Isabelle – L’ultima evocazione

Un horror classico dagli spunti interessanti

Isabelle – L’ultima evocazione
Regia: Robert Heydon
Con Adam Brody e Amanda Crew

Una ragazza indemoniata dai lampeggianti occhi rossi incombe sui protagonisti, Matt (Adam Brody, il Seth Cohen di The O.C.) e Larissa (Amanda Crew, nota per una parte secondaria in Silicon Valley), carina coppia di sposi in attesa del primo figlio che si trasferisce in una graziosa villetta in un quartiere residenziale La sua malefica persecuzione inizia quando il suo diabolico sguardo causa alla giovane donna un aborto spontaneo per eclampsia che la metterà in pericolo di vita; Larissa partorirà un figlio morto e si risveglierà dopo esser stata clinicamente morta per un minuto ed esser quindi letteralmente “tornata dall’aldilà”. Rientrata a casa, niente sarà più come prima.

Le premesse per un horror terrificante ci sono tutte; ma Isabelle, pur gradevole, risulta pur tuttavia poco incisivo ed a tratti prevedibile, scevro di colpi di scena ad effetto, eccezion fatta per l’improbabile finale. Un horror classico, la cui originalità risiede nell’aver cercato di dargli una impronta psicologica, analizzando la difficile elaborazione del lutto della giovane Larissa, che la renderà vulnerabile e facile preda del Male. Ed il ‘Male’ è proprio Isabelle, demoniaca figlia della vicina di casa dai lunghi capelli neri e in camicia da notte, che richiama alla memoria Samara e The Ring; paralizzata su una sedia a rotelle, osserva continuamente la fragile Larissa dalla sua finestra del piano di sopra. La giovane sposa, intanto, provata dal terribile lutto, si trova in bilico tra la follia e la depressione: sente piangere il suo bambino e lo vede nella culla, sprofondando sempre più nell’abisso sotto lo sguardo inerme di suo marito Matt. L’arrivo della sorella, che la porta da un esperto del paranormale, fornirà la chiave per comprendere cosa sta accadendo; ma la forza per superare l’influenza di Isabelle, Larissa dovrà trovarla dentro di lei. In un crescendo frettoloso, si arriva al gran finale tra i tre protagonisti, Isabelle e Larissa e Matt; sostenuta dall’innamorato marito, solo la volontà della giovane sposa di riemergere dal limbo della morte/non morte potrà liberarla dalla malefica possessione.

In Isabelle troviamo tutti i classici stereotipi dell’horror; la casa infestata dalla presenza continua della vicina demoniaca, il tentativo di possessione, il prete senza esorcismo, l’esperto del paranormale, le visioni dell’aldilà; quel che manca forse è proprio il vero brivido, la suspense, oltre all’approfondimento degli interessanti temi proposti: l’elaborazione del lutto da parte di entrambi i protagonisti, la storia di abusi di Isabelle, l’esperienza di premorte di Larissa, il rapporto con l’aldilà. Una storia nientaffatto scontata, che però viene lasciata in superficie, dando vita ad un film prettamente commerciale e destinato al grande pubblico che in questi stereotipi si trova a suo agio.

Michela Aloisi

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