“Io lo so chi siete”, dal Farnese al Tiziano

Continua il tour del necessario, emozionante documentario di Alessandro Colizzi e Silvia Cossu

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Intro: Vincenzo Agostino da oltre trent’ anni si batte con forza e determinazione nella richiesta di verità e giustizia sull’uccisione da parte della mafia del proprio figlio, Nino, poliziotto, e della nuora, Ida Castelluccio, incinta. Era il 5 agosto 1989, e i due coniugi si trovavano a Villagrazia di Carini, dai genitori di Nino. Il poliziotto fu colpito da vari proiettili mentre cercava di mettere in salvo la moglie. Lei fu freddata da un solo colpo mentre si avvicinava al marito ed urlava agli aggressori “Io so chi siete”.
Vincitore del premio del pubblico nella sezione documentari della 2a edizione del Mescalito Biopic Fest, lo lo so chi siete di Alessandro Colizzi e Silvia Cossu riporta sullo schermo uno spaccato oscuro eppure colmo di speranza della nostra storia: sono gli anni della lotta alla mafia e delle stragi, quelli di Falcone e Borsellino.

Questa sintetica, condivisibile nota accompagna Io lo so chi siete, esempio invero notevole di cinema di impegno civile cui hanno lavorato Alessandro Colizzi e Silvia Cossu, sin da quando è stato premiato come MIGLIOR FILM DOCUMENTARIO PER IL PUBBLICO alla seconda edizione del Mescalito Biopic Fest. Ecco il testo riferito al Premio del Pubblico: “Memorie di un dolorosissimo fatto di cronaca che è anche monito contro lo spazio concesso alle Mafie. Alla loro crudeltà. Il film si pone al servizio di un uomo pieno d’amore e di dignità, come Vincenzo Agostino, padre del giovane poliziotto che venne ucciso assieme alla moglie in una vile imboscata. Le testimonianze raccolte sono tutte molto toccanti. E anche se lo spirito di denuncia tende a prevalere sul resto, la regia di Alessandro Colizzi qualche momento in cui liberare lo sguardo se lo concede pure, come nella sequenza iniziale incentrata sulla commemorazione in riva al mare.
Il film, che racconta questa storia dolorosissima e al contempo così dignitosa, lo avevamo scoperto proprio grazie al festival organizzato in autunno presso il Cinema dei Piccoli, ma lo avevamo rivisto volentieri sul grande schermo, sempre a Roma, in una cornice davvero speciale: ovvero al Farnese, il 21 marzo, in occasione della Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Particolarmente emozionante è stato confrontarsi con quelle immagini assieme ai ragazzi di Libera, una realtà che da anni opera con serietà e passione, definendosi così nella propria pagina web: una rete di associazioni, cooperative sociali, movimenti e gruppi, scuole, sindacati, diocesi e parrocchie, gruppi scout, coinvolti in un impegno non solo “contro” le mafie, la corruzione, i fenomeni di criminalità e chi li alimenta, ma profondamente “per”: per la giustizia sociale, per la ricerca di verità, per la tutela dei diritti, per una politica trasparente, per una legalità democratica fondata sull’uguaglianza, per una memoria viva e condivisa, per una cittadinanza all’altezza dello spirito e delle speranze della Costituzione.
A loro l’introduzione dell’intenso pomeriggio cinematografico, avviato come si accennava prima dalle immagini toccanti e quasi solenni di quella commemorazione in riva al mare, momento da cui poi prende il via una ricognizione accurata e partecipe non soltanto delle circostanze che portarono al brutale, vigliacco omicidio del poliziotto Nino Agostino e di sua moglie Ida Castelluccio, ma anche dei tanti “misteri” che hanno accompagnato la difficile ricerca della verità. Tra insabbiamenti, omertà, depistaggi, al cui squallore i genitori di Nino, in particolare il titanico papà Vincenzo, non hanno mai ceduto.

Così si era espressa riguardo al documentario Michela Aloisi, sulle pagine di CineClandestino, aggiornandoci tra l’altro sui più recenti sviluppi della vicenda: “E se nel finale del film, una didascalia annuncia la decisione, nel luglio 2020, della procura generale di Palermo di rinviare a giudizio i presunti colpevoli e di avviare il processo, oggi possiamo finalmente scrivere che lo scorso anno, nel 2021, il delitto Agostino, impunito per 32 anni, ha trovato un principio di giustizia con la condanna all’ergastolo del boss mafioso Nino Madonia. Un giorno di gioia per Vincenzo Agostino che la moglie Augusta Schiera, morta il 28 febbraio del 2019, non ha potuto condividere e che riscatta solo in parte anni di ritardi, omissioni, depistaggi ed omertà.
Partendo dalla data così simbolica del 21 marzo tale documentario, sempre sostenuto dai ragazzi della Mescalito, la distribuzione cinematografica che lo aveva anche ospitato nei giorni del festival al Dei Piccoli, ha continuato a circolare in varie parti d’Italia. E ci fa piacere segnalare un’altra occasione di vederlo a Roma sul grande schermo, in programma a breve. L’appuntamento è infatti per martedì 10 maggio al Cinema Tiziano, in Via Guido Reni 2/e, alle ore 20.45.

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