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Ci si era già interessati, in precedenza, all’interessante film bellico Papaveri rossi (Czerwone maki) di Krzysztof Łukaszewicz, proiettato lo scorso 26 maggio al cinema Adriano di Roma, a coronamento del convegno intitolato “IL 2° CORPO D’ARMATA POLACCO IN ITALIA 80 ANNI DOPO (Tracce – Testimonianze – Memorie – Percorsi futuri)”. Nel corso di tale conferenza, svoltasi presso l’Istituto Polacco di Roma, erano state citate diverse pubblicazioni a tema, alcune delle quali distribuite anche – a richiesta – tra i partecipanti all’evento. Una di queste ci ha particolarmente colpito: Montecassino 1944: la battaglia delle dieci armate, graphic novel sui drammatici eventi legati alla conquista di Montecassino da parte degli Alleati, stampata di recente in tre lingue, italiano, polacco ed inglese.
L’abbiamo poi letta di slancio. Scoprendo in seguito, da qualche sommaria ricerca, che questi drammatici eventi bellici avevano già ispirato in passato altri fumetti d’autore, vedi ad esempio The Battle of Montecassino 1944, che sarebbe davvero interessante recuperare per un confronto. Testi di Tomasz Robaczewski, disegni di Hubert Ronek, codesto albo era inserito peraltro in una serie di pubblicazioni più ampia e di discreto successo, a quanto pare, che si chiama The Wartime Odissey of Antek Sreberny 1939-1944.

Tornando al fumetto che abbiamo avuto il piacere di scoprire e di leggere, Montecassino 1944: la battaglia delle dieci armate è opera invece di Krzysztof Wyrzykowski e Sławomir Zajączkowski, a loro volta specialisti di tale filone in quanto autori di altre graphic novel focalizzate sulla tormentata storia della Polonia nel Novecento. Il titolo per esteso di questo loro ultimo lavoro prende spunto proprio dal modo in cui viene sovente ricordato il lungo e sanguinoso scontro che durante la Seconda Guerra Mondiale portò alla presa dell’Abbazia di Montecassino, o per meglio dire di ciò che ne restava, ovvero “la battaglia delle dieci armate”: gli Alleati, difatti, per stanare alcuni dei migliori reparti tedeschi trinceratisi tra le rovine dell’Abbazia e nei colli circostanti in posizioni assai vantaggiose dal punto di vista militare, mandarono all’assalto a rotazione divisioni e brigate appartenenti a una decina di nazionalità diverse: inglesi, americani, francesi, marocchini e algerini al seguito dello stesso corpo di spedizione francofono, indiani, Gurkha del Nepal, neozelandesi. Più naturalmente gli uomini del generale Anders, quel Secondo Corpo d’Armata Polacco che a costo di perdite altissime riuscì infine a conquistare posizioni ritenute fino ad allora inespugnabili….
Puntellato da molteplici citazioni storiografiche e persino letterarie (vedi i bellissimi, dolenti versi dedicati all’impresa dal poeta Feliks Konarski, cui possiamo fare rapidamente cenno: “Papaveri rossi a Montecassino / invece della rugiada, bevvero sangue polacco / su questi papaveri il soldato marciava e moriva / ma la rabbia fu più forte della morte!”), Montecassino 1944: la battaglia delle dieci armate ci ha ricordato un po’ per lo stile delle tavole e un po’ per il tono generale della narrazione gli albi di Eroica e Super Eroica, collane a fumetti che un tempo erano abbastanza popolari in Italia e che potevano vantare occasionalmente firme illustri come Hugo Pratt: suo il meraviglioso “Incubo nella giungla”.
Di interessante, nelle scelte narrative di Krzysztof Wyrzykowski e Sławomir Zajączkowski, vi è anche l’andare oltre la ricostruzione della battaglia, insistendo sia sull’atteggiamento cinico di Stati Uniti e Gran Bretagna nei confronti di quella Polonia occupata non solo dai tedeschi ma anche da Stalin, sia sul clima di oppressione, barbarie e terrore imposto nel paese dai sovietici anche dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Altro spunto interessante, volendo, è l’estemporaneo riferimento nel fumetto alle violenze compiute ai danni della popolazione italiana da milizie fuori controllo appartenenti al corpo di spedizione francese, quei coloniali perlopiù di origine maghrebina noti come Goumiers. E ciò ci consente di tracciare un fil rouge, che dal fumetto ci conduce direttamente alla settima arte…

Soprattutto nel Lazio, i coloniali francesi si macchiarono di molteplici atrocità, che per la provenienza di chi le ha compiute sarebbero passate alla Storia come le famigerate, sinistre “marocchinate” stupri di gruppo, saccheggi, devastazioni, tortura e uccisione di civili inermi.
Neanche fosse un iperbolico “campo e controcampo”, dalle più misurate tavole del fumetto polacco fin qui analizzato ci viene allora spontaneo spostare l’obiettivo su un classico del cinema italiano, dall’epilogo quanto mai terrificante: La Ciociara di Vittorio De Sica, film riapparso sul grande schermo proprio in questi giorni grazie alla versione restaurata in 4K, distribuita nuovamente in sala per celebrare i 120 anni dalla nascita della Titanus, una delle case cinematografiche più importanti nella storia del nostro paese. Rivedere quelle immagini non sul piccolo schermo ma al cinema ne ha confermato tutta la potenza e la veridicità.

Prodotto per l’appunto dalla Titanus, cucito alla perfezione su una splendida Sophia Loren per quanto concerne il ruolo della giovane madre Cesira, arricchito dalle presenze nel cast di Jean-Paul Belmondo, Raf Vallone, Pupella Maggio, Andrea Checchi e Carlo Ninchi, il film è l’adattamento che seppero fare Cesare Zavattini e De Sica stesso di un noto romanzo di Alberto Moravia, del quale ci viene restituita qui tutta l’asprezza e l’amarezza di fondo.
Dai selvaggi bombardamenti nella capitale alla pia illusione di trovare salvezza e tranquillità in provincia, dai momenti di commedia e di convivialità all’irrompere improvviso della tragedia nella vita dei paesani, dagli incontri spaventosi con pattuglie tedesche in rotta al comportamento non certo più umano dei piloti inglesi e americani che quasi per gioco mitragliavano civili lungo le strade della penisola, La Ciociara resta uno spaccato impareggiabile di quel periodo buio della nostra Storia. E quegli strazianti duetti tra Sophia Loren e la giovanissima Eleonora Brown nei panni della figlia Rosetta, dopo la violenza subita dai nordafricani, sono ancora oggi da brividi.
