LO SGUARDO DELL’ABISSO

Gli incubi di Enrico Luceri nel suo nuovo romanzo: il famoso giallista romano si cimenta questa volta con le tematiche horror

Biblioteca “Nelson Mandela”, Roma, 18 giugno 2019

Quando due mondi collidono. E’ questo uno spunto ispirativo visto molte volte in opere letterarie, cinematografiche e teatrali che, quando sapientemente sfruttato, diventa interessante e avvincente.
Parte da qui l’idea di Enrico Luceri, giallista, per il suo ultimo libro Lo sguardo dell’abisso, Edizioni DrawUp. Prolifico autore e già firma di numerosi romanzi (il suo quinto Giallo Mondadori uscirà ad ottobre col titolo Le notti della luna rossa) ha vinto nel 2008 il prestigioso “Premio Tedeschi” con il titolo Il mio volto è uno specchio.

Il suo nuovo lavoro, un thriller che vira decisamente su tematiche orrorifiche, è stato presentato il 18 giugno scorso alla biblioteca “Nelson Mandela” di Roma, non a caso nell’ambito degli incontri che fanno da cornice al Fantafestival, mostra internazionale del film di fantascienza e del fantastico.
Durante l’evento, moderato dalla scrittrice Cristiana Astori (Tutto quel buio, Elliot Edizioni), l’autore spiega infatti la sua fascinazione per le ambientazioni horror e per le ispirazioni che possono sovente giungere dal mondo onirico, dalle suggestioni che non ci abbandonano neanche al risveglio, sottolineando come “da che io ricordi, in vita mia non ho fatto che incubi”.

Enrico Luceri con Cristiana Astori

Nel racconto, il sipario si alza su due vicende apparentemente diverse e diametralmente opposte ma che, molto presto, giungeranno a incrociarsi con effetti drammatici. Andrea Prévost è la scrittrice horror italiana più celebre, ma è tutt’altro che un personaggio in vista. Nella vita privata è dimessa, quasi anonima: Luceri spiega come sia quel genere di persona che, probabilmente, nessuno noterebbe ad una festa e nessuno ricorderebbe. Vive in modo riservato nella sua villa di campagna, nei pressi di una non specificata città di provincia dell’Italia centrale e, dietro il suo apparire falsamente innocuo, nasconde una fervida fantasia, un’immaginazione sfrenata che le permette di inventare interi mondi e narrazioni memorabili. Monica Gambardella, invece, è una ragazza che è ancora una dilettante nell’ambiente letterario, è spregiudicata ma, soprattutto, è estremamente ambiziosa e desidera diventare essa stessa la più importante scrittrice horror italiana. Per fare questo però, bisogna sporgersi verso l’abisso e, come dice Nietzsche, lo sguardo che l’abisso ci restituisce può essere fatale. Lo scontro è servito.
Incalzato dalle domande della Astori, Luceri svela come in entrambi i personaggi ci siano elementi del tutto autobiografici: nei suoi incubi, come probabilmente in quelli di molti di noi, si fanno spesso largo alcuni infelici ricordi, non di rado riguardanti l’infanzia. E’ ad alcuni suoi traumi e brutti ricordi di quando era piccolo che si è ispirato quando ha preso a tracciare il passato della Prévost, mentre sono gli incubi l’ispirazione per i lavori con cui la Gambardella si cimenta nel campo della letteratura horror. Come brillantemente sottolinea lo stesso autore “se le due donne sono due facce della stessa medaglia, io sono la medaglia stessa”.

Presto è il momento di dare la parola al secondo ospite del tavolo, Antonio Tentori, anch’egli poeta, saggista e scrittore oltre che sceneggiatore cinematografico per alcuni grandi registi come Lucio Fulci e Dario Argento. Grande esperto di cinema di genere italiano, Tentori non manca di sottolineare il talento dell’amico per le atmosfere tipiche dei racconti del brivido: non dimentichiamo, infatti, che i due hanno già in passato sperimentato tematiche decisamente oscure nel racconto a quattro mani La voce del buio, Mondoscrittura 2017, in cui le vicende hanno luogo in una tetra casa di riposo per anziani.

Infine, alcune riflessioni sul mondo dei libri e sulle ispirazioni che scaturiscono dal piacere della lettura. Luceri ci indica un titolo che lo ha colpito in particolare e, un po’ a sorpresa, scopriamo che non è un giallo né un racconto del mistero. Si tratta de Tra la perduta gente, di Enzo Fontana, che ci narra gli ultimi giorni del poeta Dante il quale, nel 1321, dopo aver contratto la malaria tornando da Venezia, si ferma a Ravenna per affrontare la morte e risolvere (e riscoprire) il rapporto con i suoi tre figli Pietro, Iacopo e Antonia. Non è ovviamente l’unico libro ad aver impressionato il nostro giallista, ma è certamente il primo titolo che preferisce citare, aggiungendo poi un’osservazione sul suo rapporto con i libri che indica come “quasi feticistico”. Considerando infatti il periodo preciso in cui leggiamo un volume, riprendendolo in mano dopo anni riusciamo a risvegliare i ricordi che ci legano a quella prima lettura, i libri divengono così una sorta di memoria della vita, un mezzo per rievocare precisi istanti. Tentori è d’accordo con questa interpretazione, spingendosi a definire addirittura “morboso” il suo rapporto con il mondo cartaceo.

Si chiude con una interessante riflessione di Luceri che, dopo aver narrato di un suo incubo recente (dalle atmosfere inquietanti) ci spiega come la paura non sia qualcosa che lo scrittore debba creare. La paura in effetti non si crea, esiste già, esiste in ognuno di noi. Tutti temiamo qualcosa, la paura è una compagnia costante delle nostre esistenze, anche se non ce ne accorgiamo. All’abile scrittore sta semplicemente il talento di rievocarla con la maestria della penna.

C’è tempo per un’ultima interessante sortita letteraria. Il giovane Giulio Hieu-Cecchini, dodici anni, ci legge il suo Till Death, che gli ha permesso di arrivare in finale al concorso “AAA Cercasi Fantascienza“, rivolto agli studenti delle scuole medie. In esso, un lontano discendente dell’astronauta Neil Armstrong si trova a dover guidare una disperata lotta contro una possente flotta di invasione aliena, un breve racconto che vale gli applausi della sala e i complimenti dello stesso Enrico Luceri.
Ci piace immaginare in questo un buon auspicio e un roseo futuro per il giovane aspirante scrittore.

Massimo Brigandì

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