Oasi WWF di Macchiagrande, Fregene (Fiumicino, RM), dal 22 marzo al 10 novembre 2019 (sabato, domenica e festivi, orario 10-18)
Un ambiente a metà tra un bosco incontaminato e una giungla preistorica, insieme alla gentilezza e all’efficienza di tutto il personale, danno il benvenuto per questa esperienza fantastica da vivere per grandi e piccini. Ci hanno favorevolmente colpito le raccomandazioni introduttive: a parte le più banali, come quelle di non fumare, seguire il sentiero, etc. soprattutto quella di conservare le cartacce per poi gettarle al di fuori dell’oasi, che per dirsi davvero incontaminata rinuncia anche ai… moderni cestini!
280 ettari di un paesaggio che temevamo, e tuttora rischiamo, di non vedere più se non rispettiamo la natura… Un sentiero nel bosco, quasi interamente all’ombra (dettaglio non disprezzabile soprattutto nei mesi più caldi), reso ancor più confortevole da angoli ristoro fruibili a tutti, anche con merendina portata da casa, e soprattutto dai dominatori del Triassico, del Cretaceo e del Giurassico: i nostri amici dinosauri, tanto imponenti, spesso tanto terrificanti quanto affascinanti.
Molto ben ricostruiti a grandezza naturale i 24 esemplari della mostra, che si snodano attraverso un sentiero indirizzato, che comunque ben si incastonano in un territorio di quelli “di una volta”, interessante sempre e comunque, a prescindere dalla lodevole iniziativa dei dinosauri.
Subito dopo l’ingresso un divertente antipasto con una simpatica tartarughina acquatica e i suoi amici pesciolini, poi un lunghissimo collo a stagliarsi verso il cielo: trattasi di Diplodocus longus, erbivoro del Giurassico Superiore, testa verso il cielo e lunghissima coda arrotolata che fa da seduta per i piccoli più entusiasti.
A seguire un Allosaurus fragilis, a dispetto del nome tra i carnivori più temuti del Giurassico Superiore, bocca e collo sporchi di sangue per un pasto appena consumato.
A poco a poco incontriamo volentieri tanti esemplari, dai più aggressivi, resi celebri dai successi cinematografici delle serie Jurassic Park e Jurassic World, fino anche ai più piccoli e docili; già, perchè va ricordato che oltre ai dinosauri giganteschi che tutti ben conoscono ce n’erano molti anche di modeste dimensioni o meno aggressivi, come Dracorex hogwartsia oppure Gallimimus bullatus, entrambi del Cretaceo Superiore.
Fanno tenerezza il Megalonyx jeffersonii, una sorta di antenato del moderno bradipo, o il Megaloceros giganteus, una specie di alce troppo cresciuto, oppure ancora la cresta del Parasaurolophus walkeri, per non dire della corazza di Tarchia gigantea. Suggestive anche le enormi zanne bianche del Mammuth.
Ma è pacifico che la vetrina principale spetta ai predatori più terribili, dal Tyrannosaurus rex al Velociraptor, passando per i circa 10 metri di Carnotaurus, per restare ai protagonisti principali delle pellicole cinematografiche, lasciando ovviamente fuori quelli che nelle pellicole stesse sono stati creati in laboratorio (Indominus e Indoraptor), in omaggio all’autenticità che l’oasi giustamente si prefissa.
Personalmente sono stato impressionato più di ogni altro esemplare dalla ricostruzione di Spinosaurus aegyptiacus, gigantesco, imponente con la sua vela sul dorso a dominatore tutto, e con gli artigli ben conficcati nelle carni di un malcapitato pesciolone; trattasi infatti di un onnivoro del Cretaceo Superiore con una certa predilezione per il pesce.
Durante il tragitto, a beneficio dei più piccoli, delle grandi casse in cui, armati di bastoncini e rudimentali attrezzi, possono giocare a fare i paleontologi, raschiando la sabbia in cerca di “fossili” che puntualmente trovano.
Una giornata di vita sana, di cultura, di scienza, di riflessione su questo nostro pianeta da salvare, il consiglio spassionato è di approfittarne: la mostra è aperta fino al 10 novembre 2019. Un grazie speciale a Tiziana Zacco per la sua disponibilità che ha reso possibile il presente racconto.
Alessandro Tozzi