KISS – WORLD 2017
Formazione: Paul Stanley – voce e chitarra; Gene Simmons – voce e basso; Tommy Thayer – voce e chitarra; Eric Singer – voce e batteria
Pala Alpitour, Torino, 15 maggio 2017
Unipol Arena, Casalecchio di Reno (BO), 16 maggio 2017
Terza calata in Italia per i KISS in 4 anni, e sempre con Monster del 2012 come ultimo disco: un lusso che può permettersi solo un gruppo con uno zoccolo duro incrollabile, e i KISS ce l’hanno da sempre.
Si presentano con un breve tour europeo, tutto il mese di maggio 2017, iniziando da Mosca il 1° e chiudendo a Londra il 31, al netto della cancellazione dello show di Manchester, previsto per il giorno 30, a causa dell’attentato di qualche giorno fa.
La sensazione, dopo aver visionato dal vero le due tappe italiane di Torino e Bologna, e vari spezzoni del resto del tour attraverso la rete, è quella della solita, fantastica esplosione di suoni, luci, colori e fuochi, oltre a quella dei quattro musicisti che sanno il fatto loro con i rispettivi strumenti e tengono perfettamente la scena, grazie anche ad un repertorio più che collaudato.
Però… stavolta c’è un però: la voce di Paul Stanley, in qualche frangente piuttosto in affanno.
In realtà, come spesso ho notato in questi ultimi anni, dopo le serate meno riuscite (leggi Torino) ne seguono sempre della altre di molto migliori (leggi Bologna), ma è innegabile che per chi, come me, ha avuto la fortuna e il privilegio di sentir cantare il Paul Stanley di qualche anno fa, la differenza si avverta tutta. La prova certificata è l’eliminazione dalla scaletta, dopo qualche concerto, di Love gun, pezzo storico e assolutamente irrinunciabile ma molto tirato nel suo cantato. Nulla da eccepire, invece, sulla tenuta del palco, con il carisma di sempre.
Ne esce uno spettacolo, seppur abbreviato di una decina di minuti rispetto al solito, comunque eccellente, per quanto macchiato di queste “ombre”, che a seconda della serata si fanno talora più minacciose, altre volte più sopportabili.
Stragrande maggioranza dei classici della band, con le sole Psycho circus e Say yeah appartenenti al dopo-reunion, ma anche interessanti ripescaggi come War machine e soprattutto Flaming youth, singolo estratto nientemeno che da Destroyer del 1976.
Gli elementi scenici che hanno reso i KISS celebri a livello mondiale ci sono tutti: la discesa dall’alto iniziale per Deuce, la chitarra infuocata di Tommy Thayer per Shock me ad introdurre il suo guitar solo, la batteria lievitante di Eric Singer, il numero da mangiafuoco di Gene Simmons a chiudere Firehouse, l’assolo sanguinante al basso dello stesso Simmons per God of thunder, compreso il volo in cima all’arena, il volo radente sulla platea di Paul Stanley per Black diamond, la nevicata finale di Rock & roll all nite, il tutto in un crescendo di botti e fiamme.
I bis prescelti sono I was made for loving you (unica loro hit ad aver attecchito in modo massiccio anche in Italia) e l’epica Detroit rock city, per uno show che come sempre lascia tutti inebriati, forte di un ineguagliabile impatto visivo, a prescindere da qualsiasi imperfezione tecnica.
Alessandro Tozzi