MUSEOLOGIA E TRADIZIONE

Uno sguardo sullo stato di salute della museologia in Italia, lanciato con competenza e passione

 

museologiaetradizioneTitolo: Museologia e Tradizione
Autore: Riccardo Rosati
Presentazione: di Claudio Tedeschi
Postfazione: di Gianfranco de Turris
Editore: Edizioni Solfanelli
Pagine: 128
Costo: € 11,00
Pubblicazione: 2015

Intro: Museologia e Tradizione, due termini complessi, considerati, specialmente il secondo, quasi «ostili» da una società massificata e restia alle definizioni come quella in cui viviamo. L’autore, attraverso i contributi apparsi negli anni nella sua rubrica tematica sulle pagine de “il Borghese”, ci mostra invece come non possa esistere una vera conoscenza museale, se privata della comprensione della tradizione universale dell’essere umano. Articolo dopo articolo, Rosati affronta la modernità, criticandone le ipocrisie e, cosa ancor più grave, la mancanza di vero afflato per la cultura.
Un testo che ci fa scoprire tanti tesori nascosti del panorama museale italiano, il quale non ha rivali al mondo, ma che è purtroppo assolutamente negletto, spesso a causa della cecità degli addetti ai lavori.

“Il mondo è pieno di bugie”
Yoshida Kenkō

Questa affermazione di Yoshida Kenkō, uno dei più notabili autori giapponesi della cosiddetta letteratura buddhistica, compare proprio nelle primissime righe del paragrafo in cui Rosati descrive uno dei tanti scempi attribuibili al cinismo, all’incompetenza, all’incuria e alla rete di meschini interessi cui soggiace fin troppo spesso la salvaguardia dei beni culturali in Italia, specie nei momenti di maggior emergenza. Se l’immagine di una realtà costellata di bugie può essere quindi considerata un archetipo universale, il degrado della cultura nell’Italia di oggi pare offrirne da solo parecchi esempi. Ma per quanto la vis polemica dell’autore ci sia già nota da altre pubblicazioni, un libro come Museologia e Tradizione non si nutre solamente di essa. Al contrario, questa variegata raccolta di articoli e saggi pubblicati nel corso del tempo in un’apposita rubrica de Il Borghese riesce, innanzitutto, a tastare il polso di una realtà tanto ricca e virtuosa quanto, ahinoi, poco nota a gran parte dei nostri connazionali: ovvero il meraviglioso tessuto di musei e collezioni artistiche, che costella in lungo e in largo la penisola italiana.

Riccardo Rosati
Riccardo Rosati

Sono tesori molto spesso dimenticati, ignorati, valorizzati poco o nulla da politiche culturali incerte o colluse, macchiate negli ultimi decenni dall’arrogante insipienza delle sinistre di governo o del berlusconismo rampante. Ciò che un establishment culturale mediocre e una classe politica priva di scrupoli hanno in pratica nascosto sotto al tappeto corrisponde, in realtà, a una delle principali ricchezze del paese. Sì, perché quella straordinaria rete di musei disseminati lungo tutto il territorio, cui si accennava prima, testimonia la grandezza e l’unicità del patrimonio culturale in un modo che richiederebbe ben altra considerazione. E Riccardo Rosati un’attenzione del genere, a tale ambito di studi, gliela riserva già da parecchio. Yamatologo, critico cinematografico, appassionato di arti marziali, non si può certo dire che l’autore del libro scarseggi di interessi. Ma qui è in qualità di museologo che si esprime, con una competenza e una passione che saltano subito all’occhio. Non è soltanto la precisa mappatura di luoghi, delle loro storie, delle situazioni in cui versano attualmente, ciò che colpisce il lettore. A sedurre definitivamente è semmai l’ampiezza delle problematiche e delle dinamiche culturali che una simile ricognizione spinge ad analizzare.

Le tre sezioni di cui si compone Museologia e Tradizione (“MUSEOLOGIA” – “I MIEI MUSEI” – “ATTUALITÀ DEI BENI CULTURALI”) introducono del resto questioni diverse, ma complementari, che contribuiscono ad offrire un’immagine del museo sempre più sfaccettata. Rosati offre esempi pertinenti della ricchezza delle nostre esposizioni permanenti, commentando ad esempio con grande cognizione di causa tratti specifici delle pregiate collezioni orientali di cui è grande conoscitore. Ma non si limita certo a questo. Nel corso della pubblicazione si parla anche dell’assetto giuridico dei musei, dell’avvento delle fondazioni, di come si possano recuperare opere d’arte trafugate e portate all’estero in altri frangenti storici, di personalità colpevolmente rimosse ma estremamente importanti della cultura italiana, di ostacoli posti dalla politica e da certe nicchie di intellettuali disfattisti e/o ignavi a una seria valorizzazione del nostro immenso patrimonio artistico. Si parla di questo. E di molto altro ancora. Ma sempre con quella attenzione a documentare le proprie affermazioni, con quei lampi di ficcante ironia e con una passione per la materia così genuina, da far sì che un lettore non indifferente al Bello e al valore della ricerca ne resti comunque suggestionato ed incoraggiato a esplorare di più tali realtà.

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