Più di un decennio dopo essere emersa dalla scena del footwork del Midwest, Jlin sembra ancora che abbia appena iniziato.
Attraverso tre album tra il 2015 e il 2018, si è dimostrata capace di ritmi astratti da capogiro, strumentazione tradizionale che rimpicciolisce il globo e persino una colonna sonora di danza moderna minimalista ambient.
Sulla title track del suo primo vero disco da solista in tre anni, Jlin mostra ancora una volta l’imprevedibilità che è stata la sua forza.
È difficile immaginare che questa canzone, originariamente scritta per un gruppo di musica classica contemporanea, venga suonata da mani umane; è un esercizio di caos controllato che rivela Jlin nella sua forma più massimalista e audace di sempre.
Sotto un synth ronzante, gli iperritmi di “Embryo” rimbalzano in una costante metamorfosi.
Antonio Alberto Di Santo