di Alessandro Tozzi – foto Gianni Stefanucci
Siamo a Napoli nel 1923 e Margherita (Solidea Valente) conduce una vita agiata e divertente, e l’ultimo dei suoi pensieri è il matrimonio.
Il destino beffardo, però, le appioppa un fidanzato, Don Rosario (Joe Filippi), che lei non vuole assolutamente, e un marito, Mimì (Marco Gentili), che neanche conosce.
C’è senza’altro qualcosa che non quadra, un pasticcio burocratico da risolvere, ed è per questo che tutta la truppa si adopera durante tutta la commedia, fino al bizzarro epilogo.
Il fidanzato è “caldamente consigliato” dai suoi genitori: Donna Adalgisa, napoletana doc magistralmente interpretata da Eugenia Brandi, e Don Eugenio (Luigi Piccinni), il papà accomodante, che ci tengono perché Don Rosario è figlio dell’onorevole Carluccio (Alexandro Capogna come sempre a suo agio nel ruolo del personaggio tutto d’un pezzo) e dell’ex ballerina Donna Elvira (Sonia Cenci), di cui a Napoli sono più conosciute le gambe del volto.
Invece il marito, questo fantomatico Mimì, sontuoso nell’interpretazione di Marco Gentili, classico artista con molta autostima ma povero in canna, ben incarna le velleità artistiche soffocate talvolta dalla povertà, ma per sapere che ne pensa, Margherita deve prima conoscerlo.
Don Rosario è una frana, goffo, maldestro, impacciato, e per giunta geloso di questo marito di cui va fatta conoscenza. Una sorta di Jerry Lewis napoletano con la sfiga di Peppino De Filippo. Margherita non lo vuole proprio e non lo nasconde, dando vita ad un personaggio frizzante, deciso, determinato, ma forse dalle debolezze ben nascoste; quando parla lascia il segno.
C’è in tutto lo spettacolo una napoletanità mai eccessiva e mai sguaiata, merito delle interpretazioni anche vocali, di accento piuttosto riconoscibile ma mai volgare, neanche in Donna Adalgisa che pure è la più verace.
Merito anche di personaggi come la zia Clotilde (Annamaria Giannini), l’emigrata al nord e quindi dall’accento ibrido, ma ammirevole nel ruolo della zia con tutti i vizietti possibili… tranne quello del matrimonio; e dell’impiegato dello Stato Civile Bastiano (Giampaolo Gregoli), che non smette mai di autodichiararsi “integerrimo”; e anche di Luisella (Elisabetta Di Giambattista), sorella minore di Margherita, che soffre le troppe emozioni di una giornata piuttosto convulsa.
A condire il tutto, la tenerezza suscitata dal piccolo Lucariello (Angelo Bruno), scugnizzo di strada ma ugualmente educato e rispettoso, pur nelle sue battutine pungenti.
Un elogio a tutti per la puntualità dell’interpretazione e naturalmente a Solidea Valente per la creazione dell’ennesima opera che, sì, è vero, cita più di una volta i grandissimi del teatro napoletano, ma sempre con una sofisticazione propria molto ben riuscita in tutto, comprese le scenografie e i costumi.
E’ sembrato davvero di tornare indietro di un secolo, bravissimi tutti e per gli scellerati che lo avessero perso si replica nel mese di maggio. Non fate un’altra fesseria, stavolta venite!