Labirinto K. Il viaggio nella testa di Stanley Kubrick

Enzo Pietropaoli al contrabbasso
In scena al Teatro Palladium la poetica di Stanley Kubrick, quasi fosse una partita a scacchi.

Roma, Venerdì 9 Febbraio ore 21,00

 

Narratore Testo e Regia: Guido Barlozzetti
Progetto visivo: Massimo Achilli
Live elettronic e contrabbasso: Enzo Pietropaoli
Disegno luci: Roberto Rocca
Produzione: Il Collettivo Teatro Animazione

Intro: Congegni a orologeria perfetti e fallimentari, mondi ogni volta differenti dove sogno e veglia si confondono, l’ossessione del controllo portata fino allo scacco finale e fatale. Il cinema di Stanley Kubrick un lungo viaggio nella testa in cui l’immaginazione cerca la realtà. Labirinto K. è un esperimento teatrale, una domanda e un’esplorazione.

Il Teatro Palladium alla Garbatella ha abituato da tempo il suo pubblico, attraverso eventi come il Roma Tre Film Festival, a flirtare con la settima arte. Non solo. Sempre più spesso ci capita di assistere a determinate rappresentazioni teatrali, nelle quali il linguaggio cinematografico o addirittura rivisitazioni di pellicole assai importanti per i cinefili sono protagonisti assoluti. Ma nel caso di Labirinto K. Il viaggio nella testa di Stanley Kubrick, oltre al valore prettamente scenico riscontrabile comunque nell’approfondito lavoro di Guido Barlozzetti, c’è da mettere in conto una vera e propria lezione di Storia del Cinema.

Enzo Pietropaoli, un mago del contrabbasso

Suggestiva è senz’altro la scena allestita per l’occasione. Dietro al narratore nonché autore del testo e ad un provetto musicista come Enzo Pietropaoli, affiancatosi subito a lui su un lato del palco, continuano imperterrite a scorrere quelle scene prese dai film del Maestro, di Kubrick, qui opportunamente rimaneggiate come a creare una tessitura di immagini tendente verso la videoarte, operazione questa cui ha collaborato Massimo Achilli. Eppure non si tratta di un’opzione autoreferenziale, chiusa in se stessa, perché oltre a creare con la musica un effetto magnetico, ipnotico, il susseguirsi di singole inquadrature e di sequenze più lunghe accompagna perfettamente la narrazione, bilanciando con attenzione le particolari chiavi di lettura proposte da Barlozzetti. La più affascinante di queste si lega senza dubbio agli scacchi. Una grande passione dello stesso Kubrick, gli scacchi, che in filigrana lascia intravvedere la sua predilezione per le simmetrie, per il metodo, per i ragionamenti lucidi e pessimistici sull’agire umano. Paragonando gli elementi della poetica kubrickiana ai pezzi presenti sulla scacchiera l’autore dello spettacolo partecipa al gioco, a sua volta, guidando con grande consapevolezza lo spettatore attraverso 15 delle 16 pellicole prese in considerazione. Ci è parso alla fine che solo Spartacus sia rimasto ai margini del discorso, probabilmente per motivi filologici, poiché ritenuto di ispirazione troppo spuria.

Ma per quanto riguarda le interpretazioni degli altri capolavori diretti da Kubrick o il susseguirsi di indizi biografici, notevolissimo è lo studio portato avanti da Barlozzetti. Lo si segue volentieri in ogni excursus, grazie anche alla bella sinergia creatasi sul palco con Enzo Pietropaoli, strumentista di fama che con il suo contrabbasso e con i campionamenti elettronici sa fare autentiche magie, qui funzionali allo stabilirsi di un’atmosfera.

 

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