
Come Fosse Amore
Testo: Marco Cavallaro
Regia: Marco Cavallaro
Con: Marco Cavallaro, Alessia Francescangeli, Jessica Tavanti, Alessandra Cosimato, Sonia Di Fraia, Peppe Piromalli
Costumi: Marco Maria Della Vecchia
Scene: LolloZolloArt
Disegno Luci: Marco Laudando
Aiuto Regia: Teresa Calabrese
Produzione Esecutiva: Lisa Bizzotto
Audio Luci: Cecilia Sensi

I rapporti amorosi sono sempre difficili da gestire, ma ancor più complesso è anzitutto trovare qualcuno con cui avere storie gratificanti. Lo sa bene la psicologa Martina (Alessia Francescangeli) che, mollata sull’altare tempo prima, ha smesso di cercare un uomo e di credere in un’altra futura occasione. Le vicende delle sue pazienti di certo non l’aiutano, soprattutto quelle di Roberta (Alessandra Cosimato), Laura (Sonia Di Fraia) e Giselle (Jessica Tavanti): tutte incapaci di comprendere cosa realmente desiderano e perse in una infinita serie di fugaci, tristi e inutili incontri. I loro fallimenti fanno andare in crisi Martina, convinta che non ci sia più speranza. Entrata in un locale gestito dal bizzarro LuVigi (Peppe Piromalli), che a quella “V” nel suo nome tiene molto, viene notata da uno dei clienti, Ettore (Marco Cavallaro), che ne rimane stregato. La psicologa però, sconfortata, quella sera alza troppo il gomito e dimentica nel bar la sua preziosa agenda. Ettore e LuVigi, spinti dalla curiosità, la leggono e scoprono così i traumi della dottoressa e delle sue pazienti. E’ proprio lo stesso Ettore, allora, ad architettare un folle piano: per rincuorare e sbloccare Martina, e poterla così conquistare, deve far sì che ognuna delle donne in terapia trovi finalmente l’amore della sua vita. Per riuscirci, dovrà diventare il partner ideale di ognuna di esse, un’impresa che richiede fantasia e travestimenti esilaranti.

Questa commedia corale scritta e diretta dallo stesso Marco Cavallaro, andata in scena dal 31 gennaio al 2 febbraio al Teatro Marconi di Roma, torna su un argomento sempre valido e ricco di spunti: le relazioni sentimentali. Per farlo, si prende nientemeno che due ore di spettacolo, tanto da essere divisa in un paio atti di cui il primo, sostanzialmente, è un lungo prologo a quello che è il vero fulcro della storia. E’ proprio nel secondo atto, infatti, che finalmente sboccia la capacità mimetica di Cavallaro, impegnato a vestire i panni di un nobile intenditore d’arte per l’intellettuale Laura, di un ruspante “coatto” per l’altolocata Roberta, e addirittura di una donna per l’indecisa Giselle. Nel fare questo ha l’appoggio di una validissima spalla comica, Peppe Piromalli: in coppia hanno un’ottima intesa sul palcoscenico e si vede anche quando è il caso di ricorrere a piccole improvvisazioni. E’ una trama che ha le carte in regola per offrire una serata di spensierato divertimento (e certo non vuole essere altro), ma nella prima parte sembra soffrire spesso di un copione che si affida ad alcuni luoghi comuni di troppo, con qualche parola triviale in eccesso per rinforzare dialoghi non sempre brillanti e battute deboli. Forse è anche la lunghezza dell’intera premessa che non aiuta. Va decisamente meglio, come detto, il momento in cui Ettore mette in pratica i suoi sconclusionati intenti, grazie non solo all’abilità di Cavallaro, ma anche a gustosi numeri di ballo, divertenti episodi farseschi ed un generale svolgimento più frizzante.

Bene la regia e i movimenti degli oggetti di scena che, grazie ad un intelligente uso delle luci, permette anche a sipario alzato di portarci dallo studio della disperata psicologa Martina al bar di LuVigi oppure in una galleria d’arte o perfino in qualche breve flashback.
Si tratta dunque di uno spettacolo che desidera semplicemente intrattenere il pubblico facendogli passare una serata in leggerezza, senza per forza ricercare l’originalità, dunque non adatto a chi preferisce assistere ad una commedia più sofisticata, ma sicuramente capace di strappare risate quando la storia entra nel vivo.
Massimo Brigandì