HERMAN MELVILLE – MOBY DICK
Direzione Artistica e Regia Enrico Maria Falconi
Coreografie Valentina Varone
Fotografie di scena Massimo Grosso
Con Enrico Maria Falconi, Enrico Maria Falconi, Simone Luciani, Ramona Gargano, Giuseppe Di Pilla, Stefano Grillo, Rachele Giannini, Patrizio De Paolis, Ettore Falzetti, Giorgio Conese, Roberto Fazioli, Andrea Polidori, Attilio Monti, Valerio De Negri, Francesca Genovesi, Matilda Terzino, Alessandra Pagano, Carolina De Nicolò, Virginia Morrea, Claudia Costrella, Simona Falconi, Irene Cannello, Enrico Dandolo, Riccardo Benedetti, Flavio Benedetti, Luciano Alberici, Maria Chiara Trabberi, Paola Trisolini, Valentina Leoni, Andrea Garramone, Federica Corda, Ilaria Pellicone, Riccardo Lecce, Salvo Barbera, Paolo Pirrocco, Asia Retico, Virginia Serafini, Adriana Pignatelli.
Danzatrici Ilaria Curti, Veronica Ligori
All Over Gospel Choir diretti dalla M° Giovanna Ludovici
Roma, Teatro degli Audaci, dal 26 gennaio al 5 febbraio 2017
Al Teatro degli Audaci, una preziosa realtà culturale nella periferia nord di Roma, inaugurato nel 2014, è andato in scena dal 26 Gennaio al 05 Febbraio 2017 “Moby Dick. Me stesso. Cerco.”
Una rilettura che il regista Enrico Maria Falconi dà al celebre romanzo di Herman Melville.
Uno spettacolo interattivo, con oltre 60 artisti tra attori, ballerini, acrobati e cantanti.
Ci si ritrova nella città di Nantucket prima ancora di entrare in Teatro. I vari artisti conducono gli spettatori nell’atmosfera della città, fin dentro la sala, a rappresentare il confine con quella che è la vita in mare.
Lo spettatore si ritrova così in un pontile, ad osservare la vita di terra tra sogni, speranze e tentazioni. Tra il bene ed il male. In un’alternanza di figure che, muovendosi tra le poltrone della platea, informano, avvisano, impauriscono e supplicano lo spettatore prima del viaggio. Fino all’arrivo del giovane Ismael, desideroso di imbarcarsi sulla baleniera “Pequod”, come membro dell’equipaggio agli ordini del capitano Akab, alla ricerca della grande Balena Bianca.
Il Pequod rappresenta, in realtà, la Terra dove l’uomo è il centro di tutto, in perenne lotta con se stesso, alla ricerca spasmodica di verità e traguardi.
La Balena bianca rappresenta la visione del divino, che in realtà non si materializza mai agli occhi dell’uomo, ma esiste in tutta la sua forza.
Il capitano Ackab traghetta il suo equipaggio nel suo essere sia Ulisse che Caronte, ad una fine inevitabile, data dalla sua sete di conoscenza. Non si fermerà davanti a nulla. Nessuna richiesta di aiuto o di supplica ad interrompere il viaggio, lo faranno cedere, anzi il suo enorme dolore, per la sua vita già distrutta, la sete di vendetta e la necessità di prevalere, lo porteranno a scontrarsi con i suoi uomini, ma allo stesso tempo loro continueranno a credere in lui, avendo già legato le loro vite e facendo di questo viaggio personale, una ricerca collettiva.
Un viaggio intenso, forte, tragico, che solo l’essere umano può concepire quando fa di ogni ricerca, di ogni arrivo il suo cammino pesante, senza più guardarsi intorno, senza accorgersi del tempo che passa, delle persone che si incontrano, degli affetti che si perdono, solo ed esclusivamente per arrivare, al suo obbiettivo, ma che in realtà lo porterà ad intraprendere un altro viaggio e poi un altro ancora, perché non c’è mai fine.
Ormai stanchi, travolti dal mare e dall’idea di aver visto la Balena bianca, appare un angelo che piange per l’uomo ed il suo essere perennemente scontento ed in conflitto con il mondo.
Alessia Margot Satin Prodan
1616