Eyes di Maria Laura Moraci

Colpire non accarezzare

Il cinema di impegno civile ha in italia una tradizione lunga anche se non affollata. È certo che il regista italiano che più di tutti ha praticato questo tipo di cinema in maniera più coerente e continuativa è Francesco Rosi. Altri comunque hanno seguito il suo esempio, ricordiamo in anni più recenti Nanni Moretti e Marco Tullio Giordana. Spesso questi film risultano scomodi e sgradevoli, non perché siano realizzati male, ma per l’argomento che trattano e, soprattutto, per il modo con il quale ci si approcciano, senza fare sconti e senza infingimenti; sì da colpire con forza lo spettatore con l’obbiettivo di risvegliarne la coscienza.

La giovane autrice Maria Laura Moraci, con questo suo cortometraggio Eyes, già vincitore di un Nastro d’Argento nel 2019 e ora disponibile nell’ambito di Indiecinema Film Festival, si iscrive nella lista dei registi italiani che hanno adoperato l’arte cinematografica ai fini dell’impegno civile.

La regista mette in scena una serie di personaggi di diversa età, etnia ed estrazione sociale, ingabbiati in una società frenetica incline alla violenza ed al consumismo di cui la maggior parte appaiono in scena con occhi chiusi e sulle cui palpebre sono stati dipinti occhi fittizi. L’opera appare in parte gravata da un certo didascalismo, l’espediente degli occhi dipinti ne è un esempio, e retorica, questo non possiamo negarlo. Ma appare altresì fermo e convinto, sempre coerente nel dipanare la storia ed esporre il suo punto di vista.

Il didascalismo e la retorica sono, con ogni probabilità, da ascrivere al desiderio, che ci appare evidente, della giovane regista di arrivare e rimarcare con forza il punto. La Moraci vuole essere sicura che lo spettatore comprenda ciò che lei vuole dire con il suo cortometraggio.

Ciò appare vieppiù evidente nella sequenza che segue il finale dell’opera. La regista dedica infatti la sua opera alla memoria del giovane Nicolò Ciatti e di tutte le vittime dell’indifferenza.

Ciatti, in particolare, morì in seguito ad un brutale pestaggio in una discoteca spagnola tra la generale indifferenza e con gli aggressori in massima parte restati impuniti. È contro questo che la giovane regista si scaglia con tutte le sue forze. Non è propriamente il male il suo bersaglio, ma l’indifferenza di chi vede e non interviene. Si dice spesso: “Non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire”; ecco qui si potrebbe dire: “Non c’è peggior cieco di chi non vuole vedere”. Chiusi nel nostro piccolo universo personale facciamo sempre più fatica a comprendere l’importanza di intervenire, di vedere e parlare, nel limitare il male. Il male sempre è esistito e sempre esisterà ma prolifera quando le persone fanno finta di non vedere e di non sentire pur di evitare problemi, fedeli solo all’undicesimo comandamento: “Fatti gli affari tuoi che campi cent’anni”.

E poi ci sono persone come la Moraci che obbligano sé stesse e noi con loro a vedere, parlare ed agire, unica maniera questa per costruire un mondo migliore.

 Luca Bovio

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