Fratto X

Antonio Rezza
Antonio Rezza e Flavia Mastrella ad Eclettica Festival

Antonio RezzaRoma, 31 Luglio 2014, Eclettica Festival

Una incredibile folla si è riunita per assistere allo spettacolo “Fratto_X” del duo Antonio Rezza e Flavia Mastrella, presente nel cartellone della decima edizione di Eclettica Festival, manifestazione del tutto auto finanziata ed indipendente che negli ultimi tre anni ha trovato il suo spazio all’interno del Parco delle Energie, sorto nel vecchio complesso industriale abbandonato Cisa-Snia, sulla Via Prenestina. Un complesso che ora, grazie a un emendamento votato nell’ultimo bilancio della giunta capitolina, vedrà trasformarsi per tutta la sua interezza in un parco pubblico, all’interno del quale è sorto anche un lago, della grandezza di circa diecimila metri quadrati.

Un lago che è stato sostenuto e difeso dalla popolazione che lo ha fortemente voluto libero e fruibile da tutti i cittadini e che sembra quindi avvicinarsi verso quella realizzazione di parco cittadino.

Così come la natura nella sua affascinante impresa si riappropria degli spazi, Antonio Rezza e Flavia Mastrella incantano e stravolgono il pubblico con il loro teatro ed i personaggi che lo popolano.

Un teatro (re)inventato, senza schemi e linguaggi tradizionali, frutto della fantasia di Antonio Rezza che, avvolto dalle essenziali quanto funzionali scenografie realizzate da Flavia Mastrella, porta in scena un teatro che si fa beffe dello spettatore televisivo, complice di una tv sempre più povera di contenuti, redarguendo il suo pubblico, quello che guarda al dito e non alla luna, nell’intento di individuare le voci sul palcoscenico, che altri non sono quelle del poliedrico Antonio Rezza.

A bordo di un triciclo, l’attore fa il suo ingresso sul palco, dopo aver atteso che la numerosa folla accorsa potesse finalmente accedere alla platea dopo la fila al botteghino. Il suo gironzolare sul palco introduce subito in un fantomatico mondo, dove nulla può essere dato per scontato e dove le sorprese si susseguono, così come i grandi salti di chi è in scena.

Un’unica voce che diviene multipla, sulle bocche dei personaggi che si susseguono via via, in situazioni sempre più diverse e disparate, ove il filo conduttore di tutto è l’esistenza dell’essere. Quell’essere che interagisce con l’esatto opposto del suo io, quell’essere che si barcamena in un sottilissimo equilibrio precario alla ricerca di risposte che arrivano però da quella stessa voce che gliele pone, insinuando un dubbio, un tranello o forse un complotto?

Di come Rita e Rocco sono alla ricerca di ciò che fa condividere loro la vita insieme, di come persino un pollo con i peperoni possa essere un punto di incontro tra due persone, mentre quell’ansia ti assale all’improvviso, dimenticando che invece te la porti dietro sin dall’infanzia e che crescerà con te, insinuando ancora dubbi ed insicurezze. Uno stato d’animo che accompagna l’uomo dall’età primitiva, quando chino e ricurvo iniziava ad alzare la testa verso il mondo, ma che quell’ansia autoritaria ed autarchica ha cercato in tutti i modi di redimere, volendo per lo più lasciare l’uomo nella sua ignoranza.

Proseguendo verso quella strana storia di uccelletti che volano in alto nel cielo, con salti e sorprese oltre i fluttuanti teli che avvolgono gli attori in un fantasmagorico rituale, di cui il pubblico sicuramente non si aspetta neanche minimamente di vedere, eppure qualcosa apparirà.

Quando finalmente anche il pubblico diventa protagonista di una sorta di favola sull’esistenza dell’uomo, quando Antonio Rezza punta il suo specchio di luce per “colpire” ed illuminare i visi delle persone presenti allo spettacolo, con quella immaginazione che non è ancora svanita, ma è manipolata, alimentata, ricamata ma estremamente divertente, costringendo così nel vedersi e nel sentirsi partecipi di un disegno non voluto, subìto e masticato, dallo stesso pubblico complice e divertito.

La verità è che siamo vittime di un fratto, quel “Fratto_X” che dà il nome a questo spettacolo e che pericolosamente ed inevitabilmente, come in una equazione matematica, suggerisce allo spettatore la soluzione per non farsi eliminare come semplici numeri uguali e che quindi si annullano, ma lasciando all’uomo la possibilità di distinguersi e quindi di non estinguersi.

Letteratura, cinema e arte sono i punti cardini sui quali si scaglia Rezza in questo spettacolo, ma su quella cultura che non è cultura e che viene propinata tale, costringendo quindi lo spettatore ad approfondire e ad elevarsi, per non restare sotto il temibile fratto.

Dissacrando così una società pregna di stereotipi, quella società piatta e consueta, quella società corrotta e malata, quella società che si fa beffe dei nobili animi ma che con la voce di Rezza torna invece a prendersi una rivincita, sbeffeggiandola.

Antonio Rezza è accompagnato sul palco da Ivan Bellavista, il quale si rivela un perfetto volto e una perfetta bocca, dalla quel fuoriesce la voce del genio dell’attore.

Uno spettacolo che fa riflettere sorridendo, talvolta amaramente, ma si tratta pur sempre di una realtà vicina e mai lontana, di una realtà di cui ridere e dalla quale imparare qualcosa per migliorarsi, stretti all’unisono nel cercare di sconfiggere quel “fratto” e lasciarsi coinvolgere in quel misterioso disegno che è la vita, ma pronti ad impugnare la matita ed a cambiarne il tratto, qualora vada in direzioni non opportune.

Antonio Rezza e Flavia Mastrella sono due poliedrici artisti che si compensano e che all’unisono scatenano una forza innaturale, inarrestabile e travolgente, capace di spazzare via quel piattume intellettuale che talvolta si insinua nelle arti.

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