Segnali luminosi e oscuri messaggi nella storia tragicomica di un barbiere romano. Tra gli interpreti del film, Fabrizio Rongione, Ilir Jacellari ed Ernesto Mahieux.
Il complottista è il primo lungometraggio di un regista ventottenne e fresco di studi, che appare brillante e molto comunicativo sia attraverso lo schermo che di persona. Giunto al MedFilm Festival insieme al cast tecnico e artistico che gli è visibilmente affezionato, Valerio Ferrara ha presentato il film spiegando che secondo le sue ricerche “ad ogni persona potrebbe accadere di attraversare nella propria vita almeno una fase di complottismo”. Documentandosi scrupolosamente, ha deciso di approfondire il tema coraggioso e affatto scontato che era già stato oggetto del suo secondo cortometraggio, premiato a Cannes e intitolato Il barbiere complottista: un argomento che non lascia indifferente nessuno, soprattutto da quando i sempre più diffusi dispositivi digitali stanno occupando una parte via via preponderante dell’esistenza umana.
Interpretato da Fabrizio Rongione, il protagonista della curiosa storia tragicomica si divide tra il mestiere diurno di barbiere e la ricerca sul web al calar della sera. Un uomo che vive del proprio lavoro manuale con i piedi piantati a terra, ma che dopo aver chiuso la saracinesca del negozio diventa preda della sua stessa immaginazione. Proprio di fronte alla vetrina la sua fantasia vola verso la luce intermittente di quel lampione che conosce da una vita e che ora gli invia messaggi oscuri attraverso segnali luminosi. Non c’è posto per il mistero o per la poesia delle cose semplici, non c’è spazio per il dubbio, ma è esclusivamente la paura a farsi largo nella sua mente, insieme alla certezza di una grave sciagura in agguato. Chi cerca trova, recita il proverbio. Infatti navigando forsennatamente sul web, l’uomo trova la chiave che giustifica i suoi pressanti sospetti.
A questo punto Valerio Ferrara e i co-sceneggiatori Alessandro Logli e Matteo Petecca generano un’ampia e grottesca parata di ruoli, tra chi deride il barbiere credendolo folle e chi invece pende dalle sue labbra nella convinzione che sia un eroe. A cominciare dallo sfaccettato personaggio interpretato da Ilir Jacellari, attore già apprezzato in cortometraggi complessi come Klod e Tria, che qui accompagna il protagonista durante l’intera esilarante parabola di trasformazione, regalando una dopo l’altra gustose trovate e perfino una canzone in albanese. Nel prosieguo del lungometraggio, quando il ritmo si fa meno incalzante e il tono comico si affievolisce, Ferrara chiama in scena un attore del calibro di Ernesto Mahieux a dipanare una matassa che forse si è un po’ troppo aggrovigliata. Del resto il tema affrontato da Il complottista non è soltanto comico e anzi nella realtà può arrivare facilmente a presentare anche risvolti drammatici.
Ambientata a Roma, la storia si svolge in più di un quartiere della capitale, compresa una scena serale con un lampione significativo del centro storico. E viene in mente il titolo del primo cortometraggio di Valerio Ferrara, Notte romana (2021), ma da allora il giovane regista ha saputo fare già molta strada.
Lucilla Colonna