Il potere della maschera, del gesto, del corpo.
Il linguaggio poetico e delicato del gruppo berlinese in uno spettacolo che è una miscela tra commedia e noir, thriller e favola. L’autenticità e la vitalità della clownerie e del teatro di figura in uno spettacolo che possiede la forza drammaturgica del teatro di prosa, pur senza l’uso della parola. Hotel Paradiso è tutto questo, in un sublime gioco di scambi e di maschere sempre vive ed espressive.
La storia si svolge tutte nella hall di un hotel. È un albergo a gestione familiare, forse con un passato luccicante, ma ormai nella sua parabola discendente. Un vecchio hotel di provincia dove ruotano e si consumano le vicende di quattro personaggi principali: l’anziana vedova che guida tutti col suo bastone di comando; il figlio un po’ imbranato dall’innamoramento facile; la figlia un po’ alla moda che cerca di donare un tocco di modernità all’hotel; e il cuoco, macellaio dal cuore tenero. Il conflitto ruota attorno alla dura battaglia per la supremazia della gestione dell’hotel da parte di uno dei figli. A questi personaggi cardine si affiancano di volta in volta altre riuscitissime maschere come la cameriera cleptomane, innamorata del figlio della proprietaria, i clienti, le amanti e gli amanti, i viaggiatori di passaggio, l’ispettore del turismo che “certifica” le stelle da assegnare all’hotel, il ladro inseguito da due riuscitissimi e divertentissimi poliziotti. Tutti personaggi interpretati da soli quattro straordinari attori, abili nell’entrare in simbiosi con maschere e costumi a ritmi più che serrati.
Negli spettacoli della Familie Flöz, la precisione millimetrica dei gesti, dei movimenti del corpo, della prossemica è tecnicamente perfetta perché hanno la capacità di farci comprendere la narrazione, anche a più livelli, senza bisogno di parole. Ci sono tanti momenti divertenti nello spettacolo creati da efficaci esercizi di stile: capitomboli, ribaltamenti, urti coordinati al secondo. Gli incastri sono perfetti e il ritmo scorre via veloce, come anche fulminei sono i cambi dei personaggi, che avvengono in tempi così rapidi, che diventa facile pensare che in scena ci siano molti più attori dei quattro che si presenteranno al pubblico per l’applauso finale.
L’Hotel Paradiso ha qualcosa di magico e “infernale” allo stesso tempo. C’è una fontanella da cui sgorga un’acqua miracolosa che lenisce ferite fisiche e psichiche, ma c’è anche il fantasma dell’anziano proprietario (il mai dimenticato marito della vecchietta col bastone) che scende dall’ascensore di servizio. E poi ci sono i luoghi (ad esempio, la cucina per la macellazione di maiali o di essere umani) in cui si consumano le violenze che si susseguono una dietro l’altra. La “violenza” è celata dalla salsa umoristica e grottesca della messa in scena, ma attraversa tutti i conflitti tra i personaggi. Lo spettacolo sembra suggerire allo spettatore una morale per nulla scontata: fate attenzione, la violenza si nasconde in ognuno di noi.
Gli innumerevoli innamoramenti del figlio, le espressioni del cuoco che porta i cadaveri nella cucina per essere macellati, i due poliziotti alla ricerca del ladro, le abilità della cameriera cleptomane sono tra i momenti più esilaranti dello spettacolo. Hotel Paradiso è uno spietato affresco delle relazioni umani, capace di raccontarci di come la vita può essere allo stesso tempo tragica e comica a seconda del punto di osservazione. Un dramma in piena regola dunque, che con l’intreccio di gag e acrobazie si lega a una drammaturgia capace di raccontare in modo poetico la morte, la violenza, la forza dei ricordi nonché la potenza simbolica di un luogo. Il tutto con lo humor e la simpatia che si dipanano per circa 1h30 minuti dell’atto unico.
Gli attori in scena sono Matteo Fantoni, Marina Rodriguez Llorente, Daniel Matheus e Fabian Baumgarten. Le maschere sono realizzate da Thomas Rascher e Hajo Schüler. I costumi di Eliseu R. Weide, la scenografia di Michael Ottopal e la regia di Michael Vogel.
Visto al Teatro Sala Umberto di Roma, il 6 aprile 2019.