammy Blanchard, Annie McNamara, Shannon Finn, Charlie Tahan.
FOTOGRAFIA: Javier Aguirresarobe
COSTUMI: Sonia Grande
DISTRIBUZIONE: Warner Bros. Pictures Italia
PAESE: USA, 2013
DURATA: 98 Min
TRAMA: Il film osserva la vita di una donna dell’alta società newyorkese che dopo il crollo finanziario e l’arresto del marito si trasferisce dalla sorella a San Francisco. Senza soldi e, per la prima volta, costretta a fare i conti con la dura realtà delle ristrettezze economiche, si renderà conto la responsabile di tutto è solo lei.
Woody Allen torna alla tragicommedia, al suo ironico cinismo e al suo storico pessimismo sociale. Dopo le deludenti “cartoline” turistiche europee in giro per Barcellona, Parigi e Roma (“Vicky Cristina Barcelona”, “Midnight in Paris”, “To Roma with love”), il regista newyorkese torna a indagare la complessità dell’animo umano ritrovando la poetica che lo ha reso celebre: il racconto di situazioni paradossali, gli incastri drammaturgici, il dubbio elevato a metodo di vita. Tutto mixato all’interno di una concezione fatalistica della vita, che ci rende allo stesso tempo vittime e carnefici di sadiche coincidenze e dolorosi scherzi del destino.
Jasmine (interpretata da una bravissima Cate Blanchette) è reduce dal fallimento del matrimonio con il ricco uomo d’affari Harold Francis (Alec Baldwin). La loro è una vita piena di lusso, ma “Hal” è soprattutto un truffatore e un donnaiolo, così quando viene arrestato e il suo impero si dissolve, il mondo luccicato e dorato di Jasmine crolla, lasciando dietro di se debiti, miseria ed esaurimento nervoso. La mondana vita newyorkese cede il passo alla più umile “sopravvivenza” a San Francisco, nell’East Coast, dove abita la sorellastra Ginger (Sally Hawkins).
Ma al centro della scena c’è lei: Cate Blanchette, che ci dona un’interpretazione magistrale di Jasmine. Un personaggio femminile resistente, solido, che mette se stessa, sempre e comunque, al centro di ogni cosa. Le dissertazioni umoristiche iniziali, pian piano, lasciano il fianco al dramma che si consuma sulla protagonista. I lunghi monologhi di Jasmine ci permettono di osservare meglio il personaggio, di innamorarci della sua tragedia. Via via le sue granitiche certezze verranno meno e il regista è bravo a farci osservare, con piccoli sguardi, il franare delle sue convinzioni, fino a giungere a una completa “accettazione” della verità: ovvero di una vita costruita sulla menzogna, su un “avatar”. La disperazione la rende consapevole ma Jasmine, ormai, è distrutta nel fisico e nella mente.
Quest’ultimo lavoro di Woody Allen è sicuramente una delle pellicole meglio riuscite degli ultimi anni. La regia è sofisticata (molto interessanti i continui flashback), la trama calibrata, i dialoghi freddi e pungenti, come nella migliore tradizione del regista newyorkese. E a ben vedere, dietro la crisi economica e morale della protagonista, Allen ci fa allargare lo sguardo e ci lascia intravedere l’attuale crisi globale. Ci racconta di una società e di un benessere fondato sulla finzione e sulla disonestà, di un individualismo sfrenato e irresponsabile, di una morale accantonata a favore del successo. Da vedere.