JAMIROQUAI – AUTOMATON – VIRGIN/EMI – 2017
Produzione: Matt Johnson & Joshua Blair
Formazione: JK – voce; Rob Harris – chitarra; Paul Turner – basso; Derrick McKenzie – batteria; Matt Johnson – tastiere
Titoli: 1 – Shake it on; 2 – Automaton; 3 – Cloud 9; 4 – Superfresh; 5 – Hot property; 6 – Something about you; 7 – Summer girl; 8 – Nights out in the jungle; 9 – Dr. Buzz; 10 – We can do it; 11 – Vitamin; 12 – Carla
Da Rock dust light star (2010) sono passati 7 anni ma la formula vincente di Mr. JK resta: tra funk, disco, acid e non so quanto altro il piedino in movimento ci scappa sempre.
Nella circostanza il leit motive è questa tecnologia che può diventare alienante, questo mondo virtuale che rischia di oscurare quello reale, e stavolta è pesantemente accompagnato da una certa quantità di parti elettroniche, soprattutto nella title-track Automaton, animata da voci cibernetiche ma dotata comunque di un ritmo coinvolgente e mai sfiancante.
A parte un effetto anni ’70 che aleggia fin dall’opener Shake it on, il resto è la ricetta consolidata Jamiroquai, sia nei suoni che nelle immagini, sempre luminose e ammalianti. I suoni tentano con un buon successo di darsi una svecchiata attraverso sintetizzatori, parti elettriche ed elettroniche, ma anche archi e grandi vocalizzazioni di repertorio (Summer girl).
Un paio di episodi over-melodici (Superfresh e We can do it) che non sono i preferiti del sottoscritto ma che comunque ci stanno sempre negli album dei bellissimi di professione, ma restano anche evidenti i tratti caratteristici storici dell’artista in brani come Something about you o Hot property, pompata copiosamente dai bassi, come la progressione finale di Carla a chiudere l’opera.
Fatta eccezione, insomma, per le due pseudo-ballads, è un disco cosparso dei consueti ritmi acid, funk, punk, house o chi più ne ha più ne metta, a volte martellanti a volte un pò meno, talora più pesanti e altre volte più digeribili, ma basta un gorgheggio vocale per riconoscerlo, è lui.
Ennesimo capitolo in cui il nostro metterà in crisi i negozianti quanto alla scelta del genere, e dunque dello scaffale, ove inserire questo album, perchè c’è davvero dentro un pò di tutto, ma molto ben mescolato.
Un album che ha tutti i numeri per accontentare i fans dei vecchi tempi come per acquisirne di nuovi.
Alessandro Tozzi