E’ molto difficile che artisti della nuova leva musicale italiano facciano tappa a Zurigo. Nella città delle banche e delle montagne attorno all’omonimo lago fanno spesso tappa i grandi della musica internazionale, ma per quanto riguarda l’Italia sono ancora i soliti noti a riscuotere successo e a riempire i palazzetti.
Così, appena saputo del concerto di Max Gazzè al Plaza di Zurigo mi precipito ad acquistare i biglietti. Il ”Maximilian tour” ha un carattere internazionale: dopo le tappe italiane, ha fatto visita in città come Barcellona, Parigi, Londra e Berlino (solo per citare le principali), ma in autunno sbarcherà anche in Canada e Stati Uniti prima di concludersi in Giappone (Tokio) e in Cina (Shangai).
C’è una grande attesa, soprattutto da parte mia per la necessità di confermare le ottime parole che ho speso per organizzare la “comitiva” da portare al concerto. Il locale è accogliente, “caldo” e non troppo grande, ottimo per seguire un concerto a contatto con i musicisti, che infatti sfilano proprio dietro di me per salire sul palco. La sala è piena, anche se non stracolma: principalmente di italiani che lavorano e vivono a Zurigo, ma c’è anche qualche svizzero evidentemente ben consigliato.
L’inizio è tutto dedicato a “Ti sembra normale“, che grazie ai suoi numerosi passaggi radiofonici e a una certa facilità di ritornello (non comune nella produzione artistica di Gazzè) riscuote un certo successo. Come suggerisce lo stesso nome del tour, al centro del concerto c’è soprattutto l’ultimo album di Gazzè “Maximilian”, ma – forse per via del ventennale dalla pubblicazione – c’è molto spazio anche per il suo disco d’esordio “Contro un’onda del mare”, l’album che nel 1996 lo consacrò tra i migliori giovani cantautori della musica italiana, grazie alle sue tematiche insolite e una musicalità originale che è diventata il suo timbro musicale. In “Mille volte ancora” viene fuori l’anima “brit-pop” di Max, mentre ne “I tuoi maledettissimi impegni” la struttura musicale è familiare, così come il tema dell’alienazione dell’uomo molto presente nei ricercati testi di Gazzè.
Arriva il momento di “Timido ubriaco“, “Solito sesso” e “Cara Valentina” e, soprattutto, del capolavoro “La favola di Adamo ed Eva“: ovviamente il pubblico non può far altro che apprezzare questi brani, che fanno parte ormai del bagaglio culturale dei giovani nati a cavallo tra gli anni 70 e 80. In questi passaggi si possono apprezzare soprattutto le tastiere di Clemente Ferrari, pianista e direttore d’orchestra che ha accompagnato Max Gazzè anche nelle sue apparizioni sanremesi. E’ quindi il momento di “Comunque vada“, della mia personale riscoperta di quel gioiello di “Raduni ovali“, quindi de “L’uomo più furbo” (testo da incorniciare) e di “L’amore non esiste“, il singolo scritto in collaborazione con Daniele Silvestri e Niccolò Fabi per l’album “Il Padrone della Festa”. Giunge il momento della chicca di “Annina” e di “A cuore scalzo“, prima che tutto il pubblico inizi a ballare sulle note de “La vita com’è“, il singolo di maggiore successo dell’ultimo album. Un inizio che sa di musica balcanica, ma poi si fa latina grazie anche a una melodia contagiosa e a un ritornello facile da cantare. “L’amore porta guai, si perde quasi sempre.” canta Max – che esorcizza bevendo un caffè e va avanti solo perché, nel frattempo, sta uscendo un altro caffè. E’ tempo di bis: e Max non delude grazie alla bellissima “Vento d’estate” e alla delicata “Mentre dormi“. Ma c’è ancora tempo per due successi, “Sotto casa” e soprattutto il gran finale con “Una musica può fare“.
Oltre a Ferrari alle tastiere, la band è composta da Giorgio Baldi alle chitarre, da Cristiano Micalizzi alla batteria) e da Max ‘Dedo’ De Domenico ai fiati.