SONO TORNATO

Remake del film tedesco "Lui è tornato" (Hitler), la versione italiana immagina il ritorno ai nostri tempi di Benito Mussolini.

GENERE: Commedia 
ANNO: 2018
REGIA: Luca Miniero
CAST: Massimo Popolizio, Frank Matano, Stefania Rocca, Gioele Dix, Guglielmo Favilla
PAESE: Italia
DURATA: 100 Min
DISTRIBUZIONE: Vision Distribution

TRAMA: Remake del film tedesco “Lui è tornato” (Hitler), la versione italiana immagina il ritorno ai nostri tempi di Benito Mussolini.

28 aprile 2017, nel bel mezzo di Piazza Vittorio, quartiere emblema della Roma multietnica, si materializza il Duce in persona, risorto 72 anni esatti dopo la sua morte. Mussolini si guarda un po’ intorno, si sente smarrito, gli sembra di essere a Roma ma attorno a sé vede tantissima gente di colore (“sono ad Addis Abbeba?” si domanda). Comincia a vagare per la città e a notare i cambiamenti che nel frattempo sono avvenuti, quindi incontra casualmente un aspirante reporter, che lo crede un attore impegnato a recitare la parte del dittatore fascista. Il Duce, visto il paese allo sfascio, decide di riprendere in mano la guida dell’Italia. Per farlo accetta di condurre un programma televisivo nell’emittente in cui lavora il giovane reporter. Attraverso il mezzo televisivo, Mussolini è di nuovo pronto a parlare alle masse. Ma gli italiani stavolta saranno pronti a dargli credito?

Il film è un remake della commedia tedesca “Lui è tornato”: alla figura del Führer, il regista Luca Miniero sostituisce quella del Duce per ovvie ragioni. Il filo logico è il medesimo: come reagirà la gente alla visione del dittatore? Francamente le reazioni non sorprendono: sia le persone che si sentono profondamente antifasciste sia le persone che si professano con convinzione fasciste hanno nei confronti del Duce (interpretato molto bene da Massimo Popolizio) un atteggiamento di “serena” empatia. Lo sfottò “da sinistra”, l’aspirazione ai “tempi che furono” per quelli di destra. Ovviamente tutti sanno che si tratta di un fake, per cui onestamente si fatica a trovare un senso a queste operazioni cinematografiche (e storiche?). Sia chiaro: vale per il remake italiano, quanto per l’originale tedesco.

L’elemento satira non emerge (il film risulta troppo “politicamente corretto”, il che appare onestamente incomprensibile), anzi si adagia su una sorta di innocuo qualunquismo. L’aspetto “pedagogico” risulta ben lontano dall’essere raggiunto, vanificando di fatto tutto l’interesse per la domanda iniziale.

La figura di Mussolini si esprime per frasi fatte (quelle coniate durante il periodo fascista che sono diventate espressioni di tutti i giorni), ma tolte dal contesto del ventennio diventano dei semplici aforismi, perdendo il loro reale significato e di conseguenza la loro potenziale efficacia sulle persone incontrate. Nel tentare di mettere in guardia dalla deriva autoritaria degli ultimi anni, la pellicola mostra la debolezza delle sue tesi: difatti, non affronta l’ideologia politica del Fascismo inteso come tale, ma ne sottolinea le storture personalistiche e retoriche. Analisi frutto di una certa superficialità di chi, per giustificare la crisi di sistema di oggi, compie improbabili proiezioni storiche. Il partito fascista fu un partito che dagli albori professava la distruzione della democrazia con metodi violenti, anzi la violenza era uno degli elementi fondanti dell’ideologia fascista e dell’Uomo Nuovo che il regime voleva creare. Per fare questo si era organizzato in “partito milizia”, con un’organizzazione militare. Proiettare oggi il fascismo nell’attuale situazione politica italiana appare senza dubbio un’operazione di mera propaganda politica e mette solo in luce come la mancata conoscenza della storia sia così estesa anche a un livello culturale maggiore. A mancare davvero sono le innovazioni di pensiero, capaci di capire il presente e immaginare il futuro senza rifarsi agli schemi del passato.

Il frame in cui Mussolini critica la mancanza di ideologie durante la visita a un circolo neofascista è la sintesi più efficace e perfetta.

 

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