BEN HARPER RIABBRACCIA GLI INNOCENT CRIMINALS

Reunion dopo quasi 10 anni

BEN HARPER & THE INNOCENT CRIMINALS – CALL IT WHAT IT IS – STAX – 2016Call 1

Produzione: Ben Harper, Ethan Allen, Juan Nelson, Leon Mobley, Oliver Charles, Jason Yates & Michael Ward

Formazione: Ben Harper – voce e chitarre; Michael Ward – chitarra e cori; Juan Nelson – basso e cori; Oliver Charles – batteria e cori; Jason Yates – piano, tastiere, chitarra e cori; Leon Mobley – bonghi, triangoli ed effetti vari

Titoli: 1 – When sex was dirty; 2 – Deeper & deeper; 3 – Call it what it is; 4 – How dark is gone; 5 – Shine; 6 – All that has grown; 7 – Pink balloon; 8 – Finding our way; 9 – Bones; 10 – Dance like fire; 11 – Goodby to you

 

Non c’è nulla di meglio del ritorno a casa dopo tanto faticoso girovagare. E’ quel che ha fatto Ben Harper riunendo gli Innocent Criminals, la band con cui ha a tutt’oggi dato il meglio di sè.

Dopo le esperienze Relentless 7 (a mio avviso molto positiva), il disco cantato in duetto con mamma Ellen (tenera nei contenuti ma meno positiva musicalmente) e il capriccio solistico di Give till it’s gone (di tutto rispetto ma che non vale il miglior Ben Harper), e dopo un lungo tour attrezzato per rinsaldare i rapporti, rieccoli dunque, quegli Innocent Criminals che, guidati da un leader tanto capace, riavvicinano in parte i livelli dei vecchi tempi.

Ben Harper ha in linea di massima delle radici blues ma detto questo sa fare tutto, sconfinando nel rock, nel soul, perfino nel reggae, come avviene in Finding our way, rendendo sempre tutto unico e mescolando sapientemente gli ingredienti, che così hanno sempre un dolcissimo sapore.

Al di là del singolo Pink balloon, che forse più di qualsiasi altro pezzo richiama i primi Innocent Criminals, immagino volutamente, per il resto è riciclata, si, la formula, ma i pezzi hanno tutti vita propria e una precisa identità.Call 2

L’opener When sex was dirty è un rock & roll molto Stones, adatta a scuotere e soprattutto a mettere subito per iscritto che il contributo del nostro, alla chitarra e al microfono, sarà importante per tutto il disco.

Alcuni episodi sono più direttamente blues: molto interessante Dance like fire, riempita costantemente degli ululati chitarristici a fare da gufi a tutto il pezzo; un pò sciapa All that has grown, lamentosa ma non incisiva come invece la title-track Call it what it is, lamentosa lo stesso ma più penetrante, un inno contro gli abusi della polizia americana nei confronti dei neri che fa meravigliosamente da eco al rispolvero della cattivissima Fuck the police dei N.W.A. tornata alla ribalta qualche mese fa grazie al film Straight outta Compton. Call it what it is, cioè chiamalo per nome: è un omicidio, finiamola di chiamarli sempre “incidenti”!

Ci sono poi i riferimenti afro di How dark is gone o il soul pressochè puro di Bones, mentre l’organo che conclude il disco in Goodby to you fa tornare alla mente certi anni ’60, fischieranno le orecchie ai Procol Harum.

Call 3Ma la verità è che tutto porta addosso quello che sembra stia diventando il genere Ben Harper, abilità musicale e sentimenti puri di alto livello. Ho detto e scritto in altre sedi che il miglior Ben Harper può arrivare dove non è potuto arrivare Jimi Hendrix. E’ ancora abbastanza giovane per riuscirci!

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