GLI ESCLUSI – Insane Situation Procedure – Un esperimento psico-teatrale

Al Teatro di Documenti lo spettacolo di Roberta Calandra, adattamento e regia di Valentina Ghetti, ha saputo mettere a nudo il Dark Side del Novecento e dell'istituzione famigliare stessa

Dal 26 al 29 novembre e domenica 1 dicembre al Teatro Di Documenti lo spettacolo GLI ESCLUSI di Roberta Calandra, adattamento e regia di Valentina Ghetti con Caterina Gramaglia, Camilla Ferranti, Alessio De Persio, Dario Masciello, Luca Di Giovanni, Leonardo Zarra.
Un esperimento psico-teatrale per raccontare le vite di alcuni figli (esclusi) di personaggi illustri.
Sei persone senza pelle che ora mettono a nudo le loro anime.

Corsi e ricorsi storici. Se dovessimo mettere in fila gli spettacoli seguiti negli ultimi anni al Teatro di Documenti, ne uscirebbe fuori un elenco paragonabile a quello degli eroi omerici nell’Iliade. E tra questi anche uno di Roberta Calandra: L’imperatrice. Ma i corsi e ricorsi storici non finiscono qui, proiettandoci anche in un curioso “loop temporale”: assistere il primo dicembre proprio al Teatro di Documenti a Gli esclusi ci ha inevitabilmente riportato al primo spettacolo dell’autrice che seguimmo, altrove, diversi fa anni fa, Anna Freud – Un desiderio insaziabile di vacanze, con protagonista Stefania Barca. Figli fragili, dal notevole potenziale frustrato però quasi subito; e genitori a dir poco leggendari o comunque realizzati agli occhi degli altri, ma architetti di famiglie piene di crepe se li si guarda con la lente d’ingrandimento, più da vicino: questo a grandi linee è il terreno esplorato da Roberta Calandra in entrambi gli spettacoli. Così concepito il suo teatro fagocita ossessioni personali condividendole poi con un pubblico, che, almeno in certi casi, apparirà ancora più partecipe, allorché i singoli spettatori ne hanno sperimentato l’essenza sulla propria pelle . Quasi fosse una terapia di gruppo. Autrice, regista, interpreti e spettatori, uniti più che mai. Ma separati comunque da una “quarta parete”, che, nel caso della sala del Teatro di Documenti scelta per mettere in scena la pièce, diventa quasi una recinzione invisibile e onnipresente, un ipotetico quadrilatero all’interno del quale alcune anime sofferenti espongono le loro storie, come a cercare in chi sta fuori da quel recinto una (im)possibile risposta, una parziale immedesimazione, una carezza o magari anche un rifiuto dettato dal disagio.

Ma chi sono questi esclusi? Passiamoli pure in rassegna, non in qualità di “eroi omerici”, per tornare allo spunto iniziale, ma come figli sciagurati della nostra epoca. Nonché di personaggi importanti.
Alessio de Persio è Eduard Einstein. Camilla Ferranti è Lucia Joyce. Caterina Gramaglia è Rosemary Kennedy. Dario Masciello è Giorgio Agnelli. Leonardo Zarra è B. Albino Mussolini. Luca di Giovanni è Aldo Togliatti.
Tutti figli di…. E non importa qui il fatto che gli illustri genitori abbiano lasciato un segno più o meno positivo nella Storia, il dato inquietante è semmai che i loro rampolli hanno finito per accusare in vario modo, sul piano psicofisico, il peso di tale retaggio famigliare, andando incontro a conseguenze psichiatriche anche piuttosto serie. Un vero e proprio “Lato Oscuro” del successo, dell’immagine pubblica e dell’influenza artistica, politica e/o sociale ottenuta da chi li aveva messi al mondo.
Sono, questi, casi emblematici e in una certa misura anche speculari. Per quanto riguarda però la “sfortuna” di essere stati la prole di figure importanti, ma sostanzialmente autoriferite, troppi altri esempi si potrebbero fare. Non ebbe in effetti a che fare con istituti psichiatrici, semmai direttamente con un lager nazista, Jakov ossia il figlio di Stalin caduto nelle mani dei tedeschi durante la guerra senza che il padre (pare anzi che il dittatore sovietico , alla proposta di scambiare l’illustre prigioniero con il feldmaresciallo Friedrich Paulus, caduto in mano sovietica dopo la battaglia di Stalingrado, abbia risposto: “non scambio un soldato con un generale”) abbia fatto nulla per riportarlo a casa, una figura che Milan Kundera ne L’insostenibile leggerezza dell’essere avrebbe poi descritto così: “Soltanto nel 1980 abbiamo potuto sapere dal Sunday Times come morì il figlio di Stalin, Jakov. Catturato dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, fu internato in un campo di prigionia insieme a un gruppo di ufficiali inglesi. Avevano in comune le latrine. Il figlio di Stalin le lasciava sempre sporche. Agli inglesi non piaceva vedere le loro latrine sporche di merda, anche se si trattava della merda del figlio dell’uomo più potente della terra. Glielo rimproverarono. Lui si offese. Glielo rimproverarono di nuovo più volte e lo obbligarono a pulirle. Lui si arrabbiò, iniziò una lite, venne alle mani. Alla fine chiese di essere ascoltato dal comandante del campo. Voleva che fosse lui a fare da arbitro. Ma l’arrogante tedesco si rifiutò di parlare di merda. Il figlio di Stalin non poté sopportare l’umiliazione. Urlando al cielo terribili ingiurie russe, si lanciò contro il filo spinato percorso dalla corrente elettrica che cingeva il campo di prigionia. Vi cadde sopra. Il suo corpo, che non avrebbe mai più sporcato le latrine degli inglesi vi rimase appeso.
Un po’ “disturbato” e appesantito da cotanto lignaggio, quindi, lo doveva essere anche lui. Con un destino infame segnato sin dalla nascita.

Tornando agli sfortunati “antieroi” scelti invece dalla Calandra, tocca dire innanzitutto che la dicitura completa dello spettacolo, GLI ESCLUSI – Insane Situation Procedure – Un esperimento psico-teatrale, svela già assieme al particolare modulo consegnato agli spettatori / testimoni dell’esperimento la natura peculiare di un format, che agendo secondo un indirizzo straniante e quasi da “costellazione familiare” in incognito ci consegna le storie dei singoli, le riscrive, le proietta in un immaginario collettivo che dalla loro esperienza di vita non può che restare turbato.
La regia così presente, anche ai bordi della scena e in camice bianco, di Valentina Ghetti, propone stimoli sensoriali che acutizzano i loro dolorosi trascorsi cercando persino di ricondurli, attraverso il gioco, attraverso la musica, attraverso il dialogo, verso una difficile catarsi. E al resto ci pensano loro, i magnifici interpreti testé menzionati, il cui transfert emotivo nei confronti dei rispettivi personaggi a tratti fa quasi paura.

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