LA MUSICA CHE COSTRUISCE – intervista a Francesco Paniccia

Francesco Paniccia è un interessante pianista e compositore italiano, al quale il nostro quindicinale ha già dedicato un’intervista in occasione della presentazione romana del suo album “No More Words”, edito dalla radio emittente indiana Sanathana Vani. Lo intervistiamo nuovamente, a distanza di quasi tre anni, per parlare della situazione attuale della musica nel nostro paese e dei suoi progetti artistico/didattici.

SulPalco: Francesco, quello in cui viviamo è un tempo incerto e complesso. Questa emergenza sanitaria mondiale ha dato un tremendo scossone alla vita, i pensieri e le abitudini degli esseri umani. Come vedi la situazione della musica in pandemia e dei concerti fatti da remoto coi teatri vuoti ?

Francesco Paniccia : La musica dal vivo si fa con la presenza di un pubblico in carne ed ossa e di uno scambio energetico tra palco e platea. È vero che i concerti online sono l’unica possibilità, talvolta retribuita, a disposizione dei musicisti di suonare senza rinunciare all’aspetto performativo. Ma il concerto senza un pubblico in presenza è come una macchina in un mondo senza strade, o un armadio senza vestiti da contenere; viene meno lo scopo per cui la musica dal vivo è nata.

È il “contentino” che si dà agli artisti per giustificare la prolungata e “coatta” chiusura dei teatri. Mi esprimo in questo modo perché ritengo che al nostro settore sia stata applicata una severità ed un rigore eccessivi, per certi versi ingiustificati. Il rispetto delle misure anticovid, le mascherine obbligatorie ed i distanziamenti sul palcoscenico e in platea sono aspetti che ho toccato con mano nell’ultimo concerto fatto lo scorso 2 ottobre (ospite della rassegna patrocinata dalla Regione Lazio “Sentieri Interrotti”).

Lo zelo nell’applicazione dei protocolli in teatro è stato evidenziato anche dal grande Riccardo Muti in una recente intervista. In essa il maestro auspicava la prossima riapertura delle sale da concerto e degli stessi teatri,  definiti come luoghi fondamentali per lo “spirito” e totalmente “sicuri”.

Certamente lo sono  più dei centri commerciali e dei mezzi pubblici nelle ore di punta o di alcune aule nelle scuole dell’obbligo, dove mi capita talvolta di insegnare; ambienti con molti più assembramenti e pericoli dei nostri auditorium. Credo, però, che a decidere della vita e la morte dei concerti, siano quanti in teatro non vanno neanche a vedere le recite scolastiche dei figli, dunque è quantomeno “ingenuo” aspettarsi acume e lungimiranza da chi è totalmente all’oscuro dei fatti. Il danno subito dal già agonizzante comparto dello spettacolo è ingente, non solo per gli addetti ai lavori, ma per lo stesso pubblico che viene così privato, in un momento storico “terrificante”, di strumenti culturali e spirituali fondamentali.

SulPalco: Cosa puoi dirci della tua attività didattica? È realistico pensare che la musica oggi, come lo fu per il passato, possa favorire la crescita, l’intelligenza e lo sviluppo di una coscienza critica?

Francesco Paniccia :Insegnare e’ un privilegio; farlo nelle accademie musicali, dove si gettano le basi di eventuali e futuri percorsi professionali, una grossa responsabilità. Attualmente lavoro in due scuole: una di solida tradizione che è l'”Accademia Nova” di Roma, l’altra di recente, intraprendente concezione che è “Artmusicolistic” di Guidonia. In esse insegno il pianoforte a più di 20 allievi che vanno dai 6 ai 70 anni di età.

Le possibilità didattiche e i percorsi edificabili sono tanti, e vanno creati in seno al rapporto che si instaura con ogni allievo, nell’aiutarlo a trovare la propria strada musicale ed il proprio veicolo per percorrerla. La parola d’ordine è “empatia”. Se l’attenzione e la cooperazione reciproca tra maestro e allievo è alta, i risultati possono essere sorprendenti, a prescindere dai rispettivi background, aspirazioni, età anagrafica.

L’unica possibilità che abbiamo, per non cedere al “fondo” nel quale ci stanno trascinando, è quella di educare al bello quante più persone possibili, con un occhio particolare alle giovani generazioni, cui andrà il compito di fondare un mondo nuovo. Poiché quello che abbiamo vissuto fino ad oggi è ormai al collasso. La musica, in questo contesto, può giocare un ruolo di primo piano, forse ancor più importante e delicato che in passato. Deve essere parte attiva di un processo di costruzione del futuro.

SulPalco: Cosa ti auguri e quali sono i tuoi sogni nel cassetto ?

Francesco Paniccia :Spero si possa tornare a suonare dal vivo e all’insegna d’una autenticità espressiva legata alla profondità, senza cedere, come troppo spesso accade, alle logiche del marketing e dell’immagine. Vi sono troppe incursioni da parte di musicisti pop e jazz nella musica classica e viceversa, frutto di operazioni puramente commerciali; troppi acrobati delle sette note e acclamati sex symbol privi di una poetica musicale che non onorano né il pubblico né la musica. Per non parlare dei tanti “bluff” protagonisti del panorama, almeno quanti sono i musicisti “veri” a spasso.

E sciabbole stann’ a:a ca:s: e i foder: cumbátt:n” direbbe un mio amico napoletano. Tutto questo deve cambiare. A me stesso auguro di poter continuare a suonare, insegnando con generosità a quanti mi si affidano perché impartisca loro un’educazione musicale. Il sogno nel cassetto è di poter concretizzare un progetto artistico al servizio di soggetti socialmente “svantaggiati”; progetto in cantiere da più un anno e che questa pandemia ha messo malamente in standby. Ma non demordo. Tutto il resto sapremo dircelo tra qualche tempo, che spero essere un tempo di rinascita per il mondo e per il nostro paese in particolare.

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