Il cielo rovesciato

Rifrazioni tra reale e immaginario nel cinema di Mario Balsamo

Il cielo rovesciato
Autori: Curti Sabina, Croce Fabrizio
Argomento: Cinema e spettacolo
Collana: Zootropio/4
anno: 2020
Pagine: 136

Intro: Un viaggio a più voci attraverso l’immaginario di uno dei più audaci e originali autori del cinema del reale, che ha contribuito in maniera determinante, attraverso la sua produzione, a ridefinire il rapporto tra la realtà e la sua rappresentazione. Partendo da una riflessione dialettica sul cinema di Mario Balsamo, questo libro si apre all’incontro, al confronto, alla relazione, diventando il resoconto di un’esperienza artistica ed umana, unica all’interno del panorama documentaristico italiano.

Raramente la saggistica, in questi anni, ci aveva posto davanti un libro così ben concepito, così stimolante, così ricco di aperture tanto a livello interpretativo che come approccio alla materia cinematografica. Difatti Il cielo rovesciato – Rifrazioni tra reale e immaginario nel cinema di Mario Balsamo non è soltanto caleidoscopico viaggio nella poetica di uno dei cineasti italiani contemporanei più interessanti e sinceri, ma è pure un viaggio durante il quale gli autori dell’agile volumetto si sono voluti mettere personalmente in gioco, rendendo fruibili al lettore tanto l’essenza di una carriera cinematografica davvero fuori dal comune, tanto le proprie tappe di avvicinamento a simili espressioni artistiche, filtrate quindi attraverso la propria esperienza critica. Critica, sì, ma anche umana. Rifacendoci proprio al linguaggio della settima arte, potremmo tranquillamente definirlo un approccio in soggettiva. Senza che questo, però, implichi una qualsiasi forma di narcisismo o di autoreferenzialità, mali endemici di certa critica italiana.

Il regista Mario Balsamo

Al contrario, da studiosi di cinema seri e appassionati quali indubbiamente sono (pur con un background professionale differente alle spalle), nel rendere palpabile al lettore il loro io narrante (o criticante) Sabina Curti e Fabrizio Croce hanno compiuto un percorso per certi versi simile a quello del regista preso in esame: il fatto stesso che egli sia approdato, nel corso di una carriera che lo ha visto muoversi anche da giornalista e autore televisivo, ad una visione del documentario d’autore che contempla la sua presenza in scena e l’irrompere continuo di elementi autobiografici, finisce per creare scarti non di poco conto rispetto ad altri cineasti che si sono cimentati con il cosiddetto “cinema del reale”; vedi Rosi o la Marrazzi, come evidenzia ad esempio Fabrizio Croce, all’interno di una acuta riflessione sulle differenze costitutive, che rendono pressoché inconfondibile il taglio dei documentari realizzati da Mario Balsamo.
La struttura del libro propone pertanto un progressivo dilatarsi delle prospettive di ricerca che, attraverso uno schema dialettico esemplare, parte dal confronto schietto e genuino dei saggisti tra loro (proprio in forma di dialogo), per allargare poi il confronto al regista stesso e ai suoi più stretti collaboratori e amici: nella fattispecie il montatore Benni Atria e il produttore Gianfilippo Pedote. Anche le loro testimonianze aggiungono tasselli importanti, per il simultaneo approfondimento di un determinato metodo di lavoro e di una personalità umanamente molto ricca. Ne deriva la singolare “tavola rotonda” che, di capitolo in capitolo, vede oggetto di accanite discussioni non soltanto l’ispirazione dell’autore riguardo ai singoli lavori, ma i concetti stessi di “cinema del reale” o di “documentario d’autore”; senza fronzoli, cavilli o prese di posizione ideologiche, ma attraverso l’acuta osservazione di cosa è mutato nel fare cinema durante gli ultimi anni o piuttosto decenni.

Dal film “Mia madre fa l’attrice”

Per non essere da meno ed intervenire ugualmente “in soggettiva”, il sottoscritto ci tiene a sottolineare l’impressione duratura lasciata da uno dei lavori più personali di Mario Balsamo, Mia madre fa l’attrice, recuperato qualche anno fa in sala (a dimostrazione di come la distribuzione regolare dei documentari possa dare buoni frutti) seppur in un cinema di Roma che non esiste più da tempo, il Fiamma. Di questo come degli altri suoi film si parla dettagliatamente, scendendo sempre in profondità (ma con una apprezzabile leggerezza espositiva), nell’ottimo libro pubblicato da Bulzoni ed inserito in una assai interessante collana editoriale, curata dal professor Vito Zagarrio.

Fabrizio Croce (Roma, 1977) è critico cinematografico, ha collaborato come redattore con le riviste on-line “Close-up, storie della visione”, “Sentieri selvaggi” e “Schermaglie, Cinema inoltre” (di cui è attualmente uno dei coordinatori). Ha curato la rubrica di critica cinematografica “Schermi Svelati” per la Uil Web TV. Ha partecipato come co-sceneggiatore ai documentari La MaMa E.T.C., the house is open e Claudio Naranjo, aqui y ahora, diretti da Antonio Messia e Donatella Querci.
Sabina Curti (Pitigliano, 1979) è ricercatrice di Sociologia giuridica, della devianza e del mutamento sociale presso il Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione dell’Università degli Studi di Perugia. Tra le sue più recenti pubblicazioni: Critica della folla (2018) e La folla. Attualità e continuità del dibattito italo-francese (2019).

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