THE WOLF OF WALL STREET

IL LUPO DI WALL STREET AZZANNA TUTTO: SOLDI, DROGA E SESSO IN UN MONDO ALLA DERIVA

REGIA:  Martin Scorsese
GENERE: Biografico
SCENEGGIATURA: Terence Winter
ATTORI: Leonardo Di Caprio, Jonah Hill, Matthew McConaughey, Jon Favreau, Kyle Chandler, Jean Dujardin, Ethan Suplee, Jon Bernthal, Rob Reiner, Margot Robbie, Kenneth Choi, Katarina Cas, Cristin Milioti, Jake Hoffman, P.J. Byrne, Justin Wheelon, Aya Cash, J.C. MacKenzie, Keith Middlebrook, Stephen Kunken, Bruno Mattei, Michael Nathanson, Barry Rothbart.
FOTOGRAFIA: Rodrigo Prieto
MUSICHE: Howard Shore
MONTAGGIO: Thelma Schoonmaker
DISTRIBUZIONE: 01 Distribution
PAESE: USA, 2013
DURATA: 165 Min

TRAMA:  Jordan Belfort (Leonardo Di Caprio) è un giovane di belle speranze, catapultato nell’avido regno degli affari: la borsa di Wall Street. Jordan annusa da subito il mondo che gli gira attorno: lui ama il potere e ogni forma di eccesso. Uomo senza scrupoli, guadagna una montagna di denaro truffando sia piccoli risparmiatori sia grandi aziende. A lui interessano solo i soldi, la droga e il sesso.

Per uno che inizia il suo primo giorno a Wall Street il 19 ottobre 1987, il famoso “lunedì nero” del crollo della Borsa nel mercato azionario, gli auspici non sembrano essere dei migliori. Eppure, a Jordan Belfort (Leonardo Di Caprio) bastano pochi dialoghi con un navigato broker (uno straordinario Matthew McConaughey, che meriterebbe l’Oscar per quei 5 minuti sublimi) per carpire i segreti del mestiere. Il pelo sullo stomaco non manca al giovane broker, lui lupo in un mondo di lupi, che – pure se di umili origini – si fa spazio e si afferma in un universo dominato dalle solide famiglie dell’aristocrazia finanziaria (Rothschild, Lehman Brothers, etc.).

Come fare soldi? Nel modo più semplice e veloce possibile: truffando. Si inizia vendendo azioni “spazzatura” ai poveri cristi, ma siccome anche ai lupi l’appetito vien mangiando, si passa subito ai ricchi e alle grandi società, lì dove la torta è più grande. D’altro canto il meccanismo è sempre lo stesso: bisogna “creare” il bisogno. Che siano penne a sfera o soldi non fa alcuna differenza. Il mercato è qualcosa di virtuale e di irreale, si vendono e si comprano azioni, ma è tutto intangibile, volàtile. Solo i soldi delle commissioni incassate dai broker sono reali. E fruttano. Il mercato procede in questo modo ed è bravo il regista, Martin Scorsese, a semplificarne il funzionamento per lo spettatore sprovveduto, a raccontare di come andavano le cose lì a Wall Street negli anni ’80.

Ma va oltre, ci strizza l’occhio e ci fa intuire di come, tutto sommato, funzioni ancora così. Ad uno sguardo più attento, infatti, l’ultima crisi economica vede protagonisti gli stessi “attori” di allora, che usano – ancora – gli stessi strumenti del tempo. Tutto è fasullo, la ricchezza è di carta e il “nulla”, però, può valere un sacco di soldi. E’ il consumismo estremo che ci porta a essere voraci di tutto, a desiderare oltre le nostre possibilità, “drogati” ed eccitati dal possesso dell’oggetto alla moda.

Non c’è nessuna redenzione nel protagonista. Insieme al suo “branco”, Jordan Belfort divora  soldi, droghe di ogni genere, prostitute,  in preda a un’escalation bulemica di peccati e lussuria che non ammette nessuna morale. Scorsese non giudica, racconta. E lo fa con uno stile per lui insolito, che si avvicina quasi alla commedia per le situazioni ciniche e paradossali che si creano. Il filtro critico è utilizzato di più nei confronti dello spaccato della società americana (ma viene voglia di dire “mondiale”) di quegli anni.

La lunga durata del film (tre ore filate) non viene minimamente avvertita, perché il film risulta brillante a ogni passaggio. La distruzione di ogni valore, le scene spinte, la morale doppiogiochista e il trionfo di un discutibile stile di vita catturano lo spettatore e lo portano in giro, sulla giostra delle emozioni.

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