L’eterna bellezza delle opere di Canova sono esposte a Palazzo Braschi fino al 15 Marzo 2020, in un suggestivo percorso espositivo che racchiude il legame tra lo scultore e la città di Roma, con opere straordinarie e di grande impatto visivo.
L’artista lavorò a Roma a cavallo tra il settecento e l’ottocento, diventando la città dove creò moltissime delle sue opere, alcuni delle quali custodite a Roma.
Nelle tredici sezioni del percorso espositivo è possibile ammirare oltre 170 opere, tra quelle di Canova e quelle di artisti che hanno vissuto nello stesso periodo storico, per un suggestivo percorso a lume di candela, così come il Canova amava mostrava le sue opere nell’atelier di via delle Colonnette.
L’allestimento di grande impatto conduce il visitatore alla scoperta di una Roma “insolita”, quella che ha visto per la prima volta il Canova al suo arrivo nel 1779. Un impatto che ha segnato la scultura dell’artista, realizzando delle opere che ancor oggi trasmettono emozioni indescrivibili, confermando Roma città e centro dell’arte moderna.
Non solo statue, ma anche bozzetti, disegni, quaderni e modellini. Il dietro le quinte di un lavoro straordinario dello scultore, ispirato dalla classicità del mondo antico, ma rinnovandolo con le sue sculture, rendendole moderne. Lo scultore però si è sempre rifiutato di fare copie classiche o di intervenire con restauri su opere antiche, poichè le definiva “intoccabili”.
Alcune delle opere in mostra sono poste su di un piedistallo girevole, così come le ha concepite lo stesso Canova. Queste girano, affinchè sia la statua a ruotare, per dare quel senso di movimento e vita. Non è dunque lo spettatore che vi gira intorno, offrendo così un dialogo con il visitatore. Specchi sparsi nelle sale, aiutano nella visione delle opere che ruotano, per una completa visione delle stesse.
Nel percorso espositivo si trovano anche alcuni busti commissionati dallo stesso Canova ad alcuni illustri artisti romani, per contribuire a rendere il Pantheon da chiesa dedicata a Santa Maria ad Martyres a Tempio Laico dedicato agli artisti.
Canova abbandonò Roma all’epoca della Repubblica nel periodo in cui il potere temporale del papato ebbe una temporanea fine. Di questo periodo sono raccolti dipinti, sculture, incisioni e disegni che ne raccontano le vicende.
Dal 1802 Canova diviene Ispettore generale delle Belle Arti dello Stato della Chiesa, e fu incaricato di recuperare le opere d’arte sottratte dai francesi.
Tra le opere in mostra ci sono la Maddalena Penitente, Napoleone Primo Console, il Fauno Barberini e Danzatrice mani sui fianchi. Anche quest’ultima posta su di un piedistallo girevole, in un ambiente rivestito di specchi. Il marmo così si anima, prendendo vita. Come il mito di Pigmalione, innamorato della sua statua Galatea, che si anima.
All’interno della mostra vi è anche una mostra di fotografie realizzata da Mimmo Jodice, che ha saputo catturare attraverso le immagini una rilettura delle opere del Canova, sorprendente ed emozionante.
Altro elemento sorprendente è la riproduzione in scala reale di Amore e Psiche giacente, realizzata da Magister in collaborazione con Robotor, grazie a una scansione 3d del gesso preparatorio della scultura. Un robot ha scolpito poi per 270 ore, un blocco di marmo bianco di Carrara di 10 toennellate.
La mostra è promossa dall’Assessorato alla Crescita culturale di Roma Capitale, prodotta dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Arthemisia, e organizzata con Zètema Progetto Cultura, curata da Giuseppe Pavanello. La mostra è realizzata in collaborazione con l‘Accademia Nazionale di San Luca e con Gypsotheca e Museo Antonio Canova di Possagno.