Gigi Proietti vs Maria De Filippi: lo share premia Canale5

Cavalli di battaglia fa buoni ascolti ma non riesce a superare C’è Posta per Te. La colpa, forse, sta nella confezione.

Nella Capitale è considerato il nono re di Roma. E solo perché all’ottavo posto c’è Alberto Sordi, che merita la precedenza, non fosse altro per anzianità. Gigi Proietti torna in prima serata su Rai1 dopo 26 anni di assenza e fa, com’era prevedibile, il botto. Andato in onda per tre puntate (14, 21 e 28 febbraio) lo show Cavalli di battaglia parte con una fiammata: gli spettatori sono 5 milioni e 43mila, in percentuale è il 21,46% di share. Ad un passo da Maria De Filippi con C’è posta per te che nella stessa sera arriva al 24,83%.

foto-Gigi-Proietti-2-2Superare o quantomeno raggiungere la regina degli ascolti è un sogno che carezza le menti degli addetti alla tv. Lo spettacolo di Proietti parte talmente bene che il direttore di Rai1 Andrea Fabiano si lascia andare ad un grido di giubilo: “Il risultato dello show di ieri è una grandissima soddisfazione – ha commentato il giorno successivo – un altro segnale molto chiaro dell’importanza del talento degli interpreti, della scrittura e della confezione visiva dell’intrattenimento”. Proietti è “al settimo cielo”.

Il risultato della prima serata fa innescare la sfida, l’obbiettivo è superare Maria De Filippi. L’impresa non giungerà mai a compimento. Gigi Proietti (che meriterebbe tanto) è costretto a registrare un calo nelle serate successive. Nel secondo episodio gli ascoltatori si defilano un po’ con una differenza di tre punti di share (19,09% per lui, 22,18% per lei) e nel terzo di quattro punti percentuali (19,4% contro 23,6%).

Insomma se Proietti è il nono re di Roma, la De Filippi è la regina del sabato sera. Cavalli di battaglia ottiene in ogni caso un ottimo successo, tant’è che la Rai decide di mandare in onda una quarta puntata, inizialmente non prevista, sottoforma di best of. Il titolo dello show richiama uno storico spettacolo di Proietti, anche se in questa nuova versione l’attore romano veste i panni del presentatore. Un ruolo che non lo fa sentire a suo agio, ammetterà poi in un’intervista a L’Unità. Lascia intendere questo disagio anche nel corso dello spettacolo (Proietti ama troppo il pubblico per potergli mentire), così come non riuscirà a sorvolare sullo sforzo fisico. Portare avanti lo show nei panni del domatore con addosso febbre, tosse e i suoi bei 77 anni compiuti a novembre, “è una faticaccia”.

Al primo appuntamento la scaletta pensata per lui è infatti una sfilza di canzoni, tante, troppe, alternate finalmenteimage ai suoi sketch e ai numerosi ospiti d’onore. Insomma il difetto di Cavalli di Battaglia pare essere proprio quella “confezione visiva dell’intrattenimento” citata dal direttore di Rai1. Il programma ruota ovviamente attorno alla figura di Proietti che delizia il pubblico con quei pezzi di repertorio che ormai hanno fatto storia (Nu’ me rompe er ca’, Pietro Ammicca e La Telefonata, giusto per citarne alcuni).  In qualità di conduttore il Proietti nazionale introduce gli ospiti, esponenti del mondo dello spettacolo che si esibiranno con il proprio cavallo di battaglia, cioè la pièce che ne ha decretato il successo. Ma duettare con un gigante come Gigi Proietti non è cosa da poco e infatti riesce a bene solo a quelli che non hanno bisogno di presentazioni: Neri Marcorè, Serena Dandini, Renzo Arbore, Teo Teocoli. Con quest’ultimo, Proietti si lascerà scappare un “finalmente”, ecco finalmente qualcuno con cui duettare sul serio. Non mancano Lillo & Greg, Paolo Bonolis, Nino Frassica. E poi Marco Marzocca che appare e scompare sul palco del Teatro Verdi di Montecatini e che è anche uno degli autori del programma.

Ma il miracolo, vero, è quello di riuscire a portare Corrado Guzzanti in prima serata su Rai1. L’ultima apparizione nella tv di Stato risale al 2002 con Il caso Scafroglia, da quel momento in poi Guzzanti troverà spazio solo nei teatri e sul satellitare Fox. Il comico romano è una delle tante personalità televisive protagoniste di quel disastroso esodo di massa che incluse Luttazzi, la sorella Sabina e, più là, Serena Dandini. Una sfilza di nomi che portarono via con sé una serie di professionalità che la Rai stenta ancora a sostituire. Anzi, per certi versi si va al peggio.

Il pacchetto che mamma Rai ha costruito attorno alla figura di Proietti è fatto di: uno show stile Fiorello con musiche, però, piuttosto vecchiotte (avrebbero introdotto benissimo il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica). Trucco pessimo e montaggio idem, con errori grossolani e tagli forfettari che tolgono tutto il gusto del live (solo in Rai si può vedere il pubblico che applaude senza sentire lo scrosciare delle mani). Insomma un delitto, se fra le mani si ha un animale da palcoscenico come Proietti. Quanto a qualità, la più grande azienda culturale italiana non si smentisce neanche questa volta. La speranza di vedere un prodotto ben fatto si spegne anche davanti ai giganti del nostro patrimonio culturale. Fortuna che c’è Gigi Proietti.

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