CHI HA PAURA DELLA SOLITUDINE

Al Teatro Tordinona in scena dieci frammenti di uno stesso disagio, portati in scena brillantemente da Cristina Aubry e Oreste D’ippolito

Roma, Teatro Tordinona (Sala Pirandello), 11 novembre 2017

Di: Orlando Placato
Con: Cristina Aubry e Oreste D’Ippolito
Regia: di Anna Maria Loliva
Assistente regia: Benedetta Cassio
Costumi: Piergiorgio Forgione
Date: Da mercoledì 8 novembre a sabato 11 novembre h.21, domenica 12 novembre h.17

INTRO: Non si è soli unicamente quando si è da soli. La solitudine si manifesta più marcatamente quando la gente ti circonda, ma tu parli a te stesso. Questi dieci personaggi sono ritratti grotteschi dell’isolamento di uomini e donne in una realtà fatta di emozioni e vissuti dopati dalla virtualità internettiana e falsi miti. Un sottile filo conduttore si dipana attraverso queste singole vicende semiserie con finale inaspettato. Uno spettacolo per sorridere e riflettere.

Oreste D’Ippolito in scena

Intense, sfaccettate prove d’attore, che vengono poi a comporre un mosaico fatto di reazioni (e relazioni) umane assai diversificate tra loro, ma ugualmente improntate a quel fine e dolente umorismo che sembra dire molto dell’oggi: un presente costellato di solitudini e incomunicabilità, di anaffettività e di ideali in crisi, nonché di risposte esistenziali deboli che spesso lasciano il tempo che trovano. In virtù di uno schema quasi “altmaniano”, volendo riportare quanto visto in scena a un modello cinematografico, i dieci ritratti cesellati con grande sensibilità da Cristina Aubry e Oreste D’Ippolito assicurano una certa coralità all’esplorazione di quel profondo disagio del quale lo spettacolo si fa carico; un disagio ancorato al conturbante episodio che fa da collante all’intreccio, sì, ma che si riflette poi nelle piccole miserie umane espresse sul palco. A volte con sottile ironia, a volte quasi con tenerezza. Per poi confluire catarticamente e con un fare rivelatore in quei titoli di coda che, come a ribadire la piccola suggestione cinefila confessata prima, vediamo scorrere alla fine dello spettacolo.

Cristina Aubry

Il testo di Orlando Placato rappresentato nella Sala Pirandello (del resto abbiamo così tanti personaggi in cerca non tanto di autore, quanto piuttosto di una collocazione nella storia) del Teatro Tordinona, uno spazio raccolto e ben sintonizzato con le emozioni proposte da tale pièce, si avvale peraltro grazie alla regia di Anna Maria Loliva di qualche tocco essenziale, la cui impronta risulta senz’altro congeniale, appropriata. La sobrietà della scena si colora infatti per l’uso calibrato delle luci di quelle piccole sottolineature che accentuano il taglio di volta in volta bozzettistico, grottesco, delicato, piccante dei singoli sketch. E così la bravura dei due interpreti ha modo di essere ulteriormente valorizzata. Ci si può affezionare più a una o all’altra delle brevi parabole esistenziali, caratterizzate da vuoti difficili da colmare, che Cristina Aubry e Oreste D’Ippolito regalano allo sguardo curioso del pubblico, ma tra lampi di comicità anche fisica, meste riflessioni e qualche sorprendente interazione tra loro, il mood così peculiare di Chi ha paura della solitudine contagia ben presto tutta la sala.

 

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