Venerdì 25 agosto il sottoscritto è stato chiamato a moderare l’incontro svoltosi a Nettuno, per la precisione allo Stabilimento Balneare Belvedere, con le due autrici di un singolare, sorprendente volumetto di fiabe horror, le sorelle Natascia e Romina Malizia. La lettura del loro Short Story – Fiabe Horror si era intanto rivelata un’entusiasmante cavalcata tra racconti di sicuro estremi, spaventosi, pregni di dettagli inquietanti, ma al contempo dotati di una morale ben precisa, ed altrettanto forte. Anche la conversazione con le due scrittrici, introdotta col piglio giusto da Manuel Bellino in rappresentanza dei diversi soggetti che avevano organizzato l’evento, è servita a far emergere risvolti senz’altro interessanti, per non dire succulenti, a livello di riferimenti culturali. Da ciò l’idea di proseguire con Natascia e Romina l’analisi della loro opera, nell’intervista che andrete ora a leggere!
Natascia, Romina, potreste intanto riassumerci il vostro percorso artistico e giornalistico, nonché gli interessi principali che vi hanno guidato in questi anni?
Il nostro percorso artistico e giornalistico è iniziato diversi anni fa. Possiamo definirci eclettiche per le molteplici passioni riconducibili tutte all’arte. Il percorso artistico in realtà è insito in noi sin da piccole, abbiamo intrapreso studi d’arte e proseguito con diverse specializzazioni che vanno dalla grafica alla moda fino ad arrivare al giornalismo, dato il grande amore per la scrittura. Abbiamo intrapreso anche studi inerenti al cinema ed il teatro, nostra grande passione sin da bambine. Siamo co-autrici e co-sceneggiatrici del cortometraggio “Anzio dall’Antico al Moderno”, incentrato sulla storia della cittadina, autrici della fantasia teatrale “Notti d’Oriente” e stiamo terminando una commedia sentimentale da mettere in scena in teatro. Siamo state insignite di vari premi ma siamo orgogliose di ricordare il Premio Giornalistico Donna D’Autore 2016 ad opera dell’Ass. AIDE contro la violenza sulle donne. Attualmente oltre ad essere giornaliste per diversi periodici, siamo anche blogger ed imprenditrici della società Ma Press ArtEventi e Comunicazione. Abbiamo deciso di racchiudere nella Ma Press tutte le nostre attività dall’ufficio stampa alla grafica, organizzazione di eventi e spettacoli, produzione cinematografica. Uno dei progetti futuri è quello di realizzare una rappresentazione sia teatrale che cinematografica delle nostre fiabe horror.

Da dove nasce, più in particolare, l’ispirazione per le fiabe che compongono il libro da voi pubblicato, “Short Story – Fiabe horror”?
Per entrambe l’ispirazione nasce dalle fiabe che hanno accompagnato la nostra infanzia, da Italo Calvino, Fratelli Grimm, Fiabe Russe. Il desiderio di realizzare fiabe inedite è stato alimentato dall’esame universitario di tradizioni popolari relativo alla morfologia e le radici storiche dei racconti di fate di Vladimir Propp. Natascia: “Un aneddoto particolare che voglio raccontare è stato l’incontro con Italo Calvino. Era l’anno 1979, io ero piccolissima, i nostri genitori essendo rappresentati di varie case editrici come Einaudi, Editori Riuniti, Mondadori, avevano contatti con diversi personaggi importanti di cultura come Lucio Lombardo Radice, Gianni Rodari o del cinema come Sergio Leone. L’occasione che permise l’incontro fu la ristampa delle Fiabe Italiane, venivano date insieme all’enciclopedia. Italo Calvino venne a casa nostra e fu una grande emozione.” La passione per il genere horror e per il cinema è nato da bambine, il salone di casa si trasformava come un piccolo Cinema Paradiso. Avevamo il proiettore super8, telo sulla parete e partivano le proiezioni dei film di ogni genere, da Zavattini a Mario Monicelli, Alberto Sordi, commedia all’italiana, B-movie, arti marziali fino all’horror di Dario Argento. Come dimenticare Phenomena e Profondo Rosso, l’Uccello dalle Piume di Cristallo. Seppur piccole d’età ci veniva spiegato che in realtà era una finzione, effetti speciali, quindi vedevamo tutto come un gioco. Un caro amico di famiglia lavorava al montaggio a Cinecittà quindi spesso andavamo a trovarlo e ci divertivamo a scoprire le finzioni dei film.
Interessante è anche il modo in cui rivisitate lo schema della fiaba tradizionale. Tra i vostri punti di riferimento vi sono pertanto studiosi come Propp, che hanno analizzato a fondo la materia?

Vladimir Propp è stato molto importante per la comprensione della struttura morfologica di una Fiaba. E’ stato un grande antropologo che ha classificato gli elementi che si ripetono nei racconti di fate oltre ad individuare i rituali di iniziazione descritti ed insiti in ogni fiaba. Abbiamo volutamente stravolto l’idea classica della fiaba dove il personaggio principale aveva un aiutante magico e doveva intraprendere un viaggio per risolvere il problema, porre rimedio ad una sciagura. Nelle nostre fiabe il personaggio principale, la principessa, si libera da solo ed agisce in prima persona senza aiutanti magici, senza attendere l’aiuto del Principe Azzurro. La preda diventa cacciatrice, la vittima diventa il carnefice, si ribella ed agisce in prima persona. La donna stessa viene rivalutata come soggetto forte e coraggioso che uccide il nemico, la strega, il vampiro, il demone utilizzando poteri magici, carismi oppure un’ascia. Si persegue la vittoria del bene ad ogni costo, l’happy end. Ogni fiaba è stata raccontata in modo che ognuno può identificarsi nei personaggi, contestualizzare ed attualizzare il racconto a secondo le proprie esperienze di vita. Vengono descritti vari temi seppur in modo implicito come il bullismo, la violenza sulle donne. I personaggi sono descritti in modo grottesco e le fattezze fisiche rispecchiano la bruttezza della loro anima. Gli elementi di ogni singola fiaba hanno dei significati, come ad esempio la fiaba nella “Torre del Diavolo” è presente Keteb il demone del meriggio, connesso alla tradizione tipica del Sud Italia ma presente anche nell’Antico Testamento. Invece la “Sposa Sanguinaria” ricorda Isabella de Medici che uccideva i suoi amanti in una botola a rasoio.

Molteplici poi sembrano le suggestioni riferibili al cinema horror. Cosa potete dirci a riguardo?
Le stesse fiabe sono state pensate cinematograficamente nella descrizione, e la copertina ha dei rimandi cinematografici. L’immagine in primo piano della mano del licantropo richiama il film Wolfman con Anthony Hopkins mentre cappuccetto rosso rievoca il film Cappuccetto Rosso Sangue. L’accetta posta in mano sta a significare che la vittima diventa cacciatrice e quindi il ribaltamento dei ruoli. La copertina è un paradosso perché in realtà il lupo rappresentato con la mano da malvagio, nella fiaba “Il lupo mangia frutta”, contenuta nel libro, sarà colui che fa giustizia. La suddivisione è stata effettuata in Capitoli nonostante le fiabe siano l’una differente dall’altra e non connesse tra loro. Sono come episodi che compongono un film, il filo conduttore è la struttura della Fiaba, la vittoria del bene ad ogni costo per opera del protagonista. Per alcuni elementi splatter e in parte grotteschi nella descrizione fisica dei personaggi, la suddivisione in capitoli può quasi ricordare Quentin Tarantino, per alcuni tratti può venire in mente Kill Bill, la donna che fa giustizia, si prende la rivincita, uccide colui che è stato causa della sofferenza ed il male gratuito. Il linguaggio è semplice e diretto, facilmente le persone possono immedesimarsi nei personaggi o le storie portandole alla realtà in contesti diversi. Abbiamo voluto distaccarci dai tipici film e racconti horror in cui il mostro, il serial killer, la strega, in qualche modo ritorna oppure avviene comunque un avvenimento drammatico irrecuperabile con la morte di un personaggio benevolo. Vedi ad esempio la saga Venerdì 13 ed Halloween, oppure Drag me to Hell. Diverso invece è il film Shining, ha un finale positivo ed è presente il demone Keteb citato anche nella nostra fiaba “La Torre del Diavolo”.
Riguardo ad altri riferimenti letterari, invece? La legge del contrappasso di dantesca memoria sembra farla da padrone, ad esempio…
Esattamente. Abbiamo inserito un monito finale per chi si comporta in modo scorretto e fa del male gratuito. Ci siamo ispirate alla legge del Contrappasso, il principio che regola la pena che colpisce i rei mediante il “contrario” della loro colpa o per analogia ad essa. Infatti spesso vengono inflitte pene simboliche che la rievocano. Il monito e la morale finale avviene attraverso la pena imposta dal personaggio al nemico. Un esempio di monito finale? Nella fiaba “La Strega Bollita” la megera e la nipote moriranno nello stesso modo in cui avevano progettato di uccidere il bambino monello: “……non bisogna disturbare le anime innocenti, attenti ad essere malvagi ed ingordi, di notte il bambino della vendetta viene a cuocervi e farvi a pezzi.” Invece in “Blat il Supereroe” il bambino soffrirà e perirà a causa della sua sete di vendetta perché “Non tutti i desideri rendono felici”. Le Fiabe che abbiamo ideato hanno un elemento che le accomuna alle Favole ed è proprio l’inserimento di una morale finale, un insegnamento esplicito.
Una domanda specifica per Romina: cosa puoi dirci del taglio così “lombrosiano” dato alle laide figure femminili, che compaiono in fiabe come “le tre sorellastre” e “Lupo mangia frutta”? La presenza di bambini e adolescenti diabolici sembra poi un altro ribaltamento degno di nota.
Condivido con lo psichiatra Cesare Lombroso la teoria secondo la quale i tratti di una personalità criminale sono in relazione con tare e anomalie fisiche. Non è sempre così ma ho voluto appositamente mettere in evidenza, in modo anche grottesco ed estremo, che spesso la bruttezza esteriore non è altro che lo specchio della cattiveria e malvagità insita nell’anima. Ci sono molti esempi simili nella vita quotidiana di ognuno di noi, dai vicini di casa, conoscenti, amici, parenti. In modo particolare nella fiaba “Le Tre Sorellastre” metto in evidenza la malvagità insita in molte donne che hanno un’invidia perpetua, ciò le porta ad essere dei serial killer che cercano di distruggere la vita del malcapitato o della malcapitata verso la quale provano odio. Addirittura emulano la persona invidiata utilizzando i suoi stessi abiti o cercando di privarla dell’amato. Invece ne “Il Lupo Mangia Frutta” viene uccisa una bambina demonietta. E’ un paradosso. Sta a simboleggiare che l’apparenza inganna, spesso chi appare innocente non lo è, riceviamo tradimenti e sofferenze proprio da chi riteniamo il meno sospettabile. S. Agostino nelle “Confessioni” cita la presenza dell’invidia già nei bambini, la naturale inclinazione al male è già presente a causa del peccato originale. Esistono bambini con indole buona ed altri con l’inclinazione al male marcata. Vedi Caino e Abele. Accade anche nei film spesso e volentieri la rappresentazione dell’anticristo oppure di Lilith tramite le figure di bambini. Il Lupo in questo caso non è cattivo ma colui che fa giustizia.
Riallacciandoci subito a temi adolescenziali e quindi al bullismo, con quello sguardo così eccentrico rivolto allo stesso mondo del fumetto e dei comic movies, in “Blat il Supereroe” abbiamo individuato idee particolarmente originali. Cosa ti ha spinto a creare un personaggio del genere, Natascia?
Ho voluto toccare il tema del bullismo dal punto di vista di un bambino goffo, cicciottello che subisce le angherie dei compagni di scuola. Soltanto che la sofferenza inflitta fa si che anziché soccombere o cercare giustizia medita vendetta e ciò lo porterà a pagare per la sua stessa mano. In certe situazioni bisogna assolutamente reagire ma farlo nel modo sbagliato porta comunque alla rovina. Ho scelto le blatte come animale da lui preferito ed amato perché hanno un significato particolare. Lo scarafaggio è un animale primordiale, che suscita paura e disgusto. Simbolo del caos, della povertà, ma anche di fortissime capacità di sopravvivenza. Infatti nelle storie tradizionali africane lo scarafaggio rappresenta “l’eroe degli oppressi”, ed è proprio questo il simbolo di Blatt. Le sue intenzioni erano quelle di rivalutarsi, essere un “supereroe”, l’eroe degli oppressi, grazie alle sue amate blatte. Ma l’idea della rivalsa si è trasformata in qualcosa di oscuro, utilizzare gli scarafaggi per uccidere i bulli. Non riuscendo a gestire le blatte assassine diventa lui stesso vittima del suo progetto malvagio, questo perché nella vita bisogna stare attenti a ciò che si desidera. Ogni azione ha una conseguenza e questo spesso e volentieri viene dimenticato. Come evidenzia il monito finale: “Non tutti i desideri rendono felici”

Per finire, avete per caso altre fiabe nel cassetto, oltre a quelle pubblicate?
Non escludiamo di pubblicare in futuro altre fiabe horror, delle fiabe per bambini oppure un breve saggio sulle simbologie presenti nelle Fiabe. Ci piace spaziare tra i vari generi letterari. La prossima pubblicazione sarà un romanzo soprannaturale in cui sarà presente la lotta tra il bene ed il male. Grazie per l’intervista e buona lettura delle nostre Short Story Fiabe Horror.