
Si è inaugurata il 9 aprile, presso l’ex Gil di Campobasso, alla presenza di Sandro Arco, direttore di Fondazione Molise Cultura e di Antonella Presutti, presidente della Fondazione, la mostra, a cura del critico Antonio Picariello, dedicata al pittore “molisano” Marcello Scarano: “Collecta Gratia”, collezione di grazia, collezione di una più bella visione che un’artista può donare.
In esposizione più di cento tele provenienti da collezioni private rese disponibili per omaggiare questo grande pittore.
Marcello Scarano (1901-1962) è stato il maggiore pittore molisano del ‘900.

Nato a Siena, da genitori molisani, di Trivento, torna diciassettenne a Campobasso per frequentare i corsi di pittura di Nicola Biondi.
La sua linea narrativa lo porta a lavorare su quattro temi: i ritratti, il paesaggio, il lavoro contadino, il sacro.
Un numero considerevole di opere della cospicua produzione dell’artista è rappresentato dai ritratti (e autoritratti) soprattutto familiari (la sorella Silvia in particolare), che coprono il primo ventennio di attività.
Un altro tema, profondamente caro all’artista, è il mondo contadino molisano, sia con i personaggi che con il paesaggio. Tra le sue opere troviamo temi ricorrenti che rappresentano paesaggi molisani, Campobasso con il castello Monforte, Trivento con la valle del Trigno e i casolari, le Mainarde, Termoli e il mare .

I paesaggi molisani gli hanno dato notorietà, tanto che ha vinto il premio speciale “Triennale di Milano” e partecipò anche all’esposizione di Hannover.
Altro filone a lui molto caro è il sacro, affrontato soprattutto nel decennio dal 1930 al 1940, con I Pellegrini, il Mese Mariano, diversi dipinti rappresentanti la Crocifissione, l’Apparizione, l’Annuncio ai pastori, Fuga dall’Egitto ed altri senza titolo.
Marcello Scarano è stato un uomo dalla forte personalità che ha scelto di distaccarsi da quelle battaglie quotidiane che ogni uomo deve combattere per affermarsi ed è proprio per questo forse, che non ha avuto molti riscontri quando era in vita. E’ stato un uomo singolare, moderno, che amava vestire in modo strano, andava in giro con la sua palandrana, la sciarpa colore dell’oro e chiacchierava con tutti. È stato un artista ingegnoso, semplice, schietto, poetico. Chi, tra i molisani del ‘900 lo ha ricordato, ha sempre raccontato di un personaggio intellettuale, scapigliato e originale. Giuseppe Jovine scriveva di lui: “lavorava solitario, quando non montava il cavalletto nelle radure dei boschi di Trivento o di Castelmauro o in altre località campestri o marine della Frentania e della Pentria. lo si incontrava sempre solo, con la sua trasandatezza aristocratica di un estroso, sfuggente bohemien sempre pronto alla battuta salace e divertevole, che gli rischiarava gli occhi profondi e fuggitivi. Viveva apparentemente isolato dai centri direzionali della cultura nazionale, ma consapevole dei problemi dell’arte, ai quali sapeva dare un suo apporto critico originale e motivato“.

Alessandro Masi, storico e critico d’arte, considera Scarano il punto di svolta generativo del processo di emancipazione regionale, diretto all’autonomia e alla distinzione delle arti molisane nel complesso quadro dell’arte italiana del ‘900 e la conclusione egemonica del modello artistico partenopeo.
Una mostra che vale la pena andare a vedere.
La mostra resterà aperta fino al 31 maggio nei seguenti giorni: martedì – domenica ore 9,00 – 13,00/17,00 – 20,00.