IL MITO DEI BEATLES IN UN FILM

Gli anni di fuoco dei concerti storici

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THE BEATLES – EIGHT DAYS A WEEK – LUCKY RED

Regia Ron Howard

Con John Lennon, Paul McCartney, George Harrison,. Ringo Starr

Biografico, U.S.A., durata 99 minuti, uscita 15 settembre 2016

 

Un film affascinante perchè è affascinante di per sè il contenuto.

Quanti giovanissimi hanno sentito parlare della Beatles-mania? A quanti di loro è stato raccontato delle ragazze che si strappavano i capelli, in piena crisi isterica al passaggio di John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr? Oppure degli aeroporti assediati nella loro trepidante attesa? Bene, tutte queste immagini ora non sono più fantasie, ma sono immortalate per sempre in questo film-documentario che testimonia i pochi ma intensissimi anni di un’ascesa e di un successo senza precedenti, paragonabile al tempo solo a quelli di Elvis.

Di Elvis i quattro scarafaggi, in ripetuti passaggi di loro interviste rilasciate negli anni d’oro, avevano una sorta di “compassione”: lui era solo a dover sostenere il peso di una celebrità di tale dimensione, diversamente da loro che potevano spalleggiarsi in quattro…

beatles3Ma il nodo centrale dell’opera sono naturalmente le immagini di repertorio, perfettamente conservate e/o restaurate, gli stadi pieni, le performances, i dialoghi stessi dei quattro in un’epoca in cui la spettacolarizzazione e l’eco delle cose era molto ridotta rispetto ad oggi perchè senza Internet, senza satelliti, con pochissime emittenti televisive, per lo più nazionali e ancora a beneficio soltanto dei più agiati.

Concerti a pensarci bene improbabili, con l’acustica di uno stadio da baseball, con gli altoparlanti normalmente utilizzati per le inserzioni pubblicitarie; eppure stracolmi, le grida, soprattutto femminili, quasi a coprire le voci e gli stessi strumenti dei quattro. Però sono storia!

Come sono storia certe immagini di studio di come nascono alcuni pezzi, e anche immagini che testimoniano di una sincera amicizia tra i quattro, nonostante gli inevitabili momenti di stress.

Altri elementi del mito sono presenti, come la nascita del famoso caschetto, all’epoca rivoluzionario, oppure lo spiccato humour, un pò British un pò no, di tutti e quattro, nelle conferenze stampa.

Divertente anche ricordare l’apparizione a Milano nel 1965, in compagnia di… Peppino Di Capri!beatles2

Mi ha colpito in un certo senso la mancata menzione del presunto mistero che avvolge l’altrettanto presunta morte di Paul McCartney del 1966, ipotesi macabra che però farebbe abbastanza combaciare i tempi con i 3 anni di interruzione di attività concertistica, dal 1966 al 1969, che secondo la corrente possibilista coinciderebbero con i tempi di “addestramento” del sostituto-sosia. Detto questo, molte circostanze sembrano anche smentire chiaramente la sconvolgente teoria, ma la buona dose di mistero nel rock ci sta sempre bene.

Anche il fatto che la pellicola non faccia cenno all’attività dei quattro dopo il famoso ultimo concerto sul tetto mi ha piuttosto sconcertato, neanche l’assurda morte di John Lennon viene minimamente sfiorata, ma probabilmente la produzione ha voluto focalizzare il ricordo del mito nei pochi anni in cui si è in sostanza creato, con le storiche apparizioni dal vivo, e d’altronde il film viene sottotitolato The touring years.

Forse è meglio così, senza introdurre “ombre” che offuschino un’icona mondiale di cotanta portata.

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