Intervista ad Andrea Rivera

Andrea Rivera
Andrea Rivera, attore e cantautore, nasce a Roma nel 1971. Rivera è un artista legato ad un nuovo modo di comunicare basato sulle tecniche degli artisti di strada e del teatro canzone. Rivera nel 2004 ha ricevuto la menzione della giuria al Premio Gaber per talento e coraggio", nel 2006 il Premio Falcone e Borsellino, mentre nel 2007 ha ricevuto il Premio Italia Tv.

Andrea RiveraRoma, 9 Maggio 2014, IBS Store

<<La gente è infastidita dal mio casino.>>
<<Perchè?>>.
<<Stanno leggendo>>, risponde sorridendo Andrea Rivera.

E’ il 9 Maggio quando incontro Andrea Rivera, attore e cantautore, nella data in cui ricorre l’anniversario della morte del giornalista Peppino Impastato, nonché quello del ritrovamento del corpo senza vita di Aldo Moro. <<E viene ritrovato anche Rivera in libreria oggi, come terza notizia, che non è una strage, ma forse…>>, aggiunge Rivera.

Episodi e storie che comunque sia si legano un po’ al tuo tuo tipo di musica che vai diffondendo, non credi?
Si, certo. Sicuramente la mia musica non è d’intrattenimento, questo è sicuro. Anche se in questo disco –Verranno Giorni Migliori– ci sono dei brani come “Non ti voglio vedere mail più”, ma in fin dei conti anche questa canzone non è di intrattenimento.

Dunque si, è vero, lo ripeto: le mie canzoni non sono di intrattenimento, sono di intrattenimento cervicale, cervellotico.

Spero che questo disco faccia pensare anche me e non soltanto a coloro che lo ascoltano. Se mi metto a pensare ora, mi viene in mente che magari avrei potuto mettere questa cosa, di sicuro migliore di quell’altra.

In definitiva, si: questo disco fa pensare anche me.

Parliamo di Taranto. Sei appena tornato dalla manifestazione del concerto del Primo Maggio. Raccontaci come è andata.
E’ andata benissimo. Ormai il vero Primo Maggio, il “Concertone” per antonomasia, non ritengo più che sia quello che si svolge a Roma, ormai molto più somigliante al “Festivalbar”, ma il vero concerto del Primo Maggio è quello che si svolge a Taranto, organizzato da cittadini liberi e pensanti, per un evento nato per cercare di raccogliere fondi in favore dell’ospedale di Taranto, all’interno del quale vi è il reparto di oncologia, dove -purtroppo- ci sono bambini malati di tumore; ma vi sono anche donne, operai e cittadini semplici.

E’ una strage infinita. Mi sembra di essere veramente a Sarajevo durante la guerra in Bosnia.

A mio avviso, Taranto è una città bellissima, il mare è splendido, si mangia bene e le persone sono eccezionali: non merita di morire così. La città di Taranto, metaforicamente parlando, è come una bella donna che viene deturpata.

Non appena sono salito sul palco del concerto del Primo Maggio ho urlato alla città ed ai cittadini: <<Taranto, città fondata dagli Spartani e venduti a dei figli di Troia>>.
Questa frase magari la metteranno su una maglietta, un giorno.

Quando nasci e vivi in una città come Roma è impossibile non fermarsi a riflettere e ad ascoltare le voci che la popolano.
Dove Andrea si ferma ad ascoltarle e dove elabora i suoi pensieri?
Sai, forse non mi fermo mai ad ascoltarle poichè sono sempre di passaggio che catturo quello che sento mentre transito, piuttosto che fermarmi.

Quindi hai un retino per le farfalle?
Si, esatto. È bella questa immagine. Poi certamente si, mi fermo anche a parlare con il barbone sotto casa o con il ragazzo che gioca al videopoker, per cercare di capire perchè lo fa.

Queste sono le nuove “droghe” pesanti. Una volta c’era l’eroina, mentre adesso c’è il videopoker. E’ un’uccisione anche quella.

Ci sono persone che si ammazzano perchè perdono tutti i loro soldi, averi e persino l’indennizzo di disoccupazione al videopoker.

Ad ogni modo, mi fermo ad ascoltare tutti: cani, gatti, uccelli e piccioni. Non voglio dire però che scriverò anch’io sul “piccione” come Povia in una sua canzone, poichè a me raccontano storie un po’ più dense.

Poi Roma è Roma e l’ho dimostrato scrivendo e cantando lo scioglilingua sui quartieri della città, che ha avuto -e sta avendo- tanto successo e che molti condividono attraverso l’applicazione Whatsapp. Ormai non si usa neanche più YouTube.

Come nasce l’idea di questo disco? A mio avviso, nei tuoi spettacoli – concerti si ride molto, ma si riflette anche, una risata intelligente e contagiosa che può svegliare le menti.
Racconto storie e cerco di far riflettere le persone da quando suonavo per strada, ormai quasi vent’anni fa.

Beh, non è banale quello che racconti.
Si, però mi sono sempre accorto che più che svegliare le menti, quel che racconto deve svegliare i “movi-menti”.

Non basta più svegliare la mente, bisogna agire poi. Non canto le mie canzoni soltanto perchè aspetto che piacciano alle persone, per poi tornare a continuare a fare la vita un po’ stereotipata di sempre (tipo consuma, crepa e…) bisogna cambiare.

Iniziare magari dal cambiamento delle piccole situazioni che ci sono vicine, per arrivare a cambiare le grandi situazioni che riguardano tutti. Quindi spero che quello che faccio sul palco, come hanno fatto i grandi della musica e dello spettacolo, come Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Rino Gaetano e Herbert Pagani, possa servire a migliorare materialmente le situazioni in cui ci ritroviamo e non soltanto le menti, perchè non mi basta.

Chiaramente non voglio cambiare la mente di nessuno, ma voglio senz’altro far riflettere, questo si. E’ importante.

Ma perchè non agiscono secondo te?
La situazione attuale è paragonabile un po’ alle feste che, una volta finite, quasi tutti ritornano di nuovo alla vita normale, alla propria vita di tutti i giorni.

Gli spettacoli intelligenti, gli spettacoli di satira vera, sono un po’ così. Le persone ridono, riflettono e poi tornano a casa e continuano a fare la stessa vita di prima. Almeno per il 90% delle persone è così. Spero invece che quel restante 10% di persone riescano a svegliare l’altro 90%.

E’ una riflessione amara maturata in questi quindici anni di lavoro.

Mescolando ironia e satira, “svelando” verità scomode e pungenti grazie alla tua schiettezza e sensibilità, nel corso degli anni a qualcuno hai provocato anche qualche smorfia. Ma quanto è preziosa e al contempo pericolosa la verità?
Smorfie sulla pelle dei lifting che ho provocato, effettivamente si ce ne sono; ho rovinato qualche lifting, anche alla pseudo Sinistra –ormai come la definisce Rivera– perchè la Sinistra non c’è più da quando è morto, secondo me, Antonio Gramsci. Quando invece è morto Enrico Berlinguer è definitivamente scomparsa; se vi era ancora un barlume di Sinistra o dell’essere di Sinistra.

Che vuol dire oggi essere di Sinistra? Se lo chiedono –e se lo chiede anche Andrea Rivera– un po’ tutti coloro che sono rimasti di Sinistra nel loro ambito di amicizie, nell’ambito della famiglia, nell’ambito del comportamento sociale, al di fuori del lavoro.

A quale tuo testo sei più legato e quale può racchiudere l’essenza di Andrea?
Sicuramente “L’Antologia di Spoon Rivera” racchiude i miei pensieri sulle atrocità delle morti di Federico Aldrovandi, di Aldo Bianzino, Stefano Cucchi, Giuseppe Uva e molti altri che non conosciamo poichè poi mi sono reso conto che dovevo dare voce a queste morti e quindi, prendendo spunto dalla raccolta di poesie di Edgar Lee Masters, ovvero “Antologia di Spoon River”, ho ribattezzato il mio brano “Antologia di Spoon Rivera”; così come ha fatto in passato Fabrizio De Andrè nel suo disco “Non al denaro, non all’amore nè al cielo”. Ad ogni modo la mia canzone si ispira sia a Masters che al brano “La ballata del Michè”, riprendendone la melodia.

E’ importante ricordare, ma ricordare non basta poichè questo è il Paese che poi non solo dimentica, ma dimentica di ricordare. Quando infine si ricorda, dimentica il ricordo di agire. Qui l’agire è diventato soltanto andare a fare la spesa, stare in mezzo al traffico o partecipare alle manifestazioni.

Sono ormai quasi contrario alle manifestazioni. La manifestazione vera è quella che si combatte sul posto di lavoro, oppure si combatte per la strada, aiutando i più deboli: questa è la vera manifestazione.

Il resto sono soltanto réclame.

Umanamente parlando, qual è invece la persona a cui Andrea Rivera si ispira o dalla quale trae significativi insegnamenti?
Anzitutto i miei genitori. Ho avuto la fortuna di avere due genitori eccezionali che hanno compiuto notevoli sacrifici per farmi studiare.

Un’altra persona importante per me è sicuramente Roberto “Bobo” Rondelli (nel mondo dell’arte purtroppo gli amici veri sono davvero pochi) che mi ha donato non solo le sue chitarre ma anche tanta poesia, amicizia, lacrime, sudore e gioia.

Un’altra persona per me importante è Bruno Franceschelli, amico fraterno di Rino Gaetano, nonché mentore artistico, che continua ad essere il mio mentore, sopportandomi; ma anch’io continuo a sopportare lui. E’ una sopportazione reciproca.

Progetti futuri? Prossimi appuntamenti live?
L’imminente appuntamento live è l’11 Giugno presso il Teatro Alba Radians di Albano, in provincia di Roma.

Sono contento poi di prendere il posto del grande Antonio Rezza –Rivera lo reputa un grande attore e autore al pari di Carmelo Bene– poichè a mio avviso ne è l’erede, non tanto nella modulazione della voce, nel movimento corporeo o nella scrittura, ma bensì (con l’ausilio di Claudia Mastrella ai costumi) nella ricerca ossessiva nel denunciare i mali, ma al contempo anche i beni, della nostra società. Come spesso dico (altrimenti mi ruba la frase) –ride Andrea Rivera– <<i beni vanno denunciati come i mali, così almeno gli si fa pubblicità>>.

Ad ogni modo, da dicembre, sarò per tre settimane al Teatro Vascello di Roma, mentre ora –quando abbiamo registrato l’intervista– sono qui alla libreria IBS per la presentazione del mio disco “Verranno Giorni Migliori” ma -dice bisbigliando- penso che ce ne andremo a casuccia molto presto perchè le persone sono più interessate a guardare i libri che Andrea Rivera.

Questa cosa mi fa piacere. Bravi, guardate i libri, io ormai sono un libro aperto per voi, quelli invece sono chiusi. Per questo stanno guardando i libri chiusi, perchè poi tanto non se li comprano ma se li leggono solo, c’è la crisi! Vengono qui, leggono e se ne vanno, mica se li comprano.

Magari leggono le copertine – sorride Andrea Rivera.

Però anche tu hai scritto un libro.
Torna il momento serietà.

E’ vero, ho scritto un libro ma è fuori stampa, non si trova più.

Il mio libro si intitola “Me li suono e me la canto”; ci tengo molto a quel libro, edito tra l’altro dalla casa editrice Rizzoli. Spero che qualcuno lo ritrovi. Nel disco allegato vi sono contenute delle canzoni secondo me pazze, un po’ alla Skiantos -ricordando la recente scomparsa di Freak Antoni- ma l’ultimo mio pensiero va a Francesco Di Giacomo che ha detto la frase più bella prima di morire: “La libertà verrà con un vestito semplice”.

Ed io indosso sempre lo stesso vestito, quindi più libero di così.

Grazie a tutti, arrivederci.

www.andrearivera.it

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