Fortunata

TITOLO: Fortunata
REGIA: Sergio Castellitto
GENERE: Drammatico
CAST: Jasmine Trinca, Stefano Accorsi, Alessandro Borghi, Edoardo Pesce, Nicole Centanni, Hanna Schygulla
PAESE: Italia
PRODUZIONE: Universal Pictures
ANNO: 2017
DURATA: 103 Min

TRAMA: Alla periferia di Roma, Fortunata lotta quotidianamente per crescere la figlia nel migliore dei modi. È sola, perché ha un matrimonio fallito alle spalle, ma è determinata ad aprire un negozio di parrucchiera tutto suo. Fortunata è in cerca della propria indipendenza e del proprio angolo di felicità.

Fortunata (Jasmine Trinca) è una madre trentenne, separata dal marito, con una bambina di 8 anni a cui pensare. Per garantirsi una piccola “serenità economica”, Fortunata lavora in nero come “parrucchiera in casa”, ma sogna di aprirsi un negozio tutto suo per realizzare un desiderio di riscatto e rinascita. Non è facile crescere una bambina di 8 anni in queste condizioni, con un padre (Franco, ovvero Edoardo Pesce, molto bravo nella caricatura del personaggio) sostanzialmente assente, tranne le brevi e fugace visite fatte a scopo intimidatorio e condite da furtivi appagamenti sessuali (consenzienti o meno, è un dettaglio quasi trascurabile nel contesto).

Sullo sfondo, si vede una Roma popolare e vera, in cui il multiculturalismo emerge dirompente nelle dinamiche che accompagnano le giornate quotidiane dei protagonisti. Dalla scuola, in cui banco a banco si trovano cinesi e italiani, pachistani e arabi, alle attività ricreative, siano esse moschee o palestre, fino anche al tessuto economico e finanziario, in cui le nuove famiglie “criminali” non parlano più necessariamente con un marcato accento romano, siciliano o napoletano. Uno squarcio di Roma in cui la fa da padrone l’Acquedotto Alessandrino, simbolo eterno di una città che attraverso il suo splendore non si rassegna al degrado di cui tanto si blatera. Un acquedotto che è il fulcro dei quartieri Tor Pignattara, Centocelle e Alessandrino in cui i protagonisti si muovono.

Fortunata e sua figlia hanno un bel legame con Chicano (il sempre più bravo Alessandro Borghi) un ragazzo sensibile ma fuori dall’ordinario, affetto da disturbi bipolari e con un passato di tossicodipendenza alle spalle; e con la madre di quest’ultimo, Lotte, ex attrice tedesca trapiantata a Roma, che sta scivolando nel buco nero dell’Alzheimer.

Le dinamiche quotidiane sembrano evolversi con l’incontro di Patrizio (Stefano Accorsi), uno psicoterapeuta infantile a cui i servizi sociali hanno affidato il compito di fornire un sostegno psicologico a Barbara, poco incline a socializzare con i bambini della sua età e sempre contesa tra i genitori.

Il film è un romanzo popolare, in cui la bravura del regista Sergio Castellitto (che aveva dato grande prova di sé dietro la macchina da presa con il suo primo film, “Non ti muovere”) si mescola a quella degli attori, dipingendo un quadro drammatico ma vivace e colorato. Un film che sa di vita, che accarezza una sorta di “neorealismo” contemporaneo, capace di cogliere i tratti distintivi di coloro che, volenti o nolenti, sono costretti a “sopravvivere” più che a “vivere”. E dopo “Non ti muovere” (in quel caso si ricordi la splendida interpretazione di Penelope Cruz), Castellitto dimostra ancora una volta la capacità di entrare in sintonia, anzi una vera e propria empatia, con l’universo femminile, di coglierne ansie e incertezze ma anche gli slanci vitali, l’amore, gli istinti e la capacità di non arrendersi mai.

Bravissima Jasmine Trinca, che non a caso ha vinto il premio come miglior attrice nella sezione “Un Certain Regard” all’ultimo Festival di Cannes. Il suo personaggio è allo stesso tempo “volgare” e “genuino”, “sgraziato” e “sensuale”. Il suo passo incerto, nelle lunghe camminate che il regista le dedica, quell’andatura vagamente goffa e mascolina, e quella rabbia quasi infantile che esplode in lei, ne hanno ritagliato un ruolo completo e maturo, in cui emerge – distintamente – la sua bravura.

 

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