ACE FREHLEY – SPACEMAN – ENTERTAINMENT ONE – 2018
Produzione Ace Frehley
Titoli: 1) Without you I’m nothing; 2) Rockin’ with the boys; 3) Your wish is my command; 4) Bronx boy; 5) Pursuit of rock & roll; 6) I wanna go back; 7) Mission to Mars; 8) Off my back; 9) Quantum flux
Impossibile non riconoscere a Ace Frehley un’incrollabile autenticità. E’ forse lui il vero artefice del sound dei Kiss degli anni ’70, quelli che hanno costruito il mito.
Questo disco non sposta di una virgola il concetto: un rocker vero, sincero, lui, coi suoi tanti pregi alla chitarra e anche con qualche limite compositivo e canoro. Infatti non avrebbe guastato un’alternanza al microfono con un’ugola ben dotata, come avvenuto negli anni ’80 con i Comet, quando lo Spaceman (il nostro ha rivelato che il titolo dell’album è un suggerimento d Gene Simmons) divideva il cantato con Tod Howarth.
Però con Ace Frehley sai quel che trovi quando ti accingi ad ascoltarlo. Lasciando da parte le solite voci reunion si o reunion no, il vecchio compagno Simmons compartecipa alla scrittura e al basso in due pezzi, l’iniziale Without you I’m nothing e Your wish is my command, facendosi pesantemente sentire soprattutto su quest’ultima.
Il brano che si fa subito preferire è il primo singolo, l’autobiografica Bronx boy, potente e melodica insieme, arricchita da un bellissimo assolo. I soli “spaziali”, il marchio di fabbrica Ace Frehley, sono però presenti ovunque, anche quelli contenuti nel secondo singolo Rockin’ with the boys e Your wish is my command, veri viaggi cosmici.
La citata Rockin’ with the boys si avvicina molto ai Kiss di una volta, grazie al suo ritornello da acchiappo. Ma anche il resto dell’album è pieno di riff sparati senza salamelecchi, come l’energica Mission to Mars o la susseguente Off my back. Tutte le chitarre sono appannaggio dello Spaceman, mentre alla batteria troviamo, coi soliti buoni risultati, l’alternanza di persone fidate nella sua carriera: Anton Fig, Matt Starr e Scot Coogan.
Il sound è pungente, l’adrenalina scorre sempre, Pursuit of rock & roll omaggia gli idoli giovanili, e in conclusione non manca la tradizionale strumentale, Quantum flux, come di consueto fluida, delicata, elettrica ma mai caotica, il solito gentile accompagnarci alla porta cui Ace Frehley ci ha abituati, che ci ammalia e ci addormenta dolcemente rallentando gradualmente per l’epitaffio finale.
Un artista con le sue bizzarrie, i suoi vizietti, se vogliamo anche con la sua superficialità in alcuni tratti della sua carriera, ma sempre onesto e coerente, spesso pagando tanta coerenza sulle sue spalle.
Alessandro Tozzi