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‘O POSTO FISSO
DOMENICA 7 LUGLIO 2024 ORE 21:00
COMMEDIA IN 3 ATTI, IN DIALETTO LARIANESE (RM)
Scritta e diretta da SARA CERACCHI
Con le musiche dei Maestri Andrea Pace e Michele Di Filippo
Con, in ordine di apparizione:
Mirella Caliciotti – Luigi Ceracchi – Matteo Muscedere – Primo Romaggioli – Eugenia Bencivenga – Daniele Di Giacomantonio – Carlo Caliciotti – Andrea Trulli – Aurora Ranieri – Graziano di Giacomantonio
Avevamo conosciuto Sara Ceracchi come donna di spettacolo grazie a un cortometraggio, Come fossi una bambola, in concorso ad Indiecinema Film Festival. Grazie invece al suo spettacolo teatrale Il nero non sfina abbiamo cominciato a prendere confidenza con una promettente realtà praticamente alle porte di Roma, il Teatro Nuovo di Velletri. Ed è proprio al Teatro Nuovo di Velletri che abbiamo fatto ritorno il 7 luglio scorso, per un altro suo spettacolo destinato a chiudere la stagione: O’ posto fisso!
Anche qui, come nel precedente spettacolo, è proprio lei che si è dedicata all’ideazione e alla regia della scoppiettante commedia, muovendosi però da una storia e da un background assai differenti: il padre di Sara, che giorni fa abbiamo potuto ammirare in scena assieme a vecchi e nuovi sodali, è infatti quel Luigi Ceracchi che nel 1994 ha fondato la compagnia teatrale dialettale “O Stegnarello”, votata a esprimersi sul palco in quell’idioma larianese di cui lo spettatore non autoctono può perdersi, magari, il significato di qualche parola, ma del quale ti arriva comunque forte e chiaro il senso più ampio del discorso. Grazie anche a quelle intonazioni ammiccanti, ai pittoreschi improperi e all’eloquente gestualità, di cui gli attori della compagnia sono maestri!
Insomma, prendendosi la responsabilità di questo passaggio del testimone da padre a figlia (prima era proprio Luigi Ceracchi a scrivere ciascuna pièce), Sara Ceracchi ha portato avanti un parziale rinnovamento, ma sempre nel solco della Tradizione. La commedia dialettale non va certo snobbata, anzi, nel corso degli anni abbiamo assistito da spettatori a rappresentazioni invero assai gustose, specie se inserite in una cornice romanesca o campana. Con O’ posto fisso, titolo che sembrerebbe strizzare l’occhio alla poetica di Checco Zalone ma che poi va a parare (anche) altrove, possiamo ben dire che pure il dialetto “larianese” con la sua matrice bucolica ci appare ora perfettamente sdoganato.
Abbiamo citato di straforo Checco Zalone, ma probabilmente l’opera di Sara Ceracchi è più vicina a livello di trama, di messa in scena e persino nello spirito a certi “classici”, quali possono essere le commedie di Eduardo De Filippo oppure Miseria e Nobiltà di Eduardo Scarpetta, sontuosamente attualizzata per il grande schermo e per uno strepitoso Totò da Mario Mattoli. Analogo è senz’altro il tono (non privo di tenerezza) scelto per ironizzare sugli espedienti, sulla tenacia, sulla forza di volontà coi quali una famiglia modesta della zona vorrebbe uscire dalla povertà estrema cui è relegata, agendo talvolta con un pizzico di sconsideratezza. E tutto ciò avviene, naturalmente, attraverso una lunga serie di equivoci, situazioni farsesche, spassosi fraintendimenti, dovuti pure al fatto che lo scombinato capofamiglia, costretto dall’indigenza a campare di piccoli furti, rischierà di far danno proprio a quel lontano parente propostosi quale potenziale benefattore!
Senza scivolare troppo sulla trama, da cui arrivano continue sorprese, in O’ posto fisso si respira un po’ l’aria di quel cinema italiano post-bellico, stile “neorealismo rosa”, capace di suggerire temi sociali risolvendoli però con quel tocco leggero che può riflettere, a volte, la buona volontà dei protagonisti. E qui, a far riflettere ciascun presente e a far prevalere l’umanità dei soggetti coinvolti su una troppo severa applicazione della legge, è proprio la deliziosa epifania della piccola Aurora Ranieri, sul cui ingresso in scena non aggiungiamo altro per evitare “spoiler” di deriva quasi cinematografica. Aggiungiamo semmai che un bel lavoro è stato fatto, a livello produttivo, per quanto riguarda costumi, scenografie e musiche, tutto funzionale a far calare maggiormente il pubblico nel clima vivace e a tratti esilarante del racconto.