LA LAVORAZIONE DI “THE NEW POPE”

Sul set con Paolo Sorrentino e John Malkovic
Appuntamento prestissimo in un luogo storico di Roma, arrivano piano piano tante, tantissime persone, tutte diverse, tutte con un volto “comune” ma che comune non è. Sono tutti vestiti in maniera informale, alcuni si conoscono fra loro, si salutano, scherzano, altri fanno amicizia in quel momento, altri si siedono su delle sedie messe a disposizione, poi dietro indicazione di uno staff di ragazzi vengono fatti accomodare in una sala, in fila, per firmare.
Chi sono tutte queste persone? Che ci fanno il mattino presto in uno dei luoghi storici di Roma? Chi li ha spinti lì?
Fra loro ci sono anche io. Anche io mi metto in fila per firmare. Da un’altra sala a parte spunta qualche suora, dei frati, dei sacerdoti. Uno di loro fuma, anche la suora lo fa. Qualcosa stona, non quadra. Nonostante l’aspetto monacale, quelli non sono realmente servi di Dio, ed io sono come loro, una comparsa. Una folla di comparse, che devono far rivivere una piazza San Pietro gremita, con abiti pesanti invernali, nonostante sia Aprile e faccia già caldo.
Pazienza, suderemo, infondo è il nostro lavoro la pazienza, una comparsa ne deve avere in grandissima quantità, perché oltre alla disponibilità è la caratteristica principale. Ore ed ore ad aspettare che si giri, scene che si ripetono finché tutto non è perfetto.
Dopo qualche ora arriva anche Paolo Sorrentino il regista, dà disposizioni e si entra nel vivo della giornata, il film è “The New Pope”, il protagonista è John Malkovich, è lui che interpreta il nuovo papa. Siamo in via della Conciliazione, e lui arriva in papamobile, dei turisti si emozionano perché credono che sia realmente il vero papa, tentano di avvicinarsi a noi, credono che siamo veri fedeli, sorridono ai finti (ma per loro veri) pretini e suore, e si infilano fra il già poco spazio libero fra noi. Uno dei capogruppo della produzione li vede e spiega loro tutto e li invita ad andare via, i turisti se ne vanno alzando le mani in cielo in segno di scusa ridendo. Noi continuiamo il nostro lavoro dietro le indicazioni della produzione. Finché le scene vengono tutte ultimate.

Dopo qualche giorno veniamo richiamati per altre scene, in un altro luogo storico di Roma. La giornata in quell’occasione è stata lunga, lunghissima e faticosa, fino ad arrivare alla sera dove sono state girate scene notturne, dove si piangeva di emozione. Fra i fedeli scelti per essere inquadrati commossi c’ero anche io, la truccatrice ci ha fornito di lacrime artificiali, che si sono mescolate alle mie vere, perché il regista per aiutarci ad entrare nella parte ci diceva di pensare ad una cosa estremamente triste, per me è stato facile trovare la tristezza nel cuore, perché sono in un momento delicato della mia vita, sono affiorate quasi con sollievo, erano nascoste e latenti. Fare la comparsa è un lavoro molto umile ed anche duro in alcuni casi. Sei un numero, sei un volto, sei parte della scenografia, eppure  è estremamente bello essere parte di quel quadro. La produzione di New Pope aveva fra sé uno staff di giovani che aiutavano a far sì che quel quadro fosse perfetto. Incitavano quando dovevano, ci istruivano su cosa fare, sempre mantendosi sereni e sorridenti. Un grosso lavoro di squadra che si trasformerà nel  capolavoro che vedremo presto poi su Netflix.
A fine scena notturna ho firmato e son venuta via distrutta, ma senza pensieri. Perché le giornate sul set ti assorbono proprio i pensieri ed è un’altro aspetto positivo, quelle ore si vive sospesi in una bolla. Come si entra a far parte di un cast e di un gruppo di comparse? Con dei provini, come quelli che ho fatto io, a volte durano ore, sotto il sole, solo per scattare foto e per parlare due minuti e per lasciare le tue generalità. A volte ti chiamano quando tu hai completamente dimenticato di averlo fatto, a volte ti chiamano un giorno per l’altro come è successo per la serie Baby2, in cui ero una semplice ed elegante signora pariolina che passeggiava a braccetto di suo marito(in scena) che poi ripassava parlando al cellulare. Una scena piccola, ma che ha portato via un’intera giornata di lavoro.
La pazienza, tanta, il tempo si dilata, si chiacchiera con altre comparse, ci si racconta, si mangia insieme il “cestino” mentre gli attori  poco più avanti fanno la stessa cosa fra loro. Un mondo a parte, una dimensione dove tutto è fiction, che ha dei ritmi suoi, ed una sua aria, tutto é dilatato, ed il tempo è relativo. Mi piace moltissimo, ed io ho pazienza da vendere.
Marzia Bortolotti 
Le foto sono state prese da scatti che sono apparsi sul web.
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