Titolo: Il respiro del drago
Autore: Michael Connelly
Editore: Piemme
Traduttore: Stefano Tettamanti, Giuliana Traverso
Pagine: 360
Trama: Fortunato è l’uomo che trova rifugio in se stesso. Una massima che il detective Harry Bosch ha fatto sua e di cui è debitore all’uomo che ora giace sul pavimento dell’emporio di liquori, nella periferia sud di Los Angeles. John Li, un commerciante cinese immigrato da anni negli USA, non ha neppure fatto in tempo ad afferrare la pistola che teneva per difesa sotto il bancone prima di essere freddato con tre colpi al petto. Forse una semplice rapina finita male, niente di insolito in quella zona della città. Ma scorrendo le registrazioni della telecamera di sorveglianza, una sequenza che risale alla settimana prima attira l’attenzione di Bosch: uno strano scambio di denaro tra Li e un giovane asiatico che ha tutta l’aria di essere una tangente. Il ragazzo viene fermato come principale sospettato, e l’ombra della Triade, la potente mafia cinese di cui Los Angeles è una delle roccaforti, inizia a insinuarsi tra le pieghe del caso.Ma questa volta Bosch avrebbe preferito che le sue ipotesi non avessero conferma. Perché nel video che riceve sul cellulare sua figlia, tredici anni, è legata e imbavagliata e fissa l’obbiettivo con uno sguardo che a Harry lacera l’anima. Qualcuno a Hong Kong, dove Maddie vive da sei anni con la madre, ha deciso di mandargli un chiaro avvertimento, colpendolo là dove è più vulnerabile.Bosch sapeva che sarebbe successo. Che, prima o poi, le forze oscure con cui combatte ogni giorno l’avrebbero trovata e usata per avere lui.Quel momento è arrivato.
Libro molto interessante, coinvolgente e ben scritto come solo un maestro del genere quale Connelly è, sa fare. Questa volta il detective Hieronymus Bosch (Harry per gli amici) ci trasporta in Giappone cavalcando un thriller che coinvolge loro malgrado, la sua ex moglie e la sua giovane figlia, e il nuovo compagno di lei.
La trama inizialmente è piuttosto semplice e lineare ma proseguendo con la lettura si arricchisce sempre più di personaggi e relative storie intricate, amalgamati con usi e costumi del Giappone.
Non capisco la traduzione del titolo da nine dragons (nove dragoni) che nella cultura giapponese ha un significato ben preciso; il 9 è costituito dalla somma di tre triadi e si contrappone al diabolico 666; rappresenta il suo opposto ed è anche il suo distruttore: riesce sempre, infatti, ad essere vincitore facendo trionfare la luce sulle tenebre.
Il significato del numero 9 è liberazione. Il 9 ha conosciuto il potere materiale dell’8 che simboleggia l’infinito; ora sa che questi poteri sono transitori, si è liberato, quindi, del loro condizionamento, e dà importanza alla vera saggezza.
I dragoni caratteristici del Giappone sono migliaia, ognuno identificato da un aspetto e una personalità particolare. Ryo-Wo è il dominatore degli oceani, mentre il dragone Mizuchi influenza i fiumi. Il dragone Yamata no Orochi ha otto teste, e fu ucciso dal dio del vento Susanoo, che ne tagliò il corpo trovandovi dentro una spada magica.
Ma tutto ciò dalla lettura del libro non si evince, forse sarebbe stato opportuno spendere due righe nella prefazione per spiegare la scelta del titolo, ma torniamo a noi; il detective Bosch in questo libro appare un po’ appesantito nel fisico, e meno scattante rispetto ai precedenti libri, di cui troviamo citazione in diverse pagine e situazioni, mi riferisco in particolare a “la memoria del topo”.
Molto dettagliate le ambientazioni giapponesi, in questo libro il protagonista si ritrova in un ambiente parzialmente a lui familiare ma popolato da loschi individui affiliati alle temibili triadi, e da tradizioni locali, per l’occidente sconosciute come per esempio le offerte agli spiriti ingordi..
Lo stile di Connelly, è inconfondibile, mantiene un ritmo sempre molto sostenuto e stupisce con un finale ricco di colpi di scena e situazioni inaspettate. Il finale forse è un pò troppo compresso, per alcuni versi un po’ incomprensibile e soprattutto forse andava o meglio approfonditi i sentimenti della bambina, che forse meritavano più spazio.
In conclusione è un buon thriller, coinvolgente, interessante, da leggere tutto d’un fiato.
Una curiosità: il personaggio di Bosch nacque negli anni ’90 a seguito delle rivolte che coinvolsero la città di Los Angeles, contagiando di un clima razziale e di oppressione tutta la popolazione. I media diedero ampio spazio alla vicenda proiettando in tv le immagini di un pestaggio, infervorando così l’opinione pubblica. Questo contesto spiega perché Connelly condizionato da quel clima, abbia dato al suo personaggio il nome di un pittore olandese del 1450, Hieronymus Bosch appunto. Le tele di questo artista erano ricche di scene piuttosto cruente, di conflitti, di supremazia del male sul bene, il medesimo sentimento che si viveva nella realtà in quei giorni a Los Angeles. Ma c’è qualcosa di più profondo che accumuna questo detective al pittore cui porta il nome, la consapevolezza dell’esistenza di forze negative nella società con le quali si trova a confrontarsi ogni giorno. I colori delle tele riscoprono un po’ della cupezza del personaggio stesso.