Museo Macro, 12 Dicembre, Roma
Aperte le residenze degli artisti ospiti del Museo Macro per visionare le opere appositamente create in questo periodo di soggiorno nella struttura e nella Capitale.
Un progetto quello del Macro che favorisce lo scambio culturale e la creazione di opere contemporanee, generando una corrente artistica da trasmettere nel tempo.
Gli artisti in residenza sono Julieta Aranda, Giovanni Giaretta, Francesca Grilli e Hiwa K.
Quattro artisti che si sono cimentanti in altrettanti stili diversi.
Giovanni Giaretta nella sua opera cerca di individuare una specifica fenomenologia e poetica dello sport, traendo ispirazione dal documentario “Le sport et les hommes” di Hubert Aquin, del 1961. Durante la sua residenza al Macro, Giaretta ha realizzato opere video, come “Roundealay”, ovvero un’indagine sulla velocità, il tempo e la forma, girato all’autodromo di Vallelunga, ove sullo schermo è proiettato il video di una macchina da corsa, mentre con le cuffie si può ascoltare il rombo del motore, in accelerazione o decelerazione.
Nell’altra stanza più oscura, vi è il filmato realizzato assieme al campione di tuffi Nicola Marconi, ripreso durante alcuni esercizi, mettendo in evidenza alcuni particolari del corpo, che si torcono e flettono durante l’allenamento, con tutti i rumori di sottofondo dovuti ai salti ed agli atterraggi.
Il progetto di Julieta Aranda invece consiste in una serie di opere per un percorso critico sulle logiche di produzione, sull’agire umano nella contemporaneità e sul controllo sociale.
L’installazione principale prende spunto da un complesso architettonico progettato negli anni Sessanta dall’architetto Mario Pani e danneggiato nel terremoto di Città del Messico nel 1985. “Tlatelolco”, ne riproduce la planimetria, ove l’artista vi inserisce elementi in ceramica. In mostra anche una sedia progettata da Clara Porset, impegnata nella realizzazione di mobili di qualità ma a costi contenuti.
Il progetto di Howa K riconduce alla figura di Nazhad, un artigiano curdo che nella sua fonderia a Sulaimaniya ricicla metalli recuperati da armi e residuati bellici, per produrre nuovi oggetti di uso comune.
Hiwa k, ha rivisto nei cassettoni del Pantheon gli stampi in sabbia che usa Nazhad per le sue fusioni, ed utilizzando la stessa tecnica, ha creato in dimensione reale la cassaforma di un cassettone della cupola dell’antico edificio. L’opera è molto suggestiva, in quanto ogni elemento è curatissimo, seppur composta di sabbia. Al contempo forse fragile, ma conservata con cura.
Francesca Grilli ricerca la relazione tra strumento musicale e la sua funzione sociale, ricreando con il supporto dell’Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi di Roma, una installazione davvero affascinante. Si tratta di antichi fonografi che grazie al metodo di incisione su cilindri in cera, riproducono la voce dell’artista. Ad ogni ascolto, il supporto di cera si consuma, modificando la qualità del suono, fino a cancellare la traccia originale. Il progetto riflette sul concetto di censura musicale in Italia, dando la responsabilità al pubblico di poter attivare e sperimentare il meccanismo censorio.
I vincitori del Premio 6Artista, concepito dall’Associazione Civita e dalla Fondazione Pastificio Cerere per supportare la crescita degli artisti under 30 che vivono in Italia, sono Francesco Fonassi e Margherita Moscardini.
Francesco Fonassi, con “Kollaps, Aufstieg”, presenta una video installazione concepita come una riflessione sulla voce umana e sui suoi effetti nello spazio/tempo.
L’artista infatti si è calato nel sito archeologico della Piramide del Sone sito a Visoko, in Bosnia-Hercegovina, situato all’interno di una montagna. La protagonista del video percorre alcuni tratti ricavati all’interno della montagna, emettendo dei suoni con la voce. Lo studio quindi della voce, che si riverbera nei cunicoli, viene poi tentato di essere riprodotto anche in studio. Ma non solo, poiché la cantante al di fuori della piramide, sulla pianura adiacente, corre verso i microfoni posizionati, emettendo altri suoni.
L’opera sottolinea come il suono sia un fenomeno fisico e culturale, con dinamiche psicologiche che coinvolgono il singolo quanto la collettività.
La Moscardini presenta “1XUnknow”, progetto ongoing composto da una serie di volumi concepiti come altrettanti “kit”, raccogliendo video di monoliti ripresi a camera fissa.
La serie in mostra costituisce il nucleo iniziale del progetto e presenta immagini raccolte lungo l’Atlantic Wall, la linea difensiva edificata tra il 1940 e il 1944 lungo l’intera costa atlantica europea, dalla Francia alla Norvegia, con lo scopo di difendere la “Fortezza Europa”. I bunker dell’Atlantic Wall sono sculture a tutti gli effetti, realizzati attraverso un’unica colata all’interno di grandi casseforme. Estranee a ogni ricerca estetica, oggi risultano ambigue, non identificabili per funzione o epoca o edificazione, che si presentano piuttosto come figure archetipiche.
All’interno del museo vi è inoltre l’opera “Tristanoil” di Nanni Balestrini, un film che si sviluppa in 150 video clip elaborati in sequenze di 10 minuti, con immagini tratte da serie tv americane anni Settanta e Wall Street.
A concludere la mostra “Belvedere”, una rassegna di quattro giorni dedicata all’esposizione dei migliori art book e visual magazine dedicati all’arte, organizzata in collaborazione con lo IED e La Casa delle Letterature di Roma.
Le mostre degli artisti in residenza sono visibili fino al 27 Gennaio 2013, mentre quelle dei vincitori del premio 6Artista, sono visibili fino al 10 Febbraio 2013.