La profezia dell’armadillo

GENERE: Commedia
ANNO: 2018
REGIA: Emanuele Scaringi
SOGGETTO
: ZeroCalcare
SCENEGGIATURA
Michele “Zerocalcare” Rech, Oscar Glioti, Valerio Mastandrea, Johnny Palomba
CAST: Simone Liberati, Valerio Aprea, Pietro Castellitto, Laura Morante, Claudia Pandolfi, Kasia Smutniak, Diana Del Bufalo, Adriana Panatta, Vincent Candela.
PAESE: Italia
DURATA: 99 Min
DISTRIBUZIONE: Fandango

TRAMA: Zero è un ragazzo del quartiere di Rebibbia, Roma. E’ un giovane precario e in mancanza di un “posto fisso” si arrangia con i lavori più disparati. Ma lui è soprattutto un artista, un disegnatore. La sua vita ruota attorno le abitudini della periferia, assieme all’amico d’infanzia un po’ schizzato, Secco, e le visite alla madre. Ma Zero ha una sua coscienza critica: un armadillo con cui si avventura in irreali conversazioni. La sua vita si trascina senza meta, finché giunge la notizia della morte di Camille, compagna di scuola e suo primo amore. Lo “schiaffo” lo costringe uscire dal guscio dei dubbi e delle incertezze e a riprendere in mano la sua vita.

«Imboscati. Datti malato. Diventa il paladino dell’assenteismo. Odia l’azienda…». In questo dialogo tra l’armadillo (sotto il costume si nasconde la voce metallica ed efficacemente surreale di Valerio Aprea) e Zero (interpretato da Simone Liberati) c’è probabilmente la cifra anticonformista e politicamente scorretta di tutto il film. Un anti-eroe, meschino, menefreghista e indolente che rappresenta la coscienza, il vero “io interiore” del protagonista. Basta con l’iper-determinismo, basta con le buone maniere e le buone intenzioni. Non si può cambiare il mondo, perché un altro mondo non è possibile.

Adattamento cinematografico del fumetto omonimo di Michele Rech (alias ZeroCalcare), cult generazionale, “La profezia dell’armadillo” è un intenso colloquio tra il protagonista e la sua coscienza, che attraversa tutte le tappe che un “tardo adolescente” affronta: l’amore, l’amicizia, il lavoro. Passando per gli “scazzi” quotidiani, tipo gli aperitivi in centro e le feste in cui il divertimento è più un obbligo “situazionista” che un sentimento reale (“Quanti anni c’hai te?” – “27” – “E n’è mejo la fregna, no?”).
Si gioca tra i contrasti di chi affronta la vita con leggerezza e chi invece la prende di petto col suo carico di malinconia e di ricordi dolorosi. La vita vissuta nei diversi quartieri di Roma simboleggia quasi questo distacco.

Amico di avventure di Zero è “Secco” (un bravissimo, convincente e sorprendente Pietro Castellitto), allucinato ed eccentrico – quasi disadattato – ragazzo di borgata in cerca di un suo posto nel mondo. Il film regalo anche alcune chicche degne di nota, come la presenza di Adriano Panatta e, soprattutto, il cammeo di Vincent Candela, mitico terzino della Roma dello scudetto, nel ruolo del padre di Camille.

Il film ha un’ironia tagliente, vive di dialoghi sempre lucidi e divertenti, probabilmente è “cosa diversa” rispetto al fumetto originario ma mantiene comunque una sua credibilità. Comicità e malinconia vanno di pari passo, rappresentano la cifra stilistica del film e, seppure i fan del fumetto probabilmente storceranno il naso, rende dignitosa la trasposizione cinematografica dell’opera prima di ZeroCalcare.

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