COME UN ANIMALE SENZA NOME

Lino Musella "presta" la voce a Pasolini

Torna al Teatro Vascello Lino Musella con un dittico di proposte sceniche. Noi di SulPalco abbiamo assistito a “Come un animale senza nome” su testi di Pier Paolo Pasolini, musiche dal vivo di Luca Canciello e drammaturgia di Igor Esposito.

Lino Musella è sicuramente uno degli attori più apprezzati della sua generazione e in questo spettacolo ha prestato la sua splendida voce alla lettura di una congerie di materiali di Pasolini, la cui colonna portante è il poema autobiografico del “Poeta delle ceneri”. La sua vibrante interpretazione è stata accompagnata dalle sonorità del Maestro Canciello, che si avviluppano a tempo fra suggestioni umanoidi e ritmi che sembrano provenire dalle viscere della terra. La straordinaria e misteriosa ombra del fantasma pasoliniano torna a illuminare il nostro presente arricchendolo di riflessioni più che mai attuali. La lettura scroscia come un flusso di coscienza che a tratti si fa impetuoso sotto i colpi delle parole di uno dei massimi intellettuali italiani del secolo scorso.

Ebbene, nonostante la densità contenutistica dei passi citati, la voce di Musella rimane impigliata nella culla di un sogno lucido per poi implodere nella lettura di “Cos’è questo golpe? Io so”, articolo di Pasolini pubblicato sul Corriere della Sera il 14 novembre del 1974, in cui egli dichiara pubblicamente di conoscere i nomi dei responsabili delle stragi che hanno colpito l’Italia di quegli anni. Un’invettiva contro il potere nazionale ed extra-nazionale, una partita che Pasolini gioca da solo contro tutti nella sua tipica iper-coscienza del presente e del futuro. La voce del Musella dà perfetta forma al senso di impotenza di un Pasolini che sapeva ma non aveva prove. Un Pasolini anti-borghese che raggiunge la sua dignità poetica attraverso l’elogio degli ultimi, raccontando quella grazia operaia di chi accetta l’assegnato.

Durante lo spettacolo è stata interpretata anche “Supplica a mia madre”, che fa emergere l’amore di Pasolini nei riguardi di sua madre che lo vede vivere le contraddizioni sociali della sua diversità.

Supplica a mia madre, Pier Paolo Pasolini

È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.

Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.

Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.

E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.

Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:

ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.

Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.

Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.

Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…

Antonio Alberto Di Santo

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