Dal 29 Aprile al 1 Maggio sarai al Teatro Brancaccino di Roma, tappa del tuo “Un Piano Solo Concert Tour“. Come ti senti nell’approdare nella Capitale e far conoscere la tua musica ai cittadini romani?
Roma è la città in cui ho iniziato ad esibirmi quando avevo 18 anni. Il primo locale fu proprio il Bartaruga a Piazza Mattei. Avevano un bellissimo pianoforte e quando passavo di li mi fermavo sempre a suonarlo. Ritornare nella Capitale dopo tre dischi e vari giri per il mondo, ha un che di molto nostalgico.
Sei un giovanissimo compositore. Inizi a comporre dall’età di 13 anni e da allora sei giunto a pubblicare il tuo terzo album e girato il mondo con due tour. Una vita per e con la musica, dunque. Quanto è importante per te? Quanto la musica ti ha dato e quanto può dare a chi ti ascolta?
La musica è fondamentale nella mia vita, mi sono avvicinato alla composizione a 13 anni perchè ne sentivo la necessità. Ero una persona molto introversa e con la musica mi sono costruito un mondo, quello che non vivevo fuori di casa.
“Emre“, il primo disco è la raccolta di tutte quelle composizioni che vanno dai 13 ai 18 anni.
Dico sempre che la musica è un linguaggio proprio come l’italiano, l’inglese o il cinese. Serve a trasmettere pensieri ed emozioni a cui la parola ancora non ha dato un nome. E’ difatti molto complicato dire quale emozione trasmetta un brano, perchè ne può contenere decine.
Il concerto in cui mi sono sentito di donare qualcosa di grande è stato in Africa, ad Addis Abeba e a Nairobi, un’emozione che riproverei molto volentieri.
Qual è il brano a cui sei più affezionato?
“Il brano preferito è quello che non ho ancora scritto” – N. Hikmet
Mentre qual è il luogo a te più caro dove ti sei esibito?
E’ una bella domanda. Direi tra Caracas e Nairobi, in entrambi i casi ho sentito un grandissimo calore venire dal pubblico. A Nairobi avevamo finito i posti a sedere e le persone si sono sedute ovunque, chi in corridoio, chi accanto al piano, era bellissimo perchè sapevi di dare qualcosa che veniva veramente apprezzato.
Quanto la cultura italiana e quella turca, fondendosi, hanno contribuito alla tua musica?
Hanno formato il mio repertorio, quindi direi che hanno contribuito al 100%. Dall’Italia ho preso lo stile moderno delle colonne sonore, dalla Turchia i ritmi dispari e le canzoni popolari del Mar Nero.
Hai anche composto la colonna sonora del documentario “Ocho pasos adelante”, proiettato a New York presso la ECOSOC Chamber delle Nazioni Unite, in occasione della Giornata Mondiale 2014 per la Consapevolezza sull’Autismo. Vuoi raccontarci questa esperienza e di come la musica sia di vitale importanza per alcune persone che ne sono affette?
Di fatto non ho composto per loro, hanno utilizzato dei brani che erano già stati pubblicati.
Come descriveresti la tua musica a chi non ti ha mai ascoltato?
Gli racconterei tutte le storie che ci sono dietro ad ogni brano, dall’amore, ai viaggi, alle storie delle persone che ho incrociato durante la mia breve esistenza.
Dopo Roma, quali saranno le altre tappe del tuo tour?
Dopo Roma ci sarà Los Angeles, Tirana, Milano, Ponza, Lago di Garda più altre tappe che stiamo definendo.
A quali altri progetti stai lavorando?
Sto componendo il quarto disco che mi sta costando una grandissima fatica, perchè sono più i no che i si che mi impongo durante la scelta di quello che ho creato. E’ molto difficile evolversi ma è questo l’unico processo che ci rende migliori, nuovi.
Classe 1991, Francesco Taskayali è un giovanissimo compositore e pianista italo-turco e rappresenta un unicum sulla scena internazionale: ha cominciato a comporre musica per pianoforte a soli tredici anni e nel marzo scorso ha pubblicato già il suo terzo album, Flying, dopo i successi di Emre (2010) e LeVent (2011) e dopo due anni di tournée in tutto il mondo.