L’ATLETICO GHIACCIAIA

BENVENUTI RIPORTA IN SCENA GINO, PENSIONATO TOSCANO MALINCONICO E ARRABBIATO

Scritto da: Alessandro Benvenuti
Con: Alessandro Benvenuti, Francesco Gabrielli.
Regia: Alessandro Benvenuti

Gino (Alessandro Benvenuti) è un vecchio pensionato SIP, comunista, mai stato sposato e malinconico. Accanto a lui c’è Andrea (Francesco Gabrielli), giovane impiegato del bar di paese frequentato quotidianamente dal burbero anziano. Gino/Benvenuti, arrabbiato con il mondo, bastian contrario per partito preso e facilmente suscettibile, alterna forme di dialogo a monologhi drammatici, calandosi nella doppia veste di autore e attore: ora recita la parte di un se stesso che racconta la storia del vecchio Gino; ora diventa lui stesso Gino, un memorabile calciatore della squadra popolare dell’Atletico Ghiacciaia. La spalla è sempre il cameriere del bar (Andrea), che asseconda nei ricordi Gino (e il suo autore) facendolo/i sentire meno solo/i, instaurando un dialogo che è anche confronto generazionale nudo e crudo. Sempre insieme a un Fernet e a un pacchetto di “nazionali”.

Benvenuti ci presenta un affresco tipico dei bar di paese, con i giorni tutti uguali, in cui vengono rappresentati con smaliziata e un po’ datata comicità tutte le figure consuete e caratteristiche del paesino di provincia. Gino è allo stesso tempo rancoroso e cordiale, nostalgico della passata gioventù (d’altronde ognuno di noi proietta al passato un mondo sano e felice), risentito contro amici vicini e lontani.

Benvenuti sfodera la sua invettiva con duri attacchi verbali alla società di oggi e al suo sfrenato consumismo, tutto un altro mondo rispetto alla passione civile del comunismo che fu. L’attualizzazione politica risente però degli anni passati e, infatti, il momento più alto dello spettacolo giunge alla fine, quando ormai è tardi e il bar sta per chiudere. Riaffiora il ricordo dei tornei di paese e di un campetto di periferia palcoscenico della gloriosa squadra locale: l’Atletico Ghiacciaia. Benvenuti cattura il pubblico citando ad uno a uno i nomi, e i soprannomi, dell’undici eroico: da “compartimento stagno” a “merdina” passando per “angoscia” e per “svarione” (il portiere), tutti i calciatori vittime designate della creatività popolare e della comicità toscana.

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