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Sipro s.r.l presenta:
I bei tempi andati
liberamente tratto da Harold Pinter
Premio Nobel Letteratura 2025
regia di Gianfranco Tomei
Con Arianna Cigni, Giancarlo Villani, Sabrina Tutone
Scenografia: Debora Troisi
Musiche: Georges Pascal Marchese e Gianmarco Mondi
Teatro Le Salette Vicolo del Campanile 14, Borgo Pio- Roma
Dal 19 al 22 marzo alle ore 21, domenica 23 marzo alle ore 17)

Intro: Viviamo in tempi di nostalgia. Rimpiangiamo i ’90, gli ’80, anche i ’60, e persino i ’50. Lo chiamano “vintage”. Ci siamo dentro un po’ tutti. I nostri tempi non ci piacciono. Facebook, Instagram, Tik tok: molti ne farebbero a meno pur di tornare indietro. Ma i bei tempi sono mai esistiti? Se lo chiede appassionatamente Harold Pinter in questo testo, che appartiene di buon diritto al genere del “teatro dell’assurdo”, da Beckett, Ionesco in poi. Rimpiangiamo i bei tempi, tanto che tentiamo affannosamente di ritornarci, con la chirurgia, con i vecchi video in vhs ecc. Ma non è anche vero che rimpiangiamo soprattutto la nostra gioventù? Ma da giovani, senza tutto quello che abbiamo ora, eravamo davvero più felici? In questo testo c’è il consumismo, c’è il tatcherismo, ci siamo dentro noi, con i nostri rimpianti, le nostre speranze, i nostri inciampi odierni quotidiani. La nostalgia è un universo in cui è davvero lecito immergersi? I bei tempi andati, sono o non sono mai esistiti? E’ lecito andare “a-rebours”, a ritroso, come i gamberi? Lo scopriremo in questo spettacolo dai toni surreali, assurdi, sfumati, ma non troppo. Buona visione

Fare il proprio ingresso in una serata di marzo nel Teatro Le Salette, accogliente antro sito nel cuore di Borgo Pio a Roma, è un po’ come precipitare in una seducente “bolla temporale”, che già aiuta a tagliare i ponti col mondo esterno. Se poi l’obiettivo è immergersi nelle atmosfere di una pièce di Harold Pinter molto ben adattata l’effetto sarà completo.
Ne I bei tempi andati sono tre i personaggi schierati da Gianfranco Tomei, che può vantare esperienze di regia anche in campo cinematografico, a ridosso di una scenografia molto curata in ogni singolo dettaglio: l’interno della casa dove una coppia apparentemente solida sta aspettando la visita di un’amica di lei, persa di vista da anni, potrebbe limitarsi a rievocare nostalgicamente l’Inghilterra di qualche decade fa, rivisitata con ambivalente nostalgia e notevoli punte di acidità dalla penna di Pinter; e invece ingloba anche elementi eterogenei, piccole mitologie pop che valicano le barriere del tempo, scelte ad arte dal regista dello spettacolo, come l’iconica figura di Han Solo interpretata da Harrison Ford o una delle più celebri foto di Yoko Ono e John Lennon abbracciati, che campeggiano su una parete della stanza. Così come diverso è il titolo del film destinato a comparire, come un catalizzatore di ricordi, nelle testimonianze più intime dei tre protagonisti.

Arianna Cigni e Giancarlo Villani formano la coppia rodata, mentre Sabrina Tutone è la donna di successo, spostatasi da tempo col proprio compagno di vita in Italia, la cui “visita di cortesia” è in realtà una bomba a orologeria, che non soltanto rivitalizzerà una serie di antichi ricordi legati alla “Swinging London”, ma finirà per incrinare svariate certezze tanto in lei che nei due coniugi. Già, perché come in altre sue opere Pinter si dimostra conturbante, sottile, ogniqualvolta si accinga a ribaltare i rapporti di forza, a far urtare il maschile col femminino, a far franare la terra sotto i piedi della più opulenta e quieta classe borghese.
Nell’affrontare un tale gigante della drammaturgia Tomei pare aver fatto i passi giusti. Volendo muovergli un appunto, il disegno luci potrebbe essere riveduto, migliorato, in alcune sue parti. In compenso molto valida si è rivelata la scelta e la direzione degli attori: un testo non facile, I bei tempi andati, in cui differenti piani temporali si intrecciano di continuo, correndo all’impazzata dal presente al passato e viceversa, illuminando all’improvviso le più buie stanze della memoria, creando poi ripercussioni immediate sull’esistenza – almeno all’apparenza – ordinaria dei protagonisti; proprio l’interazione puntuale e al contempo sanguigna tra Arianna Cigni , Giancarlo Villani e Sabrina Tutone fa sì che sul palco gli spunti più paradossali non vadano persi, che i dialoghi di maggior spessore scavino nel “rimosso” di ognuno, restituendoci infine di una pièce indubbiamente complessa la natura così spigolosa, penetrante e urticante.
