Ci sono artisti in grado di entrare di diritto nella cultura collettiva di un paese, di far parte per sempre della sua memoria popolare. Uno di questi, senza ombra di dubbio, è Lucio Battisti, le cui immortali “Emozioni” sono andate in scena al Teatro Francigena di Capranica lo scorso 29 settembre, grazie alla voce narrante di Cesare Bocci e alle delicate note di Rocco Debernardis, clarinetto, e Leo Binetti, pianoforte.
Lo spettacolo è stato parte del più ampio “Impact Festival”, organizzato da “Teatro Hamlet Aps” con la direzione artistica di Mamadou Dioume, portando nel grazioso borgo della Tuscia una variegata programmazione che ha potuto spaziare dal dramma, alla commedia, alla danza.
Lucio Battisti dunque, musicista che per decenni, con i suoi innumerevoli successi, ha saputo diventare un po’ la colonna sonora di un’Italia più ottimista di quella di oggi. Sul palcoscenico, Cesare Bocci racconta i capitoli di una esistenza straordinaria, impersonando quindi le confidenze e le riflessioni del cantautore, quasi fossero pagine di un diario, di un racconto autobiografico fatto di grandi traguardi e gratificazioni, ma venato da una malinconia di fondo. I natali nel 1943 a Poggio Bustone, in provincia di Rieti, poi l’adolescenza, la passione irrefrenabile per la musica, anche internazionale, il fascino per la chitarra che lo assorbiva così tanto da trascurare la scuola. Diplomatosi perito elettrotecnico, placando così le ansie di suo padre che voleva vederlo completare finalmente gli studi, comincia a suonare per alcuni gruppi. Incontra a Roma “I campioni”, che all’epoca avevano bisogno di un chitarrista e poi, dal momento che questi gravitavano maggiormente a Milano, si trasferisce con loro nel capoluogo lombardo. Qui l’incontro chiave tra lui e il paroliere Giulio Rapetti, in arte Mogol, a segnare per entrambi un sodalizio che farà la storia del panorama musicale italiano. Dal Sanremo del 1966 l’ascesa si fa inarrestabile, fino a giungere, negli anni Settanta, al massimo della popolarità: con essa, però, inizia da parte dei giornalisti quello che Battisti vive come una sorta di assedio, una continua invasione della sua vita privata, alla quale teneva moltissimo, che lo turba. A infastidirlo, oltre all’insistenza dei paparazzi, sono anche i tentativi di insinuarsi tra le pieghe del suo rapporto con Grazia Letizia Veronese, conosciuta tempo addietro quando lei era parte dello staff del Clan Celentano. Il desiderio di farsi conoscere solo per la propria arte, per le proprie canzoni, lo porta così ad allontanarsi dal mondo patinato dello spettacolo, esibendosi per l’ultima volta in tv nel 1972, durante la trasmissione “Teatro 10”, in cui canta in coppia con Mina. La nascita di suo figlio Luca è l’occasione per un definitivo incidente con la stampa: è costretto, infatti, a scacciare malamente alcuni fotografi che entrano nella stanza d’ospedale nella quale, appena dopo il parto, è ricoverata la compagna Grazia, inimicandosi così parte di quei media che, quasi ad ingaggiare con lui una sfida, lo bersagliano negli anni a seguire di una lunga serie di accuse e cattiverie (perfino quella, mai digerita, di essere un convinto fascista). La volontà di dedicarsi unicamente alla composizione musicale, a rifiutare un certo ambiente che punta a ridurre i suoi beniamini a prodotti, a oggetti di consumo, lo conduce a rifugiarsi nella sua villa di Molteno, in Brianza, dove in alcuni momenti gli capita letteralmente di barricarsi. Negli anni Ottanta si raffredda la sua amicizia con Mogol, ormai finita su piani meramente professionali, e si dedica ad alcune sperimentazioni, poi il definitivo ritiro. Lucio Battisti muore il 9 settembre 1998.
Ognuno di questi capitoli, ognuno di questi passaggi, Cesare Bocci li interpreta, li rivive in un’atmosfera intimistica che appassiona la platea del teatro, è uno spettacolo che diventa a tratti un ripercorrere una memoria collettiva, un ricordarsi assieme di quegli anni quando dai 45Giri e dalle radio suonavano “Il mio canto libero”, “Eppur mi son scordato di te”, “Acqua azzurra acqua chiara”, “La canzone del sole”, “Sì viaggiare”, “Una donna per amico” e tantissime altre. I testi di Rosa Marrocco, basati rigorosamente su interviste rilasciate dal cantante (la moglie di Lucio Battisti non ha mai autorizzato biografie), rievocano quindi un uomo ma anche un intero periodo storico, scanditi di volta in volta da raffinati momenti musicali che, grazie ai soli e ispirati clarinetto e pianoforte, suonano note in grado a più riprese di emozionare profondamente il pubblico. E, parlando proprio di “Emozioni” (scelto non a caso come titolo), sono due gli istanti particolarmente intensi in cui Cesare Bocci, con notevole coinvolgimento recitativo, fa sue le parole di canzoni molto particolari, declamandole come poesie: “Il mio canto libero” e, a concludere tra tanti applausi, appunto “Emozioni”.
Il sipario si chiude tra sorrisi e qualche occhio lucido. Usciamo infine tra le strade di Capranica e, tra i suoi scorci medievali, riflettiamo di come Lucio Battisti sia ancora capace di trascinare e commuovere tante generazioni diverse, anche grazie a performance come questa ospitata del Festival Impact, una consigliatissima non solo agli appassionati di sempre ma pure a chi desideri incuriosirsi alla vita e alle opere di un musicista come pochissimi altri.
Massimo Brigandì
EMOZIONI
Teatro Francigena di Capranica (VT), 29 settembre 2024
Voce narrante – Cesare Bocci
Clarinetto – Rocco Debernardis
Pianoforte – Leo Binetti
Produzione: Orchestra Saverio Mercadante
IMPACT FESTIVAL
Info e biglietteria Tel 06 41 73 49 01- Cell 333 43 13 086 -info@impactfestival.it
www.impactfestival.it
Biglietti online acquistabili su www.impactfestival.it/Biglietteria.html