GIULIA ARGNANI – JANIS JOPLIN PIECE OF MY HEART – 2017
Formato cm 24 x 17 – copertina rigida a colori – pagine 170 b/n
Editrice BD Rock
Una bella storia a fumetti per ricordare quel mito che in pochi anni ha costruito intorno a sè Janis Joplin, per ricordare tutto quel che poteva essere e non è stato, per ricordare che anni al tempo stesso fantastici ma anche tragici furono quelli per il rock, che nel giro di poco più di un anno si è visto privato di estri come quelli di Jim Morrison, Jimi Hendrix e, appunto, Janis Joplin.
Erano gli anni in cui nasceva quel rock elettrico che poi tanti proseliti ha avuto, influenzati pesantemente proprio da questi tre grandi nomi, oltre a quelli dei Beatles (da poco orfani anche loro di Brian Jones), dei Rolling Stones e degli Who.
Un prodotto ben confezionato, dalla copertina rigida a colori che gli dà una certa eleganza, e disegnato con un tratto moderato, nonostante la storia narrata abbia come punto di partenza un’infelicità, quella della giovanissima Janis, che sentiva già da ragazzina di essere molto diversa da quel che avrebbero voluto i suoi genitori, e che anche in musica si sentiva quasi in dovere di offrire qualcosa di rivoluzionario.
Una ragazza fragile nonostante le apparenze, ben disegnata sia materialmente che nei tratti della sua personalità, ribelle in tutto, “diversa” per usare un termine oggi tanto in voga. Ma diversa da chi? Da cosa? Perfino i suoi gusti sessuali, tanto chiacchierati, erano ambigui ed incerti, come si evince ampiamente dal volume.
Era solo una ragazza che sognava di essere una rockstar attraverso il blues, attraverso il rock, attraverso quella sua voce così imponente ma ugualmente femminile, specie nelle interpretazioni più sofferte. Tanto lo voleva che la sua ascesa è stata altrettanto veloce ed imperiosa, ben raccontata nei suoi passaggi cruciali e negli eventi storici di cui è stata protagonista.
Colpisce in positivo il fatto che l’autrice abbia voluto lasciare una sorta di sospensione sulla morte di Janis, non narrandola direttamente con le vignette e neanche con la voce fuori campo, ma soltanto utilizzando l’artificio di un flashback, dunque senza una vera, brusca interruzione, ma semplicemente facendo un salto indietro nel tempo e immaginando, come fosse un film, un finale a libero arbitrio dello spettatore.
Un fumetto da conservare per chi ama le espressioni più autentiche della musica, una lezione di storia della musica molto ben tenuta.
Alessandro Tozzi