IL TREDICESIMO GOTTHARD

Attivi più che mai nonostante tutto i rocker svizzeri

GOTTHARD – #13- Nuclear Blast – 2020

Produzione: Paul Lani & Leo Leoni

Formazione: Nic Maeder – voce; Leo Leoni – chitarra; Freddy Scherer – chitarre; Marc Lynn – basso

Titoli: 1) Bad news; 2) Every time I die; 3) Missteria; 4) 10.000 faces; 5) S.O.S.; 6) Another last time; 7) Better than love; 8) Save the date; 9) Marry you; 10) Man on a mission; 11) No time to cry; 12) I can say I’m sorry; 13) Rescue me; 14) No time to cry (demo version bonus track); 15) I can say I’m sorry (piano version bonus track)

 

E poi venitemi a dire che il 13 porta sfortuna!

Bastano i primi 4 pezzi per capire che i Gotthard vogliono assolutamente “ripartire”, per usare un termine molto attuale. Ripartire dalle sonorità più rock, in qualche caso ai confini con l’heavy, dopo qualche scombussolamento nella formazione, dal momento che, a parte l’ingresso ormai datato di una decina d’anni di Nic Maeder al microfono al posto del compianto Steve Lee, ora anche il batterista Hena Habegger ha abbandonato la partita, a quanto pare solo momentaneamente, ed è quello che speriamo.

L’urlo di Nic Maeder introduce l’opener Bad news, potente e rock 100%, semplice e diretta, sarebbe stata benissimo in uno degli album storici della band. Ritmi abbastanza forsennati anche per la successiva Every time I die, velocità ben condita dalla voce graffiante di Maeder. Save the date, Better than love 10.000 faces sono gli altri episodi di questo stampo.

D’altra parte, non possono mancare in un album dei Gotthard passaggi più melodici, ballad più o meno dolciotte come Marry you, tutta in acustica, o I can say I’m sorry, accettabile ma che non ripete i fasti di altri lentoni a firma Gotthard.

Però vanno segnalate anche un paio di piccole variabili impazzite: la bizzarra Rescue me, dai vagheggi psichedelici, e la blueseggiante Man on a mission, arricchita di un ottimo guitar solo di Leoni. Per non dire di S.O.S., cover degli Abba, che non potrà che dividere i cultori sia dei Gotthard che degli Abba, ma che personalmente rispetto molto perchè voluta più per capriccio artistico che per tornaconti particolari.

Si può discutere magari sulla copertina, che ricorda la battaglia delle mucche tipicamente svizzera e che non sembra destinata a scrivere la storia, ma andando alla sostanza al tirar delle somme non posso che rallegrarmi di vedere ancora i Gotthard saldamente in sella, dopo tutto ciò che hanno dovuto superare. Grazie per esserci ancora!

Alessandro Tozzi

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