SE UN RATTO

Uno stupefacente adattamento dell'inizio di Bastardi senza gloria, in scena per l’innovativo format Kaos in Skatola. [Nuovo-Voyeurismo-Teatrale]

Ratto1Roma, Mr Kaos (Via Antonio Dionisi 50), 28 maggio 2016
Liberamente tratto da Bastardi senza Gloria di Quentin Tarantino
Con: Simone Ciampi e Piero Grant
Regia e adattamento: Alessandro Gorgoni
Assistente alla regia: Donatella Barbagallo
Testo: Alessandro Gorgoni e Piero Grant
Costumi: Alessandra Vicini
Compagnia: Sophia Dalla Notte ( Dir. Art. Nicola Camurri)
24 spettatori ospitati per ogni turno:
27 maggio ore 21,00 e 22,00
28 maggio ore 20,00 – 21,00 e 22,00
29 maggio ore 21,00

INTRO: Il colonnello delle SS Otto Lahm desidera solo un bicchiere di latte. Jerome Bertran, contadino francese, glielo offre. È l’ouverture di una danzamacabra, fatta di cortesia e minacce velate contro l’ultimo sfortunato baluardo della lotta per la nostra stessa umanità.

Piero Grant
Piero Grant

Vi sono diversi elementi di eccezionalità, nell’esperienza avuta a fine maggio in uno spazio teatrale che prima non conoscevamo, Mr Kaos. Il primo si lega proprio alla natura così peculiare dello spazio in questione. Il format ribattezzato per l’appunto Kaos in Skatola. [Nuovo-Voyeurismo-Teatrale] prevede infatti che gli spettatori si dispongano intorno a una specie di box, di area posta al centro della scena, in modo da poter scegliere liberamente se stazionare sempre in un punto o spostarsi magari (seppur con le accortezze del caso) alla ricerca di un punto di vista differente. Il carattere angusto, raccolto di questo singolare teatro accentua così una componente voyeuristica, in grado di propiziare la rielaborazione autonoma del rapporto tra pubblico e attore.

Ratto3La seconda, non meno determinante prerogativa di tale esperienza è da rintracciare nella situazione che si è voluto, in questa occasione, mettere in scena; un soggetto decisamente insolito la cui natura non ha fatto altro che amplificare quella dimensione chiusa, claustrofobica, sottilmente angosciante, che è naturale auspicare quale corollario di una simile rivisitazione dello spazio scenico. Senza contare il proficuo cortocircuito tra linguaggio teatrale e linguaggio cinematografico. Sì, perché Se un ratto altro non è che l’adattamento di uno dei kammerspiel più geniali che il cinema contemporaneo ci abbia regalato, ovvero la sequenza d’apertura di Bastardi senza gloria.

Una locandina della versione teatrale di Trainspotting
Una locandina della versione teatrale di Trainspotting

Fa sempre piacere quando un cult movie che, per un motivo o per l’altro, si credeva poter mantenere la sua efficacia solo sul grande schermo, si trasforma invece nel pretesto di un’incalzante, azzeccata riduzione teatrale. Anni fa ci entusiasmammo ad esempio per quel Trainspotting portato con successo a teatro da un giovane ed affiatato gruppo di attori, tra cui il regista Corso Codecasa e il co-autore dell’adattamento Matteo Pianezzi. Qui ci troviamo di fronte ad un azzardo diverso: in Se un ratto sono solo le scene iniziali del film di Tarantino a essere rappresentate, quelle, connotate da una tensione incredibile, in cui un colonnello delle SS  fa visita al francese proprietario di una modesta fattoria con l’intenzione di scoprire, attraverso un susseguirsi di sottili intimidazioni e autentiche trappole verbali, dove l’uomo stia nascondendo una famiglia di Ebrei.

Simone Ciampi in scena con Piero Grant
Simone Ciampi in scena con Piero Grant

Il risultato è a dir poco sconvolgente. Nella logica concentrazionaria di tale messa in scena l’eco tragica, sadica, dei dialoghi posti da Tarantino quale incipit di una delle sue pellicole in assoluto migliori, almeno a nostro avviso, si riverbera cupamente tra gli spettatori. Pochi accorgimenti registici sono sufficienti ad asciugare ancor di più la rappresentazione, facendo convergere lo sguardo sugli interpreti, su quel sulfureo giocare a rimpiattino. Insomma, sul giocare al gatto col topo da parte dell’ufficiale nazista. Laddove alla falsa cortesia iniziale si sostituirà, man mano, la reale crudeltà sottesa a quella visita interessata. Lode quindi al lavoro svolto da Alessandro Gorgoni, con la collaborazione di Donatella Barbagallo, per ciò che concerne la regia dello spettacolo e il particolare adattamento della sceneggiatura tarantiniana. Ma tale ricerca non avrebbe agito così in profondità, senza la buona vena degli interpreti. E se l’umanità del contadino francese Bertran emerge bene grazie al barbuto Piero Grant, il vero e proprio salto di qualità lo fa compiere invece Simone Ciampi: non era certo facile confrontarsi con un gigante come Christoph Waltz, con quel personaggio luciferino che nel film si chiamava Hans Landa, astuto cacciatore di Ebrei, mentre qui il colonnello si chiama Otto Lahm; eppure, nella versione proposta a teatro dal giovane attore, tale figura genera non meno inquietudine, a partire dalla voce quasi sibilante.

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