Compagnia delle Arti
Presenta
CENTRAL PARK WEST
di Woody Allen
Regia Antonello Avallone
Con Antonello Avallone, Elettra Zeppi, Flaminia Fegarotti, Claudio Morici e Maria Angelica Duccilli
Scene e costumi Red Bodò
Un elegante appartamento newyorkese è a soqquadro: ad osservare mestamente il salotto c’è la sconsolata Phyllis (Elettra Zeppi), celebre psicoterapeuta che poi, stancamente, va ad aprire alla sua amica Carol (Flaminia Fegarotti), cui ha lasciato un allarmante messaggio sulla segreteria telefonica. E’ l’inizio di un dialogo serrato, uno scambio di battute fulminee, grazie alle quali scopriamo che, dopo una furiosa lite, il marito di Phyllis, Sam (Claudio Morici), ha deciso di troncare il matrimonio e lasciare casa. Il perché è presto detto: si è innamorato di un’altra donna! Carol ne è scioccata, ma è subito chiaro che il motivo del suo turbamento sono proprio i sentimenti che prova per Sam il quale, a dirla tutta, negli ultimi anni pare non abbia fatto altro che tradire in continuazione la moglie con un numero infinito di altre donne. Non è solo la vita coniugale di Phyllis ad andare male, perché Carol non vede l’ora di mollare il suo di marito, lo scrittore fallito Howard (Antonello Avallone), diventato insostenibile per via di una profonda depressione e una lunga serie di fiaschi creativi. Al culmine del confronto fra le due donne, giocato ormai a carte scoperte, a bussare alla porta è proprio Howard che, colto di sorpresa, è costretto a fare i conti con le delusioni di Carol. Quando pensiamo di averle viste tutte, ecco rientrare Sam, il quale diventa la miccia per la definitiva deflagrazione delle due coppie: accuse incrociate, rivelazioni scomode, colpe e torti rinfacciati mandano in pezzi le ipocrite relazioni dalla facciata borghese di ognuno dei personaggi, veri e propri cinquantenni in crisi. L’arrivo della giovanissima e candida Juliet (Maria Angelica Duccilli), sul cui vero ruolo lasciamo allo spettatore il piacere della sorpresa, suggella un esilarante finale che non fa sconti a nessuno.
Andata in scena al Teatro Marconi dal 19 al 29 gennaio, questa graffiante commedia di Woody Allen è stata ottimamente adattata per il pubblico italiano dallo stesso Antonello Avallone. E non è un caso: il regista e attore è un autentico estimatore del genio di Allen e, fin dagli anni Novanta, ne propone numerosi testi (tra cui anche “La dea dell’amore” e “Ombre e nebbia“). Riuscire ad ottenere i diritti per sceneggiature di questo livello testimonia la bontà del lavoro svolto, tanto da essere diventata una felice consuetudine. Stavolta la scelta è caduta su una pièce meno nota che, ci spiega lo stesso Avallone, nonostante abbia visto il debutto nell’ormai lontano 1998, non è mai diventata un film. La cosa, dal nostro punto di vista, è forse un valore aggiunto, perché permette di apprezzare sulle tavole del palcoscenico, ambiente per cui è stata pensata, una storia che sa ancora sorprendere con i suoi divertenti colpi di scena. Sotto i nostri occhi, assistiamo ad un autentico crescendo di malefatte: ogni minuto che passa viene alzata l’asticella su quello che i protagonisti sono in grado di dirsi, restituendosi i colpi bassi inferti a vicenda e mettendo a nudo la loro cialtroneria, ben nascosta dalle apparenze di una vita agiata eppure priva di felicità e soddisfazioni. Avallone si trasforma letteralmente in Woody Allen, il suo Howard acquisisce in modo magnifico impostazione vocale e mimica del commediografo americano, diventando il fulcro di uno spettacolo che strappa fragorose risate su ritmi incessanti. L’intero cast, ben assemblato, lo segue e offre una spumeggiante prova corale del tutto convincente. Una particolare nota di merito va però alle due principali avversarie: Elettra Zeppi e Flaminia Fegarotti recitano praticamente dal primo all’ultimo minuto, instancabili e inarrestabili nel proporre la disillusa e amareggiata Phyllis e l’esuberante fisicità di Carol. La loro presenza scenica è un valore aggiunto per questo “Central Park West” che raccomandiamo caldamente a chiunque voglia godere di un teatro raffinato e intelligente.
Massimo Brigandì