Giunto alla sua terza edizione, l’EMISFERI CineFest è un festival organizzato e promosso da Tersite Film, con l’obiettivo di portare in sala film indipendenti e autori emergenti, sia di lungometraggi che di documentari e cortometraggi, cercando di creare un’occasione di visibilità per opere alternative e talvolta discriminate dai circuiti distributivi tradizionali.

L’edizione 2024 si terrà nella suggestiva sala cinema dell’Institut Français Centre Saint-Louis di Roma e si articolerà in quattro appuntamenti: 16 Settembre, 21 Ottobre, 18 Novembre, 9 Dicembre 2024. La presenza in sala di ospiti, autrici e autori e il dialogo con il pubblico creeranno occasioni di dibattito sui temi presenti nei film in proiezione, nonché sulla realtà del cinema indipendente e sulle possibilità che il mondo moderno offre allo stesso.
Abbiamo assistito oggi al primo giorno di proiezioni, che ha visto sullo schermo tre cortometraggi italiani ed un lungometraggio proveniente dalla Russia: L’ultimo sogno di Davide Maria Marucci, Mom di Leonardo Modonutto, Dopo Zerocalcare di Gabriele Vivante e Twin Fences di Yana Osman.

Soffermandoci sui tre cortometraggi, viene immediato sottolineare l’originalità di ognuno di essi e la diversità tra gli stessi quanto a temi e stili registici, che mostrano una fiorente vena artistica e tecnica tra le giovani leve italiane. Ma vediamoli uno ad uno.
L’ultimo sogno di Davide Maria Marucci
Sinossi: Dopo l’annuncio di imminenti licenziamenti nella fabbrica in cui lavora, Dario anima i suoi colleghi e guida la protesta. La sua missione è frenata dalla malattia di suo padre Mario, che ha partecipato ai moti degli anni ’70, e che Dario accudisce in casa con l’aiuto della compagna Simona. Il confronto con l’anziano genitore che lo ha educato ad una ideologia ormai superata, lo mette davanti ad un bivio: proseguire le proteste o accettare l’offerta dei suoi capi? Con un figlio in arrivo e un passato con cui fare i conti, Dario compirà la sua scelta.
Marucci dipinge nel suo cortometraggio l’illusione ed i fallimenti della classe operaia, mettendo a confronto un padre ed un figlio trovatisi ad affrontare – a distanza di anni – le stesse problematiche: i licenziamenti imminenti della fabbrica, le proteste dei lavoratori, la scelta tra continuare la lotta ed arrendersi, abbandonando i compagni ed accettando l’offerta dei proprietari. Uno spaccato dell’Italia che ha visto la morte di una ideologia e si trova a combattere contro i mulini a vento, sempre meno unita, sempre più spinta verso un pratico individualismo. Nel particolare, Dario deve scegliere tra il passato (il forte esempio ideologico del padre) ed il futuro (un figlio in arrivo); una scelta difficile e con cui dovrà, poi, imparare a convivere. Una regia senza fronzoli, diretta ed intensa, che riporta alla mente un’atmosfera dimenticata ed un tempo che fu.

Mom di Leonardo Modonutto
Sinossi: L’amore di una madre si propaga nello spazio e nel tempo. Damiano, il protagonista della storia, ricorda la vita della madre in un modo tutto suo, “indossandone” i sogni, i ricordi e i gesti attraverso la particolare danza giapponese Butoh.
Il connubio delle arti dà movimento ed intensità ad un cortometraggio tanto breve quanto denso di sentimento e magia. Il lutto del protagonista dà vita ad una danza della memoria energica e raffinata al tempo stesso, che spiazza, colpisce, commuove fino alle lacrime; Modonutto fa suo il dolore di Damiano e lo trasmette sullo schermo, dandogli modo e spazio per esprimersi, usando la danza giapponese Butoh nella sua accezione Queer, in una continua trasposizione madre-figlio. Mom è un’opera artistica profonda ed inobliabile, che scava nell’oscurità per portare alla luce.
Di impatto altrettanto forte – col suo carico di suggestioni simboliche – è l’epilogo, il maestoso volo di un rapace, da cui scaturisce un intenso confronto ravvicinato tra il protagonista umano e quella che sembrerebbe a tutti gli effetti un’aquila. Da una domanda posta in sala al regista stesso abbiamo poi scoperto che a comparire nelle riprese è, in realtà, una poiana: frutto, questo, della collaborazione con un’associazione di falconieri, che ha contribuito anch’essa alla riuscita di una sequenza tanto bella quanto difficile da girare.

Dopo Zerocalcare di Gabriele Vivante (Fuori Concorso)
Sinossi: Elio e Tommaso sono migliori amici. Elio, a differenza dell’amico, non è stato ammesso all’Accademia del Fumetto e questo porta i due a un violento litigio. Una corsa in bicicletta nella metropoli romana mette Elio alla prova nel raggiungere Tommaso, per scusarsi prima del suo trasferimento.
Un cortometraggio giovane e frizzante che mette al centro l’amicizia: quella tra due ragazzi cresciuti insieme con un sogno comune, che supera invidie e difficoltà. La lunga corsa di Elio per raggiungere l’amico in partenza verso Firenze ed il suo nuovo futuro è disseminata da difficoltà ma animata da una volontà ferrea, quanto inossidabile è il legame tra i due. Vivante descrive con delicatezza ed intensità le incomprensioni, la rabbia, il risentimento fino al chiarimento finale, mostrando al contempo una buona mano registica nel concentrare in pochi minuti una storia unica ed universale. Molto interessante la scelta del ‘contendere’: in una società sempre più effimera, il sogno dei due ragazzi è puramente artistico, diventare un fumettista sulle orme di Zerocalcare. Entrambi validi disegnatori, uno viene scelto per frequentare una importante scuola di fumetto, l’altro no; ma il sogno resta vivo anche per l’escluso, supportato dall’amicizia dell’altro.
Michela Aloisi